"Sono Pronto" disse Ranmaru, un piccolo sorriso gli solcò il volto.
Oh, se qualcuno avesse visto il volto di Masaki in quel momento... dire che fosse scoppiante di gioia era un eufemismo! Era pallido come un cencio, ma le sue orecchie erano terribilmente rosse e bollenti. Aveva gli occhi lucidi, ardenti di desiderio. Indugiava con le mani, quasi stesse toccando pezzi di carboni ardente. Pizzicò i lembi della maglietta bianca di Kirino, poi si avvicinò al suo viso e lo baciò. Un bacio lungo e a occhi chiusi, dal sapore neutro dell'imbarazzo. Gli tolse la maglietta, sfilandola quasi a volerla strappare. Non si sarebbe mai abituato alla visione del petto diafano di Ranmaru, ma cavolo... Si tolse la polo, non sarebbe riuscito ad aspettare molto con i vestiti addosso. Non che volesse forzargli la mano o mettergli fretta, lo avrebbe davvero aspettato. Il sole colorava le nubi fuori dalle abitazioni. Creava mirabili sfumature in cielo e mandava i suoi raggi ambrati in giro a carezzare i volti della gente e perdersi nei loro occhi. Le pupille di Kariya si erano ridotte a due fessure sottili sia per il desiderio, sia per la luce della porta finestra che gli finiva direttamente dentro. Kirino si rese conto lì che in quegli occhi ci sarebbe morto. Gli pose una mano su un fianco, tastando la pelle tonica del torace lievemente bronzeo e carezzandola delicatamente."Puoi toccare ovunque tu voglia, è un problema."
Il volto già roseo di Ranmaru esplose in una sfumatura rossa d'imbarazzo.
"Masaki-"
"Meno parole e più azioni, Kirino-senpai."
Le loro bocche si incontrarono di nuovo. Gli piaceva sentire i loro rispettivi respiri su quei visi piccoli, le dita che scorrevano sulla pelle e il tempo che si fermava. La terra smetteva di girare ogni volta che i loro occhi si chiudevano e le loro lingue si toccavano. Masaki infilò una mano nei pantaloni di Ranmaru, appena sotto l'elastico dell'intimo a toccare la pelle del fondo schiena. I rantoli riempivano l'aria frizzante, l'impazienza iniziava a galoppare frenetica.
Avevano la pelle d'oca e respiravano talmente in fretta da sentirsi i polmoni bruciare. Era appagante e allo stesso tempo, faceva male da morire.
Spogliare qualcuno, o immaginare di farlo, lo caricava sempre di una terribile sensazione di responsabilità mista a potere. Forse lo eccitava anche. Anzi, diciamo che vedere Ranmaru sotto di lui, completamente nudo, era decisamente qualcosa che il mondo avrebbe dovuto vedere. Era riservato a lui però, quell'onore. Il poter passare i polpastrelli su quel corpo, era solo concesso a lui. Si mise a cavalcioni su di lui, si tolse la polo e si frizionò i capelli elettrizzati dal capo.
Kirino stava sorridendo. Lo guardava innamorato, perso, tendeva le mani verso quella vita stretta e ancora vestita.
"Perché sono l'unico ad essere nudo?"
Masaki rise. Si sbottonò i pantaloni, li fece scendere al ginocchio, per poi chinarsi sul viso di Ranmaru e baciarlo sul naso. Gli avvolse le braccia al collo in tutta risposta. Lo trascinò in una spirale di baci profondi. Cavolo... se baciare fosse stato un peccato, avrebbero dovuto tagliare via la lingua di Kirino. Roteava sulla sua, sentiva il contatto caldo percorrergli il palato, carezzargli le labbra, poi tornare sulla lingua. Intanto l'inguine si alzava, in cerca di contatto. Erano entrambi due pezzi di marmo, e Kirino non ne poteva già più.
Kariya gli aveva, per buona misura, soffiato nell'orecchio e lui si era rizzato, saltandogli in braccio come una donzella spaventata, mugugnando per lo spostamento d'aria.
Era duro, gocciolava all'interno degli slip. Baciò una spalla di Kirino, ne lambì la pelle come fosse marzapane.
"Non morderti le labbra."
Portò una mano in basso, verso l'orifizio di Kirino. Ne carezzò il perimetro, sentendolo sussultare. Non sarebbe servito lubrificare nulla, già dall'entrata della prima falange pulsava attorno al dito come un matto.
"Ka-kariya..."
"Oh, ma guarda un po'. Qualcuno ha fretta?"
Spinse il dito a fondo, Kirino fece affondare le unghie nelle sue spalle.
Era rosso come un pomodoro, la sua fronte iniziava già ad imperlarsi di sudore, si vergognava anche di esistere, ma voleva di più. Quel dito non gli bastava.
"Kariya..." ripeté, e pregò di essere ascoltato.
Stava di nuovo facendo su e giù con il bacino. Si sentiva un disastro bisognoso, e se non avessero fatto presto qualcosa a riguardo, la situazione non sarebbe che peggiorata.
Kariya inserì il secondo dito con una lentezza disarmante, quasi come se lui non avesse da soddisfare le proprie necessità. Aprì le dita, le interiora calde si contorcevano. Dentro, fuori, dentro. Aperte, chiuse. E di nuovo fuori.
Kirino trattenne il respiro. Il suo buco si stringeva attorno al nulla, chiedendo di essere riempito. Si trattenne dall'urlare. Lo avrebbe di buon grado fatto. Il glande lucido gli sfiorava una natica, pulsava.
"Per amor del cielo, Masaki Kariya..."
"Hmn... nome e cognome. È grave."
Si posizionò, prese un respiro. Le labbra unite in un sorriso beffardo. Entrò dentro piano, godendo dei respiri mozzati del suo amante.
"Fa male?"
Col cavolo che non lo faceva.
Ma sentiva quella sensazione di formicolio che lo faceva sentire bene. E la sentiva praticamente in tutto il corpo, correva per gli arti, lungo lo stomaco e si insidiava nel petto. Si stabilì fino in fondo, gemette grezzamente socchiudendo gli occhi. La posizione in cui erano, lo aiutava a far finire Kirino sempre più in basso.
Vedeva le stelle. Che fosse per gli spettri di luce dorata o per la squisita sensazione di completezza, non era in grado di capirlo.Gridava come un matto ad ogni lenta spinta devastante.
"Ka-kariya... ti prego- più veloce..."
Gli catturò la bocca in un bacio sciatto e pieno di saliva, mentre continuava a tempestarlo con colpi regolarmente lenti. Formavano un groviglio incoerente e sudaticcio, ma non gli importava molto. Una volta finito, avrebbero dovuto sicuramente fare i conti con il disordine e il dolore alle articolazioni per la posizione in cui erano.
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Fallen onto your net || Kariya Masaki x Kirino Ranmaru||
FanfictionErano passati due anni dal loro giorno del diploma. Due anni in cui erano successe tante cose per tutti. Chi si era allontanato, degli intimi, ogni tanto proponeva una videochiamata su Skype, chi era rimasto, organizzava spesso uscite con il resto...