Erano le 13:30 del giorno dopo. Io ero ancora a casa con Alejandro. La febbre più o meno era scesa e adesso stava un po' meglio, anche se la notte continua a lamentarsi perché la temperatura sale sempre la notte.
Io ero con Stefania in cucina che stavamo preparando da mangiare, lei per noi, mentre io per mio figlio. Alejandro invece stava giocando sul divano con un vecchio pupazzetto.
«dopo aver mangiato, devi dargli la medicina» - mi ricordò Stefania.
«si, la sto già preparando così non la dimentico»
«se devi andare al campo di concentramento vai pure. Ci penso io a lui»
«ho detto a mio padre che vengo più tardi, quindi non ti preoccupare»
Ci fu un momento di silenzio. Nessuno dei due fiatava, ma a rompere il silenzio dopo un po' fu Alejandro che piangeva.
Corsi da lui e vidi che si era fatto male, sbattendo la testa sul bracciolo del divano. Tese le sue piccole braccia verso di me e lo presi in braccio.
«ti ho detto tante volte di non fare questo tipo di gioco, ti fai male amore»
Passò le braccia dietro il mio collo e lo cullai un po'.
«vieni, andiamo a mangiare»
Presi la sedia, mi sedetti con lui in braccio e gli diedi da mangiare.
Dopo che finì gli feci bere lo sciroppo per la tosse secca e lo feci addormentare. Gli posai sopra una coperta e gli misi accanto il pupazzo di prima con cui stava giocando.
Gli diedi un bacio sulla fronte e dopo di che stavo uscendo per andare al campo di concentramento, quando vidi mio padre seduto in cucina.
Che ci faceva lui qui? E che cosa voleva? E se avesse scoperto tutto?
«oh Érick, vorrei parlare con te un attimo, se è possibile»
«cosa c'è? Ti avevo detto che sarei andato dopo pranzo»
«ho saputo una cosa molto curiosa su di te sai? E a me dispiace che tu me l'abbia tenuta nascosta»
Inghiottì la saliva spaventato. Cosa aveva scoperto? Di me e Dafne? O di Alejandro?
«ovvero?» - dissi.
Avevo l'ansia a mille. Cosa poteva aver mai scoperto? Se avesse scoperto di Dafne l'avrebbe già uccisa, ma io lo avrei saputo subito.
Non sapevo più che cosa pensare. Avevo paura adesso, davvero. Se avesse scoperto di Alejandro mi avrebbe allontanato da lui.. ma io non l'avrei mai permesso. Lui è mio figlio e devo proteggerlo. Io non sono come mio padre, che mi trattava come una vecchia pezza che si poteva ormai buttare. Devo proteggere la mia famiglia. La mia vera famiglia.
Poi forse mi sbaglio, magari con il fatto che c'è Stefania qui in casa avrà capito che forse ci stiamo frequentando di nuovo quando invece non è vero. Tante erano le teorie, ma io avevo in mente solo e semplicemente quella.
Stava per parlare, ma alla fine non fiató. Tutto perché avevamo appena sentito una piccola vocina dire «papà»
Oh merda.. ci mancava solo questa.
«hai un figlio?!» - urlò mio padre.
Decisi di non parlare, ma lui mi sbraitó contro e sputai il rospo.
«si. Ho un figlio, qualche problema?»
«la madre è Stefania vero? Dimmi che è lei. Perché se quel bambino è ebreo, verrà ucciso come tutti gli altri»
«non ti permetterò di toccare mio figlio»
«allora ha sangue ebreo!» - urlò ancora.
«ha anche sangue tedesco! Perché non lo capisci!?»
«quel discorso dell'altra volta.. allora riguardava te»
«si..»
«mi dispiace, ma devo farlo. Prendete il bambino». Dei tedeschi si avviarono verso Alejandro, ma io fui più veloce di loro.
«no!» - andai verso Alejandro e lo presi in braccio.
«papà..» - iniziò a piangere e a tremare dalla paura. Nascose la faccia nell'incavo del mio collo e potevo sentire le lacrime che scendevano dai suoi occhi azzurri e i singhiozzi provenienti dalla sua bocca.
«Érick, lo faccio per non infangare il nostro nome, perciò dammi il bambino. Ora»
«prova a toccarlo e giuro che ti ammazzo io, e non ci andrò piano»
«Érick, dallo a me, ci penso io a lui» - disse Stefania. Non volevo all'inizio, ma poco dopo glielo passai e vorrei non averlo mai fatto..
«cosa stai facendo?!»
«grazie Stefania» - disse mio padre prendendo il bambino
«papà» - pianse a dirotto. Le sue piccole braccia si tesero verso di me.
Gli andai incontro ma nell'aria si sentì uno sparo. L'uomo che sparó abbassò l'arma e lo vidi in faccia.
Era lui..
Non lo vedevo da anni..
Era impossibile che fosse qui.
Lui era in Italia.
Perché era qui?
Le parole mi uscirono dalla bocca come un sussurro. Non credevo ancora di averlo davanti a me.
«nonno..» - dissi.
Mio nonno era qui.
E poi il buio.*
Mi svegliai sudato e con l'affanno. Mi girai verso la mia destra e vidi Alejandro dormire con la testa poggiata sul mio petto nudo. Era solo un incubo.
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You are the reason
RomanceÉrick é figlio di madre spagnola e padre tedesco molto noto nella città di Berlino. Ha ventidue anni ed è un ragazzo molto determinato e cerca di fare e dare il meglio per qualunque cosa. Dafne è figlia di genitori ebrei e abita in Olanda. Ha vent...