𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟑

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«Detective Style. Buona sera.»

La signora Shallet fu quella che l'accolse nella propria residenza. Un'alloggio situato in un duplex di cui la parte adiacente era abitata da una coppia di canadesi che ci tornavano due volte all'anno.

«Prego, si accomodi.»

Una parte di Hanna si rammaricava per quella madre che aveva avuto la disgrazia di ricevere la notizia, perché ovviamente Margaret non aveva nessuno all'infuori dell'anziana De Santis che potesse insospettirsi di una sua assenza prolungata e dunque dare l'allarme.

Tuttavia Margaret aveva preferito restare il più isolata possibile, tanto da impedire a quell'unica amica veramente stretta di poter avvisare i genitori del tragico evento.

«Mi dispiace ancora molto, signora.» disse con tono mesto la detective. «Mi dispiace dover venire qui per parlare della situazione, ma capite bene che è d'obbligo capire i motivi che l'hanno indotta ad un gesto tale e che non ci sia un complice o peggio... un carnefice.»

La signora Shallet assunse un'espressione a mezzo tra il contrito e il frustrato «Non vedo mia figlia da diverso tempo e per giunta non la sento da tanto... non saprei dire molto. Ero all'oscuro della sua condizione mentale... non saprei minimamente come essere utile.»

«Suo marito non è in casa?» domandò Style. «In due potreste affrontarla meglio...»

La donna scosse con veemenza il capo e gli occhi scuri si sgranarono «No, no... padre e figlia non sono mai andati d'accordo e George non ha mai condiviso le scelte di vita di Margaret. Per lui, non ha mai avuto figli.»

«Ah... mi dispiace.» ripeté Hanna, non sapendo se fossero le parole giuste da dire in quella circostanza. «Cosa mi può dire di Margaret?»

«Una ragazza molto schiva, un po' diffidente e sulle sue. C'è chi la definiva timida e chi invece la vedeva semplicemente immersa nel suo mondo.»

«Ha mai dato sintomi di depressione o cose del genere?»

«Purtroppo non me ne sono mai accorta. Faccio l'infermiera del cambio notturno e di giorno mi riposo e quando lei tornava ero ancora a letto... poi andavo a lavorare. Non abbiamo mai avuto tempo per sederci a tavola assieme o semplicemente fermarci un momento nella stessa stanza.»

«Da quanto tempo Margaret si è trasferita?»

«Un paio d'anni... finita la specializzazione in editoria ci ha comunicato che se ne sarebbe andata e così ha fatto.»

«Lei pensa che potrebbe mai spingersi ad un atto simile?»

«Sapevo che fosse una ragazza introversa e taciturna, ma non capirei il motivo di un gesto simile...»

«Sapete se Margaret possiede due numeri di cellulare?»

«No... noi ne conosciamo a malapena uno. Perché?»

«Nel suo appartamento non c'era traccia del suo telefono e anche una volta ritrovato il suo numero si é rivelato staccato.» Hanna si trovò a guardare gli occhi scuri della donna difronte, notando la somiglianza con la foto di Margaret, riconosceva la fronte ampia e chiara, le sopracciglia brune e l'espressione semplice e innocua. «Sa se aveva frequentazioni, amici o relazioni sentimentali?»

«Al tempo del liceo aveva amici di classe dove andava a studiare spesso. In quanto relazioni non le saprei dire... con mio marito non si toccava il discorso.»

«Quale scuola ha frequentato?»

«La Saint Rose.»

Quando Hanna era a un passo dall'uscio di casa, la signora Shallet le sfiorò appena la giacca che indossava. Sembrava implorare silenziosamente giustizia «Non ho vissuto abbastanza mia figlia, ma sono certa che non avrebbe mai agito in quel modo se qualcuno non l'ha spinta a farlo.»

You are my sunshine

Percorrendo la strada del ritorno, il silenzio era diventato troppo da sopportare, tanto che Hanna preferì avviare la solita playlist per dare un sottofondo ai suoi pensieri.

Infin dei conti, quel caso non sembrava tanto intuitivo come appariva, Margaret non si era semplicemente lasciata morire con le vene tagliate nella vasca da bagno del suo appartamento. C'era dell'altro che le sfuggiva e come supponeva dal principio, non era un fattore prettamente psicologico... c'era indubbiamente qualcuno che l'ha portata a farlo.

You are my sunshine

Si fermò ad un autogrill incontrato per strada. Aveva percorso tutti i campi arati e spogli dal raccolto estivo e data l'ora anche il traffico si era intensificato. Prima di imboccare la strada principale e data la mancanza di voglia nel preparare una cena preferì prendersi qualcosa di pronto e scaldarselo al microonde o addirittura mangiarlo direttamente in macchina.

Diversamente da altri, non aveva atteso la mattina del giorno seguente per fare visita ai coniugi Shallet e la moglie era stata così scaltra da scegliere il momento giusto affinché il marito non fosse presente.

"George non ha mai accettato fino infondo la nascita di sua figlia. Questo perché si è dovuto scegliere tra lei e suo fratello al momento del cesareo. E ho scelto lei...avrei preferito morire per salvare entrambi."

Pensava a queste parole Hanna mentre attendeva la consegna del suo ordine. C'era un leggero  brusio di fondo, l'ambiente un po' anonimo di una trattoria per camionisti e l'odore degli ordini in preparazione.

C'erano dei tavolini e delle panche per chi voleva consumare sul posto, vetrate più o meno puliti per vedere la strada e il parcheggio ed una fredda luce bianca garantita dai neon appesi al soffitto.

Forse era per le piastrelle che collegavano pavimento, fino a metà parete a rendere l'ambiente più la sala d'attesa di un ambulatorio che una trattoria.

Quando salì in macchina, notò che il display del cellulare si illuminava per una notifica: una chiamata persa da Marilena.

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