17

19 1 0
                                    

"Amare non è altro che scegliere quello cui ti senti voler bene, non per bisogno, né per utilità alcuna."

-Cicerone

Sero guardò negli occhi Shoto e ridacchiò quando notò lo sguardo del più piccolo, dopo che fu entrato, del tutto, nel suo orifizio. Erano ancora in vasca, l'acqua tiepida, volevano stringersi ancora di più a loro, il più piccolo voleva essere riempito di carezze che il trentenne gli concedeva sempre durante i loro atti sessuali.

Se solo li avessero visti i loro amici.

Credevano che fossero due innamorati casti e invece, si può dire, che i ragazzi si concedano quasi due volte alla settimana queste tipo di coccole, a volte spinte ed altre volte più amorevoli, come in questo caso.

Sero sapeva quanto dolore aveva il suo ragazzo, era sempre stato semplice per lui capire le emozioni, soprattutto quelle di Shoto, sentiva che c'era qualcosa che non andava, già da un po', ma non voleva essere invadente, voleva andarci davvero piano.
Nonostante i cinque anni di tira e molla, ripeteva a se stesso che se il ragazzo non voleva parlargli, non era detto che lui doveva imporgli di aprire bocca, non era quello il modo giusto, a parer suo, e non si trattava di indifferenza, anzi, era talmente empatico che comprendeva che Shoto voleva stare da solo, senza nessuno che lo assillasse oppure che gli ricordasse cose del suo passato, abbastanza burrascoso, e di cui non intagliava mai un discorso.

Questo, il bicolore, lo capiva.

Era consapevole che il suo ragazzo ci tenesse in primis per la sua salute mentale, e non poteva volere di meglio dalla vita, che era stata così cattiva e menefreghista nei suoi confronti, il suo passato era imprigionato in una teca di vetro, così sottile che se avesse anche solo aperto bocca, tutto il suo duro lavoro di ricomporre insieme i pezzi, sarebbe stato invano, tutto perduto.
Alzò lo sguardo per guardare il volto del suo compagno mentre gli spostava i capelli dalla fronte, mentre la luce lieve delle lampadine poste sul ripiano del lavandino gli davano la possibilità di notare i lineamenti mascolini, ma che racchiusi in quel volto ognuno valorizzava meglio l'altro, come gli occhi e il naso erano l'uno l'opposto, i primi piccolissimi mentre il secondo possente, ma adatto ad un viso maschile, le labbra decisamente meravigliose, quella di sotto leggermente più carnosa della prima, ma bellissime.

Sero si godeva le carezze, ma decise di muoversi leggermente, provocando gemiti al venticinquenne che si strinse attorno alle sue spalle, ed iniziò a spingere sempre in fondo.
Come già detto in precedenza, i tre ragazzi avevano un atteggiamento in comune durante i loro atti sessuali, erano estremamente sensibili, fino al punto di piangere a singhiozzi.
Se per Denki e Izuku piangere era un atteggiamento fisiologico del nostro corpo, quindi non ci si doveva vergognare, per Shoto piangere significa debolezza, frutto di anni ed anni di violenza da parte del padre nei suoi confronti, quindi non solo si vergognava per tutta la situazione, ma si sentiva anche vulnerabile agli occhi del suo ragazzo.

Si poteva dire che il più piccolo piangeva più durante i loro rapporti che durante tutto l'anno, ma Sero amava davvero tanto quella sua fragilità, lo faceva sentire in dovere di difenderlo da tutto e tutti, anche da se stesso se ne avesse avuto la necessità, ma sperava che quel momento non accadesse mai, non voleva perderlo ancora.
«Piccolo sei così bello» gli sussurrò all'orecchio il moro, mentre l'altro gli era ancora stretto al collo «Se-ho» sussurrò signhiozzando mentre sentiva montare dentro di lui il più grande. Sembrava che ogni volta crescesse dentro di lui e non riusciva a contenere i gemiti, ma se ne vergognava davvero tanto, non voleva sembrare sporco, ed inizialmente non riusciva mai a pronunciare qualche tipo di gemito, solo quando era estremamente brillo, come d'altronde tutti.

«Dimmi piccolo» continuava a inserire il grande membro all'interno del suo orifizio, e non voleva assolutamente che l'altro si fermasse con i movimenti circolari «Oddio» sussurrò all'orecchio quando venne pervaso dal brivido più atteso di tutta l'esibizione, era finalmente arrivato alla sua prostata.
Shoto, volontariamente, aveva dato il via ad uno sfrenato movimento di bacino, ed iniziò a piangere sulla spalla del suo compagno, mentre gemeva e riprendeva fiato. Ormai lui era già venuto un paio di volte, mentre si poteva dire che Sero avesse una certa stabilità, forse dovuta all'esperienza, ma non era il tipo che arrivava all'apice subito, anzi non si saziava mai.

𝒊𝒓𝒊𝒔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora