The In-Between

713 49 108
                                    


Mercoledì 28 marzo 2018

I polmoni non hanno mai smesso di bruciargli da quella sera. Ardono come la pelle dove Erwin l'ha toccato con forza, gli violano l'anima come gli insulti rochi e degradanti che gli ha colato nelle orecchie. Non è riuscito a scorticarsi lo sporco di dosso in nessun modo, ha passato giorni interi a sentirsi appiccicoso e viscido e lasciare che quello stesso lerciume gli bloccasse la gola come muco denso per fargli respirare l'aria mefitica della sua stessa esistenza.

Non è nemmeno riuscito a nascondere gli occhi sempre arrossati e gonfi e gli attacchi di panico sempre più scalpitanti a Kuchel, perché quando il panico lo coglie in quel modo disarmante non riesce a starsene chiuso fra le mura di quella camera che sembrano soffocarlo, ma lo smaltisce in un bagno caldo. L'acqua gli rinnova ogni volta la muta promessa di poter lavare e diluire quelle sensazioni, di portarsele via giù lungo il tubo si scarico.

Ringrazia di potersi concedere quei momenti, perché Erwin è talmente impegnato nella corsa frenetica di andarsene da L'Aia in quei giorni che lo videochiama per un massimo di tre volte, continuando a dargli della cagna obbediente ogni sera che torna a casa; la maggior parte dell'ansia la placa da solo con una dose massiccia d'ansiolitico a pompargli nel sangue al ritmo tachicardico ed estenuante del suo cuore, e fa maledettamente male.

Forse però fa ancora più male quando sua madre si accorge che ha passato ore dentro la vasca e lo aspetta in camera sua con una tazza di caffè americano e qualche dolcetto che Levi evita sempre, perché le calorie lo fanno sentire ancora più disgustoso. Lo abbraccia, se lo stringe al petto, gli mormora fra i capelli che andrà tutto bene e di dirle se c'è qualcosa che non va e allora lui vorrebbe solo mettersi a gridare, piangere e abbracciarla fino a sciogliersi fra le sue braccia calde e diventare un tutt'uno col suo profumo rassicurante di mamma, di pasticcini appena sfornati e colonia dolce alle rose.

Si irrigidisce ogni volta che le mani di Kuchel gli sfiorano i fianchi lividi, dita piccole e sottili che diventano fantasmi di tocchi rudi e prepotenti, fastidiosi, disturbanti; quando succede vorrebbe solo guardarla negli occhi e chiedergli piangendo perché, come fa. Un paio di volte ha provato addirittura l'impulso di raccontarle quanto le mani di Erwin addosso gli abbiano annodato lo stomaco di terrore e nausea, di confessarle quanto in quel momento si sia sentito usato e trattato alla stregua di un oggetto di piacere senza sentimenti, di quanto abbia sentito la dignità calpestata ad ogni gemito roco del biondo e la voglia di scappare, di iniettarsi anestetico direttamente nell'anima per non sentire più nulla se non un blando formicolio.

Non l'ha mai fatto. Non ha mai parlato in quei giorni, quel tumulto interno di emozioni a tenergli le labbra saldamente cucite a doppio filo e l'irriconoscenza nei confronti del marito a morsicchiargli la mente notte e giorno. Erwin non voleva fargli niente di male, si ripete. Voleva solo sentirlo vicino, scusarsi per lo schiaffo facendo l'amore lui e farlo sentire amato, desiderato, importante; probabilmente era solo colpa dei residui di rabbia che portava incollati addosso se lo aveva toccato in un certo modo, se era stato così rude da lasciarlo con la bassa schiena dolente per almeno un giorno intero, se non si era assolutamente curato del suo piacere, se aveva ignorato i suoi "no"e le sue proteste. Erwin voleva solo farsi perdonare, ma lui si sente così sporco che vorrebbe sparire; sente l'eco della pelle del sedile che scricchiola sulla sua ad ogni istante, ad ogni respiro. Sente il rumore delle sue lacrime che vi creano disegni scoordinati e salati sopra e la rendono umida.

Vorrebbe sparire e gli viene da ridere per quanto è goloso e avido di attenzioni in quei momenti trascorsi fra le braccia di sua madre, quelli in cui lei gli incatena gli occhi intristiti ai suoi e gli fa chiedere se si sia sentita allo stesso modo quando è stata toccata contro il suo volere, se la notte si svegli preda di sudori freddi e col sapore amaro della bile in bocca. E quanto, quanto lo giudicherebbe se Levi gli dicesse di sentirsi così per aver fatto l'amore col marito, l'uomo della sua vita che gli rimane accanto nonostante tutto e con cui sta costruendo la prospettiva di un solido futuro? È convinto che quella di Erwin non sia una violenza, poco importi che l'abbia fatto sentire alla stregua di un insignificante granello di polvere. Sa solo che lui non è capace di apprezzare l'amore del biondo e che in quel momento non voleva essere toccato perché troppo scosso da quello schiaffo che, nonostante non gli abbia lasciato segni visibili in volto, brucia ancora.

Pitch Black - Ereri/RirenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora