𝐏𝐫𝐨𝐥𝐨𝐠𝐨

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𝐍𝐨𝐧 𝐩𝐮𝐨𝐢 𝐦𝐚𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐞𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐬𝐢 𝐜𝐞𝐥𝐢 𝐝𝐢𝐞𝐭𝐫𝐨 𝐮𝐧'𝐚𝐦𝐢𝐜𝐢𝐳𝐢𝐚 𝐬𝐞𝐩𝐚𝐫𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐚 𝐮𝐧𝐨 𝐬𝐜𝐡𝐞𝐫𝐦𝐨.



𝐔n'altro giorno passato a leggere articoli di cronaca, a registrare dettagli di indagini e molte altre cose che a Hanna stavano pesanti da digerire o quantomeno per la sua impellente necessità di agire sul campo, la rendevano particolarmente inquieta.

Per lei, quella stanza, la scrivania e la stessa sedia che occupava erano al pari di una tortura eppure era costretta a restare lì, con il misero compito di riordinare pile di fascicoli che mai nessun altro suo collega avrebbe più preso in mano.

Tutto tempo sprecato: la sua vita, i suoi sacrifici e gli studi ridotti a sistemare faldoni di scartoffie destinate all'oblio dell'archivio.

Si abbandonò sulla sedia con palpabile frustrazione e, passandosi entrambe le mani in viso, emise un forte respiro.

Passò, dapprima, delicatamente le mani per poi giungere a sfregarsi i polpastrelli sull'epidermide delle gote. Tale era il vigore che quando smise, non solo si era arruffata i capelli color caramello, ma l'intero volto era al pari di un campo di papaveri.

Non se ne curò affatto, pur consapevole delle sue condizioni, suggerite soprattutto dal pizzicore familiare che avvertiva sulle gote. «Che palle, Dio benedetto!» esclamò spezzando il silenzio del suo mini studio in cui era rilegata.

Lasciò ricadere entrambe le braccia mollemente ai lati del suo corpo e reclinò il capo all'indietro tanto da sentire la pressione dello schienale alla base della nuca.

Il ronzio basso e fastidioso del ventilatore ad elica, appeso al soffitto, la infastidì quel poco per farle venire il desiderio di buttare tutto all'aria e valutare la possibilità di trovare un nuovo posto di lavoro.
Tuttavia, sapeva bene cosa comportava riprendere tutto da capo e la ricerca faticosa la faceva desistere.

La Force Investigation di Barley era decisamente il luogo dove ogni aspirante detective desiderava esserci, ma naturalmente i compiti più prestigiosi non li davano certo alle figure emergenti spuntati dal nulla.

«Style!»

La voce di un suo collega irruppe nella monotonia della sua stanza, tanto dal spaventarla. «Si?» esclamò drizzando la schiena.

«Tieni.» le disse questo gettandole sulla scrivania un fascicolo «Oggi è il tuo giorno fortunato: il tuo primo caso aspetta di essere svelato.»

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