Capitolo 2- L'anno dei due innamorati

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All’alba del giorno seguente, Mia si risvegliò. Si guardò un pò intorno prima di ricordarsi che era a palazzo. Scese dal letto e prese il casco con cui riusciva a comunicare. Il casco le era stato tolto la sera prima ed era stato appoggiato sul comodino. Arrivò al portone d’ingresso, lo aprì ed uscì. Subito due guardie le sbarrarono la strada.

—Signorina il tour della città sarà dopo la colazione, la preghiamo di tornare dentro.—

La presero di peso e la riportarono dentro. 

Nel momento in cui entrarono, re e regina erano appena scesi per andare a fare colazione nel salone.

La portarono di peso fin dentro la stanza e la fecero sedere. Poco dopo arrivò la colazione: marmellata di anemoni, biscotti di alghe, coralli dolci e torta di alloro.

—Torta di alloro? Quello terrestre?—

—Sì, quello terrestre— rispose Damian.

Mia finì la colazione e tornò in camera.

Uscì per fare il tour della città con due guardie ai suoi fianchi e la regina di fronte a lei. Passeggiando si incontravano magie di tutti i tipi: bambini che si facevano fluttuare a vicenda, borse che si chiudevano allo schioccare delle dita, animali che sparivano creati da mani di abili maghi.

Mia passò da tutti a sapere come riuscivano a fare quelle cose. Ogni tanto le guardie, grazie ad un incantesimo, la riportavano indietro e proseguivano.

—Ma non mi potete riportare in superficie con la magia?—

—No, è troppo rischioso. Abbiamo già provato con gli altri terrestri che sono arrivati qui, ma...sai...la cosa non è andata a buon fine...—

—Ah—

Proseguirono.

Passarono davanti al punto da cui Mia era arrivata il giorno precedente.

Si fermarono.

—Quale forza mi ha risucchiato per portarmi sin qui?—

— Magia oscura, sappiamo solo questo.— rispose una guardia

—E...perchè?—

—Perché cosa?—

—Perchè mi ha risucchiato?—

—Perché quella forza è stata messa lì più di quattromila anni fa con lo scopo di risucchiare un essere umano preciso...tutta una storia d'amore tra un umano ed uno di noi.—

La guardia indicò una targa su cui era stata incisa una storia, la storia dei due innamorati.

Anno 3060 d.a.

—D.A.?—

—Dopo Atlantide, dopo che Atlantide sprofondò negli abissi marini—

— Ahhh—

L'anno dei due innamorati.

Si narra che il giovane Eraclito, cittadino di Atlantide, salì in superficie per osservare il mondo terrestre e vide e si innamorò di una ragazza terrestre: Alexandra.

I due continuarono a vedersi segretamente per molto tempo.

Quando la cosa venne resa pubblica si creò questo passaggio magico, che doveva risucchiare la ragazza per portarla nel nostro mondo.

I due si sposarono ed ebbero figli.

Poi lei, un giorno, decise che non poteva più vivere in questo mondo e decise di lasciare tutto.

Eraclito furioso, maledì questo passaggio, facendo in modo che chiunque ci si avvicinasse, venisse risucchiato e portato qui.

—Oddio,  ma...è terribile...—

—Già e noi non sappiamo come risolvere questa cosa—

Proseguirono

Andarono al laboratorio di ricerca, dove c'erano delle signore terrestri che stavano testando un modo per tornare in superficie.

Mia osservò con interesse gli scienziati che appuntavano su taccuini di alghe i risultati dei test.

Chiese a uno di loro come stavano andando le ricerche. I risultati erano promettenti, ma non troppo.

Uscirono dal laboratorio e si avviarono per la vecchia Atlantide, quella con i templi e le grandi piazze andati distrutti dall'impatto con il fondale. Mia trovò interessanti per un primo momento tutti quei monumenti e le loro storie, poi iniziò ad annoiarsi.  Scongiurò le guardie e la regina  di tornare al castello. Acconsentirono e si teletrasportarono con un piccolo incantesimo che faceva solo solletico. 

Arrivati al palazzo le guardie diedero a Mia un piccolo braccialetto azzurro che le legarono al polso destro.

Lei salì le scale, si tolse il casco e si mise sotto le coperte del suo letto. Meno di un minuto e si addormentò.

Il giorno seguente era l'alba. Si tirò su seduta: aveva i capelli ingarbugliati, come se avesse appena toccato la corrente. Gli occhi ancora addormentati.

Da sotto provenivano le voci dei fratellini che si preparavano per il mare, la voce della madre, che li rimproverava perché erano troppo agitati, e il rumore dell'auto che era appena stata parcheggiata dal padre.

Mia, ancora a letto, spalancò gli occhi di colpo, si guardò intorno per cercare le mura in cristallo del palazzo di Atlantide: sparite.
<<Era tutto un sogno>> pensò, prima di vedere il braccialettino azzurro legato al polso destro. Sorrise.

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