Appena Jeanne aveva visto cosa aveva combinato Ranmaru le era venuto un'infarto. I sacchetti della spesa avevano toccato con poca grazia il pavimento, mentre un gridolino lasciava le sue labbra.
"C-cos'è successo...?"
Ranmaru non disse nulla, semplicemente sorrise a sua madre, inclinando la testa di lato.
"Non è successo nulla, sto benissimo mamma."
Jeanne avrebbe voluto chiedergli se fosse davvero tutto a posto, se non si sentisse triste o se non si fosse depresso per la storia del suo ragazzo. Sorrise invece e gli cinse le spalle con un braccio.
La giornata era volata. Per quanto Ranmaru volesse che Masaki passasse la notte da lui, era venuto il momento per loro di separarsi per la notte. Si baciarono teneramente prima di partire, poi Jeanne, ammiccò al figlio invitandolo ad accompagnare il suo ragazzo a casa.
Fu un viaggio piacevole e lento. La brezza notturna gli soffiava sul viso mentre le loro dita si intrecciavano. Si fermarono poco lontano da casa di Masaki, le loro mani si afferrarono saldamente e le loro bocche si incontrarono come se ce ne fosse bisogno impellente. Si salutarono poco dopo con la promessa di incontrarsi l'indomani mattina per la scuola.
E fu lì che si incontrarono, ad affrontare a testa alta un gradino enorme, di nuovo. Guardarono l'enorme edificio e gli studenti che ci scorrevano dentro come le acque di un fiume, Ranmaru in particolare non aveva nessuna voglia di fare un passo in più. A convincerli ad entrare era stato Tenma mentre spintonava Kyousuke come ogni lunedì mattina. Varcarono la soglia in silenzio, poi uno sguardo e un sorriso ed entrambi furono più sereni. Arrivarono in classe con nonchalance e sedettero ai loro posti. Takuto Shindou era arrivato con venti minuti di ritardo, il viso sudato e rosso. L'insegnante di turno lo rimproverò per l'ennesimo ritardo. Ennesimo? Di solito era sempre in anticipo.
Guardò Kirino, i suoi capelli, Kariya, le loro mani. Si era andato a sedere sbuffando come una locomotiva in funzione, si era scusato nuovamente con il docente di turno e aveva preso a scarabocchiare in tondo sul foglio. Non capiva cosa stesse provando, non poteva neanche reputarsi geloso. Più lo guardava, più vedeva quella felicità che non sapeva da tempo essere parte del ragazzo, e questo lo uccideva. Ma perchè? Lui aveva iniziato a voler giocare con il fuoco, lui si era bruciato, tentando di volta in volta mosse sempre più azzardate. La relazione con Ibuki non era che un capriccio iniziato da un semplice desiderio carnale, così come anche quella ragazza carina che si interessava tanto di musica. Era stato uno stupido a pensare che tutti avessero i prosciutti sugli occhi. Era tutta colpa sua e lo sapeva, non poteva prendersela con nessuno. Dall'altra parte Kirino aveva capito tutto. Aveva capito che tutta la questione era stata un capriccio e si stava chiedendo il perchè di tali azioni. Non gli piaceva più? Forse lo imbarazzava il fatto di stare con un ragazzo come lui. Forse era lui il problema. Forse era lui la serpe del rapporto, forse adesso Takuto sarebbe stato meglio. E che dire di Kariya? Lui lo amava ciecamente, faceva di tutto per stargli vicino, per sostenerlo. E lui si stava approfittando del suo amore. Si voltò in direzione del ragazzo dai capelli acquamarina che prendeva appunti. Cazzo, com'era bello. Bello da mozzare il fiato. E lui non lo meritava. Ecco le lacrime salire sù di nuovo. Stava diventando Shindou con tutti quei piagnisdei.
"Professore!" una voce interruppe quella che stava andando da ore.
"Kirino-senpai non sta molto bene. Va bene portarlo in infermeria?"
L'uomo annuì e Ranmaru fece solo in tempo a battere le ciglia prima di essere preso da un polso e portato fuori dalla classe.
"Okay, ora mi dici cos'hai o ti stupro in corridoio."
Ci sarebbe anche stato da ridere, se non fosse che Kirino avesse gli occhi lucidi e vicinissimi alla soglia del pianto.
"Sto bene, Masaki. Non preoccuparti, deve essere l'allergia"
Bugiardo. Talmente bugiardo che stava iniziando già a singhiozzare senza accorgersene. Due braccia lo avvolsero, lo strinsero forte, lo tennero al caldo.
"Va tutto bene. Perchè piangi?"
Singhiozzò fino al cubicolo del gabinetto, poi liberò le lacrime. Non si era staccato dal ragazzo che aveva continuato a tenergli la mano, non lo aveva fatto, e quando le lacrime si attenuarono, le loro labbra presero ad intrecciarsi.
"Cosa non va, amore mio?" chiese Kariya una volta staccatosi, con il fiato corto e gli occhi lucidi.
"Questo. Io amavo una persona" ricominciò a singhiozzare "ma adesso ne amo un'altra. Come posso sapere che non sto mentendo ad entrambi? Come posso sapere di non star giocando con il cuore di qualcuno che mi ama davvero?"
Masaki sospirò. "Kirino Ranmaru, adesso, in questo momento, tu mi ami?"
Calò il freddo nel cubicolo, tanto freddo mista a tensione che gli asciugò le lacrime. Ora era più confuso che mai. Non sapeva cosa rispondere, cosa fare, dove guardare e cosa pensare. Kariya lo fissava con uno sguardo gelido. Gli venne in mente del tempo passato in compagnia di Shindou, dei loro baci e delle carezze, delle belle parole, della loro amicizia e della loro vita passata per la maggior parte insieme. Cosa doveva fare? Lacrime iniziarono a sgorgare copiose ancora, e gli scaldarono il viso. Si vergognava, non aveva certezza di cosa rispondere; ma poi si ricordò della mancanza, dei tonfi al cuore che aveva provato vedendo Masaki, dei momenti passati assieme, della sua prima volta, della confessione. Si sentì uno stupido. Stava soffrendo tutto ciò che aveva sofferto Kariya? No. Non lo avrebbe mai sofferto, non lo avrebbe mai eguagliato. Decise che lo aveva fatto soffrire fin troppo. Tremò esitante, si asciugò le lacrime e molto timidamente annuì. Mormorò un sì soffocato dalle lacrime e sorrise.
"Perché hai esitato?"
"Perchè pensavo a quante pene ti avrei dato mentendoti, a quante te ne ho già date"
Il ragazzo dai capelli acquamarina sbuffò e lo prese per mano.
"Stupido, pensi sempre troppo"
"Ma è vero" rispondeva mentre Kariya lo catturava nuovamente in un bacio.
* * *
"Torniamo in classe?" chiese Ranmaru dopo essersi sciacquato il viso.
"Sei pronto?" domandò l'altro.
"Credo di sì"
"Devi esserne sicuro. Chiamo tua madre perchè venga a prenderti se vuoi."
"Va bene così, possiamo andare."
"Sei preoccupato per Shindou?"
Silenzio.
"Ascoltami bene Barbie, te lo ripeterò solo questa volta. Quando una persona ti ama non ti lascia andare per il primo che trova senza rimuginarvi troppo sopra, rispetta le decisioni del partner e le contesta se necessario. Ti appoggerò in tutto ciò che vorrai, ma lascia che per il momento ti dica una cosa: se passava le notti in bianco per vedere Munemasa Ibuki, non ti portava rispetto e se ti mentiva per non uscire e poi faceva gli occhioni dolci alle tipe delle slot, e non considerava il fatto che tu potessi solo minimamente scoprirlo, allora pensava che tu fossi uno stupido, e credimi, una persona che ti ama non fa tutto questo."
Aprì le braccia per lasciare che l'altro vi si accoccolasse, ma dopo averlo fatto, arrivò rapido il dolore di un pizzicotto.
"E questo per cos'era?"
"Mi hai chiamato Barbie, Fata Turchina. Fallo ancora e te lo stacco di netto."
"Ma certo, ti amo anche io e ti sosterrò in qualsiasi momento, Barbie"
"Vuoi tornare a casa con le tue gambe o no Fata Turchina?"
Che voi ci crediate o meno, sappiate che litigarono per tutta l'ora in bagno e che continuarono tra un bacio e una carezza anche quando tornarono a casa. Ma se per loro adesso si stava risolvendo tutto, per qualcuno iniziava la vera discesa verso il pentimento.
ANGOLO AUTRICE
NON SONO MORTO. GIURO CHE NON SONO MORTO. Come state? Spero bene. Ho avuto il solito blocco per l'ennesima volta, ma adesso si è risolto tutto e spero di iniziare a scrivere già da domani (dopo le videolezioni, ovvio).
Fatemi sapere se vi è piaciuto con dei commenti o con una stellina. Critiche e insulti accettatissimi, vi amo comunque. Bacioni
YURIORUSSIANFAIRY
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Fallen onto your net || Kariya Masaki x Kirino Ranmaru||
FanficErano passati due anni dal loro giorno del diploma. Due anni in cui erano successe tante cose per tutti. Chi si era allontanato, degli intimi, ogni tanto proponeva una videochiamata su Skype, chi era rimasto, organizzava spesso uscite con il resto...