FOUR

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Louis non è d'accordo con il fatto che Harry non voglia parlare con lui, quindi cambia approccio. Sì, ha praticamente lasciato trapelare che voleva sistemare le cose con lui solo per riprendere il loro accordo da dove l'avevano lasciato; sì, Harry era stato comunque abbastanza maturo da non urlare e parlargli tranquillamente; sì, quella era una pessima idea, perché far arrabbiare Harry così tanto da costringerlo a parlare con Louis è da ragazzini, oltre che una missione suicida, ma è già troppo divertente per far finta di non volerlo fare. Allora, lo fa.

Ci aveva messo un po', a convincere i suoi amici a dargli una mano. ''Perché devi fare una cosa del genere?'' aveva domandato Liam, stancamente. Louis l'aveva fissato:

''Perché è Harry Styles e ho voglia di saltargli sulle palle.''

''Louis.''

''Pensavo fosse abbastanza per, tipo, qualsiasi cosa.''

La verità è che Louis sa che se Harry sarà abbastanza furioso con lui, lo cercherà per farglielo sapere. Ottimo modo per averlo faccia a faccia e dirgli cosa pensa, e anche precisare che no, non si è umiliato nel chiamarlo solo perché voleva riprendere ad andare a letto con lui, ma sul momento non aveva saputo dirlo a voce alta, quindi ecco il risultato. Se per avere quella conversazione Harry doveva anche dare libero sfogo ai suoi istinti violenti verso Louis, be', sono delle conseguenze della sua azione massima. Niente che non possa risolvere.

Harry ha più classi di lui, lo sa molto bene. Stranamente, quel ragazzo riesce ad essere a tutte quelle lezioni, a studiare, a lavorare per il giornale, avere (apparentemente) una vita sociale e, fino a una ventina di giorni fa, intrattenere sani e regolari rapporti con Louis. Deve essere una specie di mutante o cose del genere, tipo Alien. E' così che è uscito da sua madre.

Ora, Louis  non rischierebbe mai di mandare a puttane la sua carriera universitaria solo per fare un fottuto scherzo ad Harry Styles. Na-ah. Ci sono cose più importanti di lui (tipo, tutto). Ma, i professori sanno benissimo che a volte gli studenti si fanno scherzi tra di loro, e se scegli quello giusto non ci sono ripercussioni di nessun tipo. Tutti ridono, si perdono cinque minuti di lezione, lavata di capo fuori al corridoio ed è finito tutto. Liscio come l'olio.

Quindi, sceglie la classe del professor Norton. Harry, come sempre, è nelle prime file: sembra un eroe tragico, con i capelli attorno alle orecchie e la fronte, l'espressione seria, il blocco note sulle gambe accavallate e la matita esitante, pronta a scrivere sulle righe davanti a lui. Chissà perché usa sempre la matita. Louis glielo chiederebbe, se non fosse impegnato. Prende un respiro profondo e spinge gentilmente Oli per entrare in classe, mentre lui rimane invisibile sulla soglia.

Il professore sta parlando di qualche approfondimento della commedia latina, quando Oli alza un braccio e lo interrompe: la classe piomba nel silenzio. ''Professore, la prego, mi scusi. Harry'' chiama con tono austero, raggiungendolo velocemente, salendo un paio di scale. Harry, appunto, rimane a fissarlo immobile, la matita serrata contro il foglio ''Mi dispiace fare questa scenata qui e adesso, ma non puoi semplicemente andartene, non dopo tutto quello che abbiamo avuto insieme. Sei sgattaiolato via e io non mi ero nemmeno alzato dal letto, insomma, che comportamento è?''

''Credo che dobbiate discuterne dopo'', avanza Norton, rimanendo tranquillo contro la scrivania, in piedi ad osservare. Louis si sta premendo una mano sulla bocca (come fa Oli a non scoppiare a ridere?) mentre Harry prova a dire, sinceramente confuso:

''Mi- Mi dispiace, ma non so chi tu sia, forse-''

Ma Oli è nella sua grande performance, adesso, e Dio aiuti chi proverà a fermarlo. ''Harry. Ti prego, non possiamo discuterne dopo- Io ti amo, diamine, quante volte te lo devo dire? Parlami, per l'amor di Dio!''

Don't Look At Me Like That ||L.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora