𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟐

21 10 23
                                    

La signora Ginevra De Santis era una pensionata italiana che si era trasferita in quella palazzina per cambiare paesaggio, così affermava sempre lei, perché su quel ramo di Como si era stufata di starci.

«Come ha conosciuto Margaret Shallet, signora De Santis?»

«Per puro caso, mi ha aiutata a portare dei sacchi pesanti di spesa fino al pianerottolo di casa e, inizialmente, ho creduto che volesse derubarmi, ma sa... di questi tempi non è una novità dubitare del prossimo. Invece si è rivelata un angelo ed è nata un'amicizia.»

«Come mai questa mattina ha suonato al campanello della signora Shallet?»

«Stavo rientrando dal mercato, mi alzo molto presto per prendere il pesce fresco, e ho notato che un corriere stava suonando insistentemente ad un indirizzo: era quello di Margaret così mi sono interessata della cosa.»

«Un corriere...?»

L'anziana donna annuì. «Si. Aveva bisogno di una firma per l'avvenuta consegna e così ho firmato io facendomi passare per la zia.» Erano nel suo salotto e la De Santis le stava offrendo del té accompagnato da un vassoio di biscotti artigianali. «Quando mi sono recata alla sua porta ed ho insistito a suonare al suo campanello, mi sono insospettita. Sapevo che non era uscita quella sera, non usciva da diversi giorni nemmeno per fare la spesa, ma non mi rispondeva, così ho pensato di chiamare la polizia. Ero già preoccupata da tempo... ed ho chiamato il primo numero che ho creduto meglio.»

«Anche lei ha notato dei cambiamenti in Margaret negli ultimi mesi?»

«Si, ma non ha mai voluto spiegarmi il motivo. Diceva sempre perché era stressata dal lavoro, ma sentivo che c'era di più. Tuttavia lei non mi dava la possibilità di fare confidenze ulteriori... dopotutto, si eravamo amiche, ma sempre come vicine di condominio, non confidenti.»

«Che genere di cambiamenti?»

«Si trascurava molto negli ultimi tempi, molto confusa e a volte penso fosse spaventata... ma non era tipo da esternare le sue preoccupazioni.»

«Non le ha mai detto qualcosa della sua vita, un dettaglio della sua provenienza...?»

«Solitamente no. Preferiva parlarmi del tempo, delle mie piante, la sua passione per l'arte. Mai nel particolare, anche perché era spesso impegnata a fare tante altre cose.»

Hanna annuì soprapensiero «Ha il pacchetto del corriere?»

«Oh certo! Glielo porto subito.»

Il flash di Hanna terminò con il ricordo del soggiorno della signora De Santis, pareti dai toni color cipria, mobili shabby chic e tante piante. Si era stupita persino che all'interno non ci fosse stato un gatto. Il viso della signora le ricordava tanto una gattara, non poteva definire perché, ma le sembrava una donna con una vaga linea particolare, un po' misteriosa e riflessiva come i gatti e come immaginava lo fossero anche le gattare.

La detective Style aveva potuto veder con chiarezza solo il soggiorno di quell'appartamento ed intravisto qualche altra stanza dalle porte socchiuse: molta luce è una sensazione di aria fresca e giovanile.

Aveva osservato quel pacchetto che la signora De Santis le aveva consegnato perfettamente intonsa: era un pacchetto regalo e come tale, non c'era scritto l'indirizzo del mittente.

Era una collanina a catenella fine, di un metallo semplice, di quelli acquistabili nei siti online a poco costo. Il ciondolo era un girasole che si apriva a metà per rivelare una piccola medaglietta con incise delle scritte: you are my sunshine.

Uno spasimante? In tutta quella faccenda, di Margaret sapeva solo che fosse incredibilmente chiusa. Nessuno sapeva minimamente chi fosse nel privato.

Trovare i suoi genitori era stata molto dura, soprattutto perché i potenti mezzi del suo ufficio non collaboravano nella ricerca.

Stava riflettendo su vari aspetti del caso e sui dubbi che esso le faceva sorgere quando una Citroën non l'accecò con i fari e sbandò per un istante. «A cazzo!»

Quel pomeriggio era un'autunno prossimo all'inverno e il sole si faceva rarefatto con velocità impressionante.

Che ore saranno state quelle? Le cinque? Forse.
La Mercedez di Style procedeva su una strada extraurbana e il traffico si faceva sempre più scarsa fino ad essere totalmente assente.

Imboccò una stradina secondaria e l'orizzonte, illuminato dai fanali della vettura, si mostrò vasta e desolata, fatta di cambi spogli ed erbacce ai margini della strada.

Dalle sue ricerche, grazie ai documenti della donna era risalita ai genitori, ma trovare il modo per contattarli era stata la parte più complicata.

Sarebbe stato tutto decisamente migliore con un cellulare, ma stranamente Shallet non ne possedeva uno e il che era molto sospetto: poteva una persona affetta da depressione pensare di disfarsi del proprio telefono? Lo dubitava, eppure nel suo appartamento non c'era.

Tra sé si chiese se non fosse stata costretta a compiere un simile gesto: qualcuno le aveva fatto un regalo, che non fece a tempo a giungere a destinazione. Ma chi era questo qualcuno? Doveva valutare la possibilità di una relazione e dunque di un potenziale testimone.

Avrebbe risolto anche quel mistero, ma prima doveva incontrare i genitori di Margaret.

𝐋'𝐀𝐌𝐈𝐂𝐀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora