Capitolo 24

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«se provi a torcerle un solo capello, ma anche per Alejandro, giuro che non ti perdonerò mai. Non sarai più mio padre. Non farai più parte di me, della famiglia. Io non sarò mai te»
«si che lo sarai. Sei sangue del mio sangue e tu sarai proprio come me»
«se mio figlio si dovesse innamorare di una ragazza di un'altra razza non lo minacceró come stai facendo tu. Quindi, ribadisco, se provi solo a toccare Dafne o Alejandro giuro che ti ucciderò. Chiaro?»
Il suo viso era ancora schiacciato sulla scrivania. Lo sollevai e mi guardó negli occhi.
«tu non mi fai paura figliolo. Io la ucciderò. Deve morire, come tutte gli altri ebrei di merda»
Gli mollai un pugno.
«provaci solamente e non mi pentirò assolutamente di allontanarmi da te»

*

«papà, stai bene?» - mi chiese Alejandro.
No.. non stavo per niente bene. Dovevo difendere Dafne ma non sapevo come. In qualche modo dovevo portarla lontano da qui.. ma come?
Mio padre mi teneva sotto controllo e sapere che mi aveva letteralmente in pugno mi mandava fuori di testa.
«si, va tutto bene tesoro» - mentii.
«vuoi giocare con me? Ti prego» - mi guardò.
Sorrisi, e stavo per dirgli di sì ma venni chiamato da mio padre.
«Ale, rimani qui ok? Nascosto»
«perché?»
«perché adesso giocheremo a nascondino dai»
Si andò a nascondere e per fortuna vidi dove, mentre lui era girato di spalle.
Andai poco dopo da mio padre. Riprese il discorso di stamani e litigammo nuovamente. Ormai non sapevo più cosa dire per farlo smettere.
«esci! E chiudi la porta»
Feci come disse, ma invece di chiuderla piano, la chiusi forte. Così forte che tutti i quadri accanto ad essa caddero per terra.
Tornai da Alejandro, ma non era lì.
«Ale?»
Niente.
Lo chiamai nuovamente ma non rispondeva.
Magari si era addormentato nel posto in cui si era nascosto.
Controllai sotto il letto, dato che era là sotto, ma non c'era.
Alejandro è sparito..
Fuori sentii spari e urla. Mi affacciai e vidi che si era scatenato il panico.
Finalmente mi accorsi di Alejandro. Era fuori con un tedesco.
Presi un'arma, la pistola, e andai fuori.
Uccisi il tedesco e presi in braccio Alejandro portandolo al sicuro.
«nasconditi qua e non uscire per nessun motivo al mondo ok? Se sentirai silenzio potrai uscire, ma fino a prova contraria non uscire, d'accordo?»
«ok papà»
Lo abbracciai.
«ti voglio bene piccolo ometto»
«anch'io papà»
Gli sorrisi e poco dopo mi alzai. Uscì dalla stanza in cui l'avevo portato e la chiusi.
Andai subito a cercare Dafne.
«Dafne?!»
Ripetei urlando il suo nome svariate volte ma non ricevevo nessuna risposta.
Andai nelle speci di stanze che usavamo per uccidere gli ebrei e la vidi lì. Era impaurita..
Le corsi incontro e l'abbracciai.
«cosa ci fai qui?Devi andare in un rifugio. Ti porto da Alejandro dai andiamo»
«non andate da nessuna parte voi due» - disse una voce a me conosciuta.
Era mio padre..
Mi girai verso di lui.
«si certo, tu credi così. Ma io proteggerò tutto ciò che mi è più caro. Difenderò per sempre la ragazza che amo e anche mio figlio»
Aveva la pistola puntata su di me.
«se lo dici tu..»
«Érick.. ti prego, va da Alejandro» - sussurrò Dafne.
«sta bene lui, è al sicuro»
Presi la pistola pure io e la puntai a mio padre.
«non avevi detto che non eri come me? Intanto mi stai puntando una pistola»
«come dici tu le persone possono anche cambiare»
Lo stavo guardando con odio. Con tutta la rabbia che avevo dentro di me.
«non mi ucciderai, non hai il coraggio»
«questo lo dici tu» - dissi sicuro di me.
«ricordi cosa facevo a te e alla mamma?»
«cosa c'entra lei adesso?»
«c'entra eccome quella stronza»
«prova a dare della stronza un'altra volta a mia madre e ti ucciderò in questo preciso istante»
«preferisci che le dia della poco di buono? Forse le si addice di più»
«cosa vorresti dire?»
«non ti ha raccontato niente eh? Come immaginavo.. è pur sempre una poco di buono»
Strinsi la pistola. Ero pronto a sparare.
«te lo dirò senza fare troppi giri di parole»
«ovvero?»
«che tu non sei e non sarai mai mio figlio. Io sposai tua madre che era già incinta del ragazzo che amava. Si chiamava Érick, ecco perché ti ha chiamato così. E il tuo cognome non è di tua madre, ma è il suo»
Mi crollò il mondo addosso.
Per tutto questo tempo mi hanno mentito..
«il tuo vero padre è un americano, forse sarà ancora vivo.. o magari no» - rise - «chissà..»
«l'hai ucciso tu, non è così?»
Non mi disse nulla.
«rispondi cazzo!»
«si»
Nell'attimo dopo si sentì uno sparo..o forse due. Sapevo solo che mi sentivo male. Avevo il respiro corto.
Guardai nel mio petto e vidi una macchia di sangue. Guardai verso mio padre. L'avevo preso in pieno. Il proiettile era in fronte. Quello sparato da lui mi arrivó nel petto.
Caddi in ginocchio e vidi che Dafne mi si avvicinò.
Era in lacrime.
«ti prego Érick, resisti»
Mi spoglió. Cercò di tamponarmi la ferita, ma con scarsi risultati.
«Dafne..»
«sono qui, ti prego resisti. Manca poco e potremmo dire addio a tutto questo e vivere tutti e tre felici»
«vivere.. felici. Io..»
Tossì.
Stavo già per chiudere gli occhi.
Mi sentivo pesante.
Abbassavo e rialzavo le palpebre in continuazione. Vedevo tutto sfocato.
«Érick no. Resisti» - continuò a tamponare.
«s-sono qui. Con te.. fra le tue braccia»
«s-si, sei con me e resterai con me»
«Dafne.. Alejandro.. è nascosto sotto la scrivania del mio ufficio... Lo troverai lì che aspetta me.. ma so già che non sarà così»
Tremante sollevai una mano e l'appoggiai sulla sua guancia. Mi alzai di poco con il busto, per baciarla almeno un'ultima volta.
Era un bacio dolce. Uno come quelli che dai quando sei appena sveglio.
«ti amo Dafne, non dimenticarlo mai»
«ti amo anch'io Érick»
Le accarezzai la guancia dolcemente.
«stellina..»
«di-dimmi»
La guardai negli occhi e continuai poco dopo ciò che volevo dire.
«grazie a te... ho capito cosa vuol dire vivere felice. P-prima non sapevo p-p-per niente cosa fosse la f-felicità. Sei arrivata tu e mi hai... mi hai insegnato tutto. Mi hai dato anche un bambino che amo tanto, ma che non rivedrò mai più».
Dafne continuava a guardarmi piangendo.
«digli.. digli che.. che mi mancherà. Io sarò sempre con lui. Ovunque lui sia»
«É-É-Érick...»
«you are the reason... vi amo entrambi infinitamente. Non.. non.. dimenticarlo m-mai»
Le mie palpabre si chiusero lentamente e dopo ciò non vidi altro che buio.

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