17 - A Fine Line

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In qualche modo ci eravamo staccati l'uno dall'altro in quel silenzio pesante e rimanevamo immobili insieme.

Il suo respiro era superficiale, piccole folate d'aria mi sfioravano la fronte e emanavano un dolce profumo di cannella sul mio viso. Conoscevo quel profumo fin troppo bene: era esattamente il piccante che avevo identificato pochi istanti prima che le sue labbra premessero contro le mie la sera prima. Era quella dolcezza che avevo assaporato mentre la sua bocca si muoveva con insistenza contro la mia, mentre le sue lunghe dita afferravano disperatamente le mie braccia e si aggrovigliavano tra i miei capelli, cosa che aveva ridicolizzato in più di un'occasione. Potevo anche sentirne l'odore, con il suo petto così vicino al mio naso mentre tenevo gli occhi fissi sul morbido materiale della sua maglietta. Quel muschio piacevole che ero arrivata a riconoscere, intrecciato con la delicatezza del fumo di sigaretta stantio.

Fu il primo a muoversi, il suo petto non era più attaccato al mio, scivolò silenziosamente fuori dalla mia vista, i suoi passi leggeri echeggiavano contro le pareti e il suo respiro si faceva distante. Rimasi lì immobile, i miei occhi erano concentrati su qualsiasi cosa, tutto tranne che lui, non potevo guardarlo. Non riuscivo nemmeno a capire cosa diavolo stesse succedendo tra noi due e la paura implacabile che provavo era innegabile.

Dopo un lungo istante sentii il rumore del materasso che scricchiolava alle mie orecchie e lo sentii chiamarmi dall'altra parte della stanza.

"Vieni qui."

Alzai lo sguardo timidamente, lasciando lentamente che i miei occhi viaggiassero dal morbido tappeto sotto i miei piedi fino alla pesante struttura di quercia del suo enorme letto. Era sdraiato lì, disteso in modo stranamente casuale, con le gambe distese davanti a lui con le caviglie incrociate e la schiena leggermente sostenuta da una serie di cuscini dietro di lui. Fissò in attesa prima di alzare leggermente un braccio, accarezzando il vuoto accanto a lui con il palmo della mano. Deglutii a fatica, guardando la posizione libera al suo fianco e il fatto che mi stesse invitando - la sottoscritta - nel suo letto era quasi troppo da gestire e mi travolse rapidamente.

Nonostante la mia mente mi urlasse non farlo, non farlo, i miei piedi avevano altri piani e iniziarono lentamente a fare timidi passi verso il letto, avvicinandomi a lui. Non gli obbedii, però e scelsi invece di sedermi lentamente e con rigidità sul bordo del letto, dall'altra parte, lontano da lui.

Lo sentii sospirare dietro di me mentre le mie dita armeggiavano goffamente sul mio grembo.

"Anna."

Deglutii a fatica, fissandomi le mani, incapace di pensare, muovermi, respirare o fare altro che aspettare. Quando sentii sfuggirgli un'altra pesante espirazione, questa volta di frustrazione, girai la testa solo leggermente, senza mai entrare in contatto diretto con i suoi occhi.

"Cosa?" Risposi tranquillamente da sopra la mia spalla.

Un lungo silenzio.

Inala.

Espira.

"Vieni a sdraiarti con me" rispose infine con un mormorio basso, quasi impercettibile.

Il mio labbro inferiore si incastrò tra i denti e lo masticai leggermente, nervosamente. Sospirai molto piano sottovoce e poi scossi la testa, allontanandomi di nuovo completamente da lui. Non riuscivo a comprendere cosa stesse accadendo. Andare nel suo letto, sdraiarsi sul suo letto - con lui. Con Tom.

Il mondo stava per finire.

"Sto bene" dissi dolcemente. Ma non stavo - no, no, non stavo neanche lontanamente bene ed ero certa che sarei scivolata a terra con un tonfo sgraziato per un arresto cardiaco improvviso. Nonostante il panico, il disagio e la schiacciante confusione, annuii tra me e me. "Sto... sto bene."

25 Days With Mr. Arrogant - Tom Kaulitz (ITA) by RiverWildDove le storie prendono vita. Scoprilo ora