L'ultimo giorno

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Cassie POV

L'ultimo giorno.

Ormai c'eravamo.

Era stata un' estate piena di momenti che si sarebbero andati ad aggiungere alla mia libreria mentale di situazioni che non mi scorderò mai.

Posti che non scorderò mai.

Amici che non scorderò mai.

Ne erano successe tante, così tante che non credevo fossero successe tutte nella stessa estate, eppure era così.

Dalla caccia alla bandiera, al riconoscimento di Percy Jackson, dall' affidamento dell' impresa a tutti i problemi che avevamo avuto dopo, tra la mia relazione con Nate e la reazione di quest'ultima da parte dei miei amici.

Tra Giada e Olivia che si trattavano sempre più freddamente per poi riavvicinarsi, tra gli altri e i bassi di Luca e Ashley, tra Antonio e la sua crescita personale, aiutato dalla nostra adorata infermiera di cuori e di ossa rotte.

Poi Axel ed Eric, che erano sempre rimasti al mio fianco senza battere ciglio, alla gioia di Olivia quando ha potuto riabbracciare Annabeth, alle lacrime versate da Giada ma nascoste sotto alla durezza di Ares per il fatto che non avrebbe più rivisto Olivia e Sol fino all' estate dopo.

All adorabile affetto che Sol ed Eric avevano costruito, fatto di dispetti e insulti, e non c'è nulla di più carino.

Non ero pronta a salutare tutte queste emozioni, neanche se le avrei riviste l'estate dopo.

Il Campo Mezzosangue era la cosa migliore che mi fosse mai capitata.

Nonostante avessi sofferto, tornassi indietro rifarei le stesse identiche cose da capo.

Non mi pento di nulla.

Come dice spesso Axel, amare significa lasciare andare.

Se amo il Campo devo essere pronta a lasciarmi alle spalle tutte quelle emozioni meravigliose, chiuderle nel cassetto di betulla in camera mia insieme alla maglietta del Campo e allo specchietto, per poi essere pronta a ritirarle fuori un po' vecchie e senza quella forza travolgente, in modo da lucidarle e riaccendere il fuoco che c'è in ognuna di loro con un altra, magnifica estate.

Mi scese una lacrima di commozione, che asciugai velocemente con la mano, per tornare ad occuparmi della mia valigia.

Io ed Eric non saremmo rimasti al campo per l'inverno, così avevamo tempo fino a mezzogiorno prima di diventare cibo per Arpie assetate di sangue semidivino.

Ficcai dentro le magliette e la biancheria, la spada me la tenei nel fodero perché non si sa mai.

Mio padre e mia madre ci sarebbero venuti a prendere a momenti.

Nora sa dov'è il campo, è una semidea figlia di Dionisio, infatti ha dei bellissimi occhi viola e da piccola non capivo come facessi io ad averli verdi se i miei genitori li avevano azzurri e viola.

Stavo per mettere dentro anche lo specchietto ma non ci riuscii.

Non riuscivo ancora ad ammettere che un altra estate era giunta al termine.

La luce solare che filtrava dalle finestre aperte della cabina di Afrodite si rifletteva sul retro dorato dello specchietto.

Lo aprii, sprigionando quella nebbiolina rosa che tanto piaceva alla mia madre divina.

Io la trovavo carina e profumata, ma troppo profumata.

A volte era stomachevole.

In realtà sapevo già cosa avrei visto, ma guardai lo stesso.

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