14. Don't need no light

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Ibuki lo abbracciò da dietro, gli cinse lo stomaco con le mani e Shindou posò la testa sulla sua spalla, sospirando.
Aveva ancora i capelli umidi, e anche se adesso avevano smesso di gocciolare freneticamente, stavano formando una chiazza imprecisa sulla maglietta di Ibuki.

"Mi hai fatto prendere un colpo." gli disse quasi sottovoce.

"Mhn."

"Dico davvero. Se non fosse stato per la chiave dentro la pianta finta- no, non voglio pensarci."

Shindou si voltò verso il suo ragazzo e lo abbracciò di rimando. "Come hai fatto a-"

"Kirino-kun stava impazzendo perché credeva stessi male di nuovo e non lo avessi detto a nessuno, come al solito. Stavo venendo a controllare, ma mi hanno preceduto. Hanno chiuso per sbaglio il cancello, Kariya non sapeva aprirlo dall'interno."

Non era difficile intuire la scena. Ranmaru preoccupato a morte, Kariya trascinato lì giusto per supporto morale, e Ibuki che arrivava poco più tardi. Probabilmente non aveva sentito suonare alla porta. Non avrebbe potuto nemmeno volendo, stordito com'era.

"È passato, non devi crucciarti troppo." Ibuki gli carezzò un braccio affettuosamente.

"Sono stato negligente, terribilmente negligente."

"È capitato, Takuto."

Shindou sussultò.

"Sei vivo, questo è l'importante."

Una mano gentile gli carezzò il mento e poi la guancia, prima di scivolare sul collo e sulla nuca. Aveva gli occhi lucidi, sarebbe mancato poco e avrebbe pianto. Si scambiarono un bacio tenero, dolcissimo, di quelli che colmano i silenzi ad occhi chiusi. Ibuki asciugò una lacrima fuggiasca sul volto dell'altro con il pollice, poi lo strinse a sé.

"Andrà tutto bene."

Kariya spinse Kirino dal bordo dell'aiuola su cui camminava.

"Sei un pezzettino di merda, lo sai?"

Risero di gusto entrambi. Lo stato d'ansia che aleggiava quando erano andati via da casa Shindou stava gradualmente sparendo. Ora si rincorrevano come due idioti innamorati sul marciapiede, cercando di arrivare a casa tutti interi.

Hiroto non era a casa, lo stesso valeva per Ryuji. Gli straordinari li tenevano inchiodati in ufficio come ogni rispettabile fine settimana. La signora e il signor Kirino invece erano rientrati da un pezzo. Masaki toccò il portone di casa propria con una mano respirando pesantemente.

"È tua!"

Ranmaru era fottutamente esausto. Casa sua distava poco da quella di Shindou, ma quella di Kariya era tutto un'altro discorso. Sentiva che suoi polmonin si stessero sgretolando poco a poco, eppure sorrideva come un citrullo.

Masaki non era in condizioni migliori, se ve lo state chiedendo. Il cuore gli era completamente esploso, e lui continuava a ridere. Aprì la porta con una fatica sovrumana, quasi come se avesse dovuto spostarla lui stesso di peso, e si lasciò cadere sul pavimento.

"Maki-chaaaan~ sporcherai il pavimento ai tuoi adorati genitori."

"Chiamami di nuovo così e ti strappo via i capezzoli."

Ranmaru si gettò su di lui dopo aver chiuso la porta, provocandogli un gemito sonoro.

"La mia milza-"

"Shhh. Soffri in silenzio."

Il pizzicotto nell'interno coscia ricevuto da Masaki, fu probabilmente giustificato.

Mezz'ora dopo, erano seduti alla penisola della cucina, nel vano tentativo di fare due sandwich atossici. Avevano trovato della mostarda sepolta in un ripiano nel frigo e l'avevano messa sul tavolo. Cercavano di capire se metterla dentro i due strati di pane o no. Il punto, era che la loro merenda purtroppo, non sembrava troppo appetitosa, anche senza. 

"Se gli dai un morso per primo, giuro che lo finisco tutto anche se non è buono."

"Semmai facciamo il contario, Maki-chan."

Guardarono il panino come se avesse dovuto prendere vita da un momento all'altro. 

"E se... prendessimo da asporto?" suggerì Masaki con lo sguardo basso sul piatto e l'espressione disgustata.

"KFC o sushi?" 

"Pensavo pizza da quel ristorante italiano che ha aperto tre mesi fa."

"Come conosci quel luogo? Non sei arrivato da poco?"

Kariya arrossì violentemente mentre balbettava qualcosa.

"Non sto capendo." Ranmaru sollevò un sopracciglio.

"ME LO SONO FATTO CONSIGLIARE, VA BENE?!" 

Il silenzio precedette una sonora risata da parte di Ranmaru. 

"Oddio, sei tremendamente adorabile!"

Masaki avrebbe voluto sprofondare. Se prima era rosso in volto, adesso era diventato letteralmente viola. Stava per alzarsi e scappare via, quando si ritrovò addosso il suo ragazzo ridente.

"Questa cosa è fottutamente dolce, lo sai?"

"Dimenticatene."

"Mai."

Ranmaru gli baciò la fronte, scostandogli delicatamente la frangia lunga di capelli acquamarina. "Molto romantico..."

"Se smetti di ricordarmelo, magari..."

Ridacchiarono, poi presero a baciarsi lentamente. Il rumore delle labbra umide stava riempiendo l'intera cucina, ma nonostante tutto non sembrava stonare con nulla. Le mani di Masaki presero a scorrere sotto la maglietta di Ranmaru, lungo la sua schiena bollente e liscia. Un mugolio di approvazione lasciò sua la bocca sottile, le braccia si avvinghiarono attorno al collo magro di Masaki, che sorrise prima di staccarsi per riprendere fiato. 

Si guardarono. Dannazione, le labbra gonfie da bacio dovrebbero essere illegali! Ranmaru sentì qualcosa premere contro le sue cosce, e bastò poco per capire cosa fosse. L'avevano già fatto una volta, era vero, ma se non gli fosse più piaciuto? Non aveva tutta quell'esperienza dopotutto. Venne preso in braccio di peso da Masaki, un gridolino decisamente troppo poco virile sfuggì alle sue labbra.

"Riesco sentirti pensare."

Ranmaru non disse nulla, semplicemente appoggiò la fronte a quella del suo ragazzo, espirando pesantemente.

"Se non ti va, non dobbiamo fare nulla, eh."

"Non è quello che mi preoccupa!" 

"Sono qui, puoi dirmi tutto quello che ti preoccupa."

"E se non ti piacesse farlo con me?"

Masaki gli scoppiò a ridere in faccia. 

"Ranmaru, è letteralmente la seconda volta che lo faccio. Non ho avuto alcun partner, per di più la volta scorsa, stavo per venire appena l'ho messo dentro."

Si guardarono. La sovreccitazione di Masaki non era un problema, anche se avrebbe potuto essere imbarazzante. 

"Promettimi che mi dirai quando ti frullerà una cazzata simile in testa la prossima volta. Promettimelo, Kirino Ranmaru."

Ranmaru annuì chiudendo gli occhi e poggiando la testa sul petto di Masaki. 

"Ti voglio tanto bene, Fata Turchina."

"Solo, Barbie?" 

"Shh, sai che cosa intendo."

Ripresero a baciarsi. Cercavano le loro labbra disperatamente, come se avessero fame insaziabile e solo quello potesse soddisfarli. Fu Masaki ad alzarsi per primo da dov'era seduto, sempre mantenendo il contatto. Gli infilò una mano tra i capelli, accarezzandogli la nuca, e prendendo una generosa ciocca di capelli tra le dita. 

"Andiamo... andiamo di sopra?" chiese Ranmaru ansimando tra un bacio e l'altro.

Masaki annuì, lo prese per mano e lo guidò in camera propria. C'era molto più ordine rispetto all'ultima volta in cui si erano visti. La trapunta era stata cambiata con una di colore azzurro, le lenzuola erano sempre bianche di cotone, ma avevano dei ricami particolari, non nascondevano l'ottima fattura. I cuscini, ordinatamente sparpagliati lungo il letto, erano perfettamente abbinati e messi in ordine per tonalità di colore. Era quasi come se lo stesse aspettando.
Protese le braccia verso di lui, gli carezzò il collo e sedette sul materasso morbido.

"Sono pronto."


Fallen onto your net || Kariya Masaki x Kirino Ranmaru||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora