EPILOGO (+ Ringraziamenti)

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Oggi ho lavorato così tanto da aver avuto il tempo di finire l'epilogo, ormai vado alla velocità della luce. Enjoy^^




EPILOGO

L'Aia, 25 settembre 2018

Quando parecchi anni addietro era morta la prozia di Gouda, la zia Adèle aveva tirato fuori lenzuola candide e fresche di bucato per coprire la grande specchiera nel salotto dove giaceva il feretro. "L'anima del defunto rischia di rimanere intrappolata dalla sua stessa immagine riflessa e di non potersi liberare", aveva detto.

È uno dei pochi ricordi vividi che Levi ha della sua infanzia. È lucido e saturo di suoni e colori, se prende un respiro profondo gli pare di poter addirittura percepire l'odore d'incenso e crisantemi della camera ardente; forse, è proprio a causa di quel ricordo che ha chiesto a Kuchel di coprire tutti gli specchi di casa sua. Perché si sente morto dentro e si domanda insistentemente se sarebbe stato migliore andarsene sedato dal coma farmacologico quando ha rischiato la setticemia, dopo le mille complicanze dei primi innesti di pelle. Perché anche lui rischia di rimanere intrappolato dalla sua immagine senza avere via d'uscita, ancorato a un corpo che non gli appartiene più.

Aveva ceduto una volta sola alla superficie lucida e gelida dello specchio, subito dopo i primi trattamenti. Gli era bastato a non voler mai più guardare quel volto mangiato d'acido e cicatrici e con la cavità oculare sinistra vuota.

"Fa parte della riabilitazione, Levi. Sono passati mesi, dovresti riconsiderare l'idea di guardarti allo specchio. Piano piano, senza fretta."

E non importa quanto la dottoressa De Vries gli ripeta che è un passaggio fondamentale, che è necessario fare pace con la sua immagine e che la protesi oculare sia perfetta, la riproduzione dell'iride talmente realistica da sembrare un occhio vero; il rifiuto nauseante che prova verso sé stesso glielo impedisce. Sono fermi sullo stesso punto da quando l'ospedale gli ha affiancato la terapeuta ancor prima delle dimissioni, subito dopo essere stato dichiarato ufficialmente fuori pericolo di vita. Quattro mesi, circa.

"Forse dopo la chirurgia ricostruttiva. Forse..."

Per quanto gli venga ripetuto che il suo viso sia tanto migliorato, ogni pensiero di potersi accettare svanisce quando sente sulla pelle gli sguardi di Kuchel e Mikasa. Di Petra.

Non hanno mai smesso di scrutarlo con un che di troppo lucido incastrato fra le pupille e i pensieri, hanno lo stesso sguardo nostalgico ed estraneo di quando si guarda un luogo che una volta era familiare ma che il tempo ha reso irriconoscibile.

E Levi non può biasimarle, perché è stato immensamente difficile anche per loro. Sono coperti da fitta nebbia di semi-incoscienza per lui l'arrivo dell'ambulanza e la corsa al pronto soccorso, ricorda a stento la sensazione di acqua gelida sul volto. Solo dopo avrebbe saputo che Eren stava eseguendo alla lettera le istruzioni del centralinista del 112 per limitare i danni e che Mikasa nella colluttazione aveva rotto il naso a Erwin con un calcio e si era assicurata che il biondo non facesse ulteriori mosse avventate.

Al pronto soccorso erano state medicate anche le mani di sua cugina e del castano. La mano destra della corvina presenta ancora una lunga cicatrice da ustione sul dorso, ampia e appena rossastra.

Non si ricorda dell'arrivo di Petra né di come la rossa avesse saputo che fosse in ospedale; Non si ricorda della schiena di sua madre scossa dai singhiozzi, di troppe lacrime amare versate.

"È colpa mia", gli aveva ripetuto più volte Kuchel; le prime parole che aveva sentito da sua madre dopo l'incidente erano state le peggiori maledizioni contro sé stessa, aveva pianto col volto fra le mani e aveva ripetuto a Levi quanto fosse stata una stupida a non vedere, a spingerlo sempre di più fra le grinfie del carnefice.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 10, 2023 ⏰

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