Non mi impietosiva, la ragazza timida e formale che avevo conosciuto quella mattina non sarebbe mai andata a rovistare nella mia stanza in mia assenza . La sensazione che qualcosa mi stesse passando sotto gli occhi era incolmabile . Quella notte nessuna risposta mi aveva soddisfatto, lei era sembrata terrorizzata e non aveva proferito parola .
L'avevo mandata via spazientita e guardata attraversare il giardino di corsa rifugiandosi nella depandance insieme agli altri domestici .
Quella mattina mi sentivo rigenerata , elettrizzata e inarrestabile.
Sembrava parlassi del nulla ma invece ogni emozione era vera e provare qualcosa di diverso dalla routine mi aveva persino risvegliato dalla mia apatia .
La vidi correre in cucina quando mi sentì scendere in salotto , ma se pensava di nascondersi allora non era a conoscenza della gabbia in cui si era cacciata .
Fu lei a venire da me , con mio immenso stupore, con una tazza di tè verde, probabilmente rassegnata .
"Odio il tè verde" la scacciai acida e insofferente a quel suo sorriso tanto abile a mentire. Tutta la mia euforia era scemata nell'aria come il calore che usciva dalla tazza .
A dirla tutta avrei davvero preferito che tentasse di nascondersi , l'avrei aiutata ed evitata volentieri , perché la mattina ero fin troppo sensibile e il riaffiorare dei ricordi della notte precedente mi avevano infastidita.
"Credevo-" tentò di scusarsi lei . Tempo perso .
"Credevi male" la interruppi lanciandole lo stesso sguardo critico di un giudice in tribunale .
"Credevi che solo perché si trovava nella mia cucina fosse di mio gradimento?" alzai il tono con un passo pensate mentre il suo sguardo tremava e mi pentivo di averle permesso di avere tutta quella confidenza la mattina precedente.
Credeva di conoscere ogni cosa , di aver capito chi eravamo e si era permessa di sognare . Era una cuoca , poco più di una domestica e poco meno di un inserviente per me .
"Io..." balbettò poggiando la tazza su tavolo con le mani ustionate dalla porcellana. Si morse la lingua come se morisse dalla voglia di rivelarmi qualcosa che non ero certa di voler ascoltare. Sarà che ero diventata paranoica da quando l'uomo incappucciato mi aveva quasi seccato dentro la piscina , ma non riuscivo a fidarmi neanche della mia ombra perché ero convita che qualcuno lo avesse aiutato ad entrare , avevo pensato a Marsha , a mia madre , a chiunque e quella ragazza aveva un pessimo tempismo.
Forse deliravo .
Forse mi stavo mettendo troppi nei panni di mio padre .
Forse cercavo disperante qualcosa che non andasse per assicurarmi che fosse tutto reale e non stessi fantasticando .
Di sicuro la mia ritrovata sensibilità mi aveva disorientato , ero diventata imprevedibile anche per me stessa , incapace di controllarmi .
"Sputa il rospo , cosa ci facevi in camera mia" la intimai con tutta la voglia di colmare velocemente quel silenzio insopportabile.
La strattonai in cucina e chiusi la porta , eravamo sole ora e lei si decise a parlare .
"Ophelia" confessò quando la mollai.
"Ho sentito che parlava con Nevada , parlavano di un rapimento e di come tu ne fossi complice ." Scosse la testa notando il modo in cui il mio volto si indemoniava più di quanto fosse possibile .
Non . Volevo . La . Sua . Pietà .
Eppure la percepivo prepotentemente .
"Diceva che avresti dovuto essere tu quella torturata e non Olimpia" .
Hazel non doveva saperlo , mi sentì pugnalata al cuore , sprofondata nell'imbarazzo .
Ostinatamente mi preoccupavo che agli occhi degli altri la famiglia fosse perfetta , che io e le mie sorelle fossimo amorevoli l'un l'altra , ma eravamo un covo di serpenti e giocavamo alla roulette russa con il nostro stesso veleno , all'ultimo morso .
Quelle parole mi scorrevano davanti agli occhi, rimbombandomi nella mente e mi sentì tradita come non avevo mai provato.
Ophelia era una solitaria e non parlavamo molto ma...
nessun ma , non trovai nessuna giustificazione . Mi poggiai alla penisola abbattuta.
La notai cercare il mio sguardo quasi preoccupata ma quando la guardai non vidi altro che il vuoto che mi rifletteva insieme a tutta la solitudine che continuavo a rinnegare .
Eravamo sempre state noi Carlyle contro il mondo.
Le Carries , almeno per me , forse mi aggrappavo troppo ad un ricordo che non ci apparteneva più .
Un tempo eravamo state unite , unite come chiunque avrebbe invidiato .
Eravamo più che amiche , più di sorelle , eravamo tante cose , ma soprattuto lo eravamo e non lo saremmo state più .
I bambini si amano , i bambini fanno amicizia anche con gli sconosciuti , spargono gioia , i bambini sono tutti uguali , poi crescono e diventano veramente ciò che sono.
Noi , eravamo cresciute .
Mi feriva , inghiottì quella cumulo di spine che mi si era bloccato in gola .
Desiderava che soffrissi o addirittura morissi, perché me lo meritavo .
Inutile raccontarsi balle , la scomparsa di Olimpia aveva rotto qualcosa , una frattura che aveva portato a galla ogni malessere nascosto per mantenere l'equilibrio .
Si può davvero definire equilibrio , un caos mascherato da stabilità costretta ?
Nascondere l'odio verso di me per non farmi soffrire potevo davvero definirlo amore ?
No , categoricamente no , era vigliaccheria .
Non ero pronta a queste rivelazioni , non me lo aspettavo , dovevo farci i conti , da sola mentre mi leccavo le ferite come un animale randagio .
"Chi mi dice che non stai mentendo". La accusai avvilita più di quanto odiassi ammettere . Una parte di me l'aveva pensata esattamente come lei. Giorno e notte avevo sperato che tornasse , avevo pensato che se fossi riuscita a trovarla in tempo magari non sarebbe successo .
Invece ero scappata , mi ero chiusa in camera terrorizzata e me l'ero fatta sfuggire da sotto le mani.
Non riuscivo ad ignorare quel veleno che mi cresceva dentro , l'accusa di complicità mi imbestialiva più di tutto il resto.
"Non puoi , appena mi hanno vista in cucina si sono zittite e sono salite al piano superiore." Continuò lei con brutale sincerità.
Non mi sarei fidata , non avrei mai messo in discussione la credibilità di mia sorella per la supposizione infondata di una sconosciuta . Ecco perché nonostante me ne fossi andata riservandole un occhiataccia , sentì il bisogno di assicurarmi che mentisse , giusto per essere più tranquilla .
Non so se fosse più il bisogno di smentire la cuoca o quello di essere rassicurata da mia sorella , ma camminavo per casa irrequieta finché non comparve al confine del mio campo visivo e allora le mie gambe si mossero da sole.
In giardino, sotto l'ombra di un albero , era intenta a leggere un libro , lo stesso libro che le strappai dalle mani e annegai in piscina insieme a quell'ultimo frammento di anima che mi era stato strappato via crudelmente .
"Ivy!" gridò guardandomi con la stessa espressione disgustata a cui feci caso in quel momento per la prima volta . Ophelia era palesemente infastidita dalla mia presenza, riluttante , ogni volta che ero in una stanza cambiava direzione e a tavola neanche mi guardava.
È proprio vero che a volte quando ami una persona sei cieco . Io le amavo le mie sorelle , tutte loro , non avrei saputo descrivere il sentimento con aggettivo migliore .
Io mi sarei gettata nelle fiamme per loro , sempre e senza esitazione , solo che in quel momento comincia a pensare che forse era meglio assicurarsi che loro facessero lo stesso con me . Ero finita per mettere in discussione mia sorella , dannavo me stessa per questo .
Si mise seduta guardando il libro che si era poggiato sul fondale . Il timore glie lo leggevo negli occhi e mi bastò per capire che Hazel aveva ragione e che Ophelia era preoccupata .
"Smettila di guardarmi con disgusto" ringhiai sconfitta frenando ogni suo impulso di andarsene : questa volta non sarebbe scappata .
" Io non- ". Era allibita e confusa ma le sue guance arrossate parlavano di vergogna. Vergogna di essere stata beccata .
"Non sono stata io a rapirla" La precedetti spudoratamente schietta . mi giustificai anche se non ne avevo motivo e neanche bisogno . continuai anche quando lei si bloccò con i nervi a fior di pelle .
"Potevi salvarla" parlò con la voce spezzata in un lampo di coraggio senza neanche perdere tempo a divagare , sapevamo entrambe di cosa stessi parlando .
Ero su tutte le furie e ormai capitava spesso che non riuscissi a controllarmi . Non potevo continuare a raccontarmi bugie , non era la mattina a rendermi sensibile , ma qualsiasi cosa . Avrei senza dubbio dato la mia parola su Ophelia , avrei giurato sulla mia vita e se lo avessi fatto ora mi sarebbe stata strappata dalle ossa . Questi erano gli scherzi della vita .
Che ingenua .
Era esattamente la persona moralista che Hazel mi aveva presentato . Avevamo tutti sofferto e tutti avevamo cercato qualcuno da incolpare e lei aveva scelto me . Vigliacca ingrata .
" Stavo annegando " alzai la voce infastidita e mi accorsi di star gridando. Proprio lì, a qualche metro, c'era il luogo che sarebbe potuto diventare la mia bara. Ancora faticavo a girarci intorno o entrarci .
Quando tentò di alzarsi per concludere la conversazione con sufficienza , la agguantai e la spinsi indietro: barcollò tanto che fu costretta a sedersi sul lettino per non cadere a terra mentre si stringeva il braccio arrossato. I suoi occhi si colmarono di lacrime ma ribattè al fuoco con il fuoco accecandomi di rabbia.
" Ma non sei morta , ti ha lasciata andare ".
Erano queste le sue prove della mia complicità ? E avrei dovuto ringraziare lui per questo? Lui intendeva uccidermi nel modo più doloroso e lento possibile lasciandomi li a dissanguarmi come un animale . Di certo non lo ringraziavo per avermi reso una massa vuota e informe ma in quel momento non riuscì nemmeno ad odiarlo . Se nei momenti difficili scopri davvero chi sta dalla tua parte allora lo aveva appena scoperto . Non mi aveva ucciso però senza neanche essere presente mi stava facendo terra bruciata intorno . In realtà comincia a pensare potesse essere il mio miglior amico , mi aveva aperto gli occhi.
Nemico o meno senza di lui non lo avrei mai scoperto. Non era colpa sua se Ophelia mi odiava, non era per il rapimento , si trattava di lei e della sua moralità che faceva a pugni con me da tutta la vita.
Reazione a catena , effetto farfalla , karma o destino, si poteva chiamare in tanti modi ma io la chiamavo condanna .
Si stava compiendo inesorabile e se prima o poi tutti siamo destinati ad una sanzione , la mia resa dei conti era arrivata ed aveva il volto nero come la morte .
Volevo urlarle contro e liberarmi di quel malessere che mi stava divorando dall'interno. Un malessere che non mi dava pace dall'incoronazione . Quel tardo pomeriggio mi aveva distrutto silenziosamente come un veleno. Una dose di arsenico mi aveva privato delle capacità neurologiche che lentamente perdevano la loro lucidità.
Mi aveva tolto il respiro come fossi ancora sott'acqua ,in un eterna apnea , un'infinita agonia che andava ben oltre quella fisica , qualcosa di cui era impossibile parlare , intangibile e senza cura. C'era stato un momento in cui avevo chiuso gli occhi ed ero stata certa di morire, non si può descrivere quello che provi , quello che vedi , dei posti assurdi dove torna la tua mente in quel momento .
Non avevo mai creduto al se non provi non puoi capire , ma tra le cose che quell'esperienza mi aveva donato c'era la consapevolezza che ogni tanto le cazzate che sentivo in giro erano vere . Avevo tentato , nuotato , gridato in vano , era stato solo grazie alle maniche del vestito che mi ero sfilata, che ero riuscita a fuggire da quella tempesta . Si erano bloccate nella bocchetta del riciclo e io in un meccanismo istintivo di sopravvivenza ero riuscita a riportarmi a terra .
Si dice che chi sfiori la morte ne rinasca da persona diversa . Che trovi dio , la sua vocazione , che ridimensioni le sue priorità o capisca l'importanza della vita . Io non ricordavo cosa avessi immaginato in quel momento , avevo solo la sensazione di quella paura imponente quanto il volume d'acqua che mi schiacciava. Ed ero cambiata , lo ero così tanto che se ne erano accorti anche gli altri . Cosi tanto da non meritare più di essere amata .
Una parte di me era morta davvero perché mi sentivo svuotata di qualcosa che non ricordavo , cancellata persino nella mente.
Sbuffai sconvolta mentre Fate sopraggiungeva udendo le grida. Ero troppo furiosa , sentivo il corpo vibrare. Si mise alle mia spalle e mi cinse le spalle con le braccia, accarezzandomi la testa. Mi strinse al suo corpo tanto che i miei pensieri presero il ritmo del suo cuore : un abbraccio così amorevole che lo sentì ustionarmi la pelle. Sentivo il suo fiato caldo sulla spalla . Una presenza che mi consigliava , il mio angelo bianco ma io mi sentivo un buco nero e temevo di poterla abbattere persino con il suo scudo di giustizia .
"È una bambina" mi sussurrò la mia coscienza cercando di farmi ragionare .
Fanculo, avevo perso ogni briciolo di ragione , era in grado di capire ,ad undici anni, quando era il caso di tenere la bocca chiusa . Quello di cui lei aveva parlato non avrebbe neanche mai dovuto pensarlo e invece me lo aveva sputato in faccia come fosse la mia croce. Mi scansai perché non ero in me e stavo perdendo anche l'ultima frammento di autocontrollo che mi era rimasto e temetti davvero di poterle fare del male come lei credeva .
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Poison - double game
Teen FictionI Cinque non erano solo una società segreta di criminali , erano prima di tutto un fatto di dinastia. Un'intricata , contorta, pericolosa ragnatela e New York era la loro sede . Un covo di ragni micidiali di cui i Carlyle facevano parte, ma non solo...