Capitolo 22

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Mentre Alejandro dormiva, cullato, in braccio a me, io pensavo a mio padre.
Avevo tante domande in mente, ma ero così confuso che non riuscivo a trovare una risposta.
Una di queste domande era se potevo fidarmi di lui. Aveva preso Alejandro senza dirmi nulla e l'aveva portato in un bosco. Per fortuna li ho trovati in tempo dato che ci sono stati bombardamenti poco dopo il ritrovamento.
Erano passati due giorni e tutto sommato stava andando bene. Ma mio padre era strano. Sorrideva sempre appena vedeva Alejandro e me, come se mio figlio non fosse anche di razza ebrea.
Era così strano anche perché ogni volta mi domandava come stesse Alejandro, che non chiedeva quasi mai.
Nel frattempo che pensavo a ciò, lui che era in braccio a me, si lamentava. Vedevo che stringeva gli occhi. A quel punto gli toccai la fronte, ma era freddo. Il ciuccio, che teneva solo la notte fortunatamente dato che si stava abituando a non averlo più, gli scivoló dalla bocca. A quel punto iniziò a piangere e io lo strinsi a me, ma non si calmó per niente.
«amore tieni» - dissi dandogli il suo pupazzetto.
Ma lui non lo volle.
In tutto ciò non apriva gli occhi. Piangeva solamente.
«Ale mi stai spaventando. Che succede?»
Non parlava, non riusciva a parlare.
Mi alzai dalla sedia e iniziai a girare per l'ufficio con lui in braccio. Ma non si calmava affatto. Iniziavo ad avere paura.
E se gli fosse successo qualcosa? Se mio padre gli avesse fatto qualcosa?
«Ethan puoi chiamare mi-» - mi girai, ma il suo letto era vuoto..
Ethan.
Feci allora per conto mio. Con Alejandro in braccio andai da mio padre. Spalancai la porta e lui si svegliò all'improvviso.
«cosa hai fatto ad Alejandro? Perché piange e non riesco a calmarlo?!»
«mi svegli solo per questa stupidaggine?»
«stupidaggine? Se non te ne sei accorto mio figlio, ovvero tuo nipote, sta piangendo. Non riesco a calmarlo. Ho provato mille modi ma non si calma. Cosa gli hai fatto?!»
«niente! E ora vattene via con quel coso fastidioso»
Coso...
Fastidioso...
«d'accordo...l'hai voluto tu. Ti avevo dato un'ultima possibilità, ma ti sei tradito tu stesso con le tue parole uscite da quella bocca di merda»
Uscì da quel posto e tornai nel mio ufficio.
Alejandro in tutto ciò continuava a piangere. Gli controllai tutto. Il pannolino, la fronte di nuovo, gli diedi il peluche, il ciuccio..ma niente, non riusciva a smettere.
All'improvviso vidi un ragazzo avvicinarsi al mio ufficio.
Cercai di far calmare Alejandro in tempo, ma non ci riuscì.
Il ragazzo varcó la soglia ed entrò.
Sgranai gli occhi appena vidi i suoi.
Quei suoi occhi verdi... come non ricordarli.
I suoi capelli.. non c'erano più. Era corti.
Magra, senza forze, ma adesso è qui.
«Dafne..» - mi uscirono come un sussurro.
«non ho abbastanza tempo. Cos'ha? Perché piange?» - domandò allarmata.
«non lo so, ho provato mille modi per farlo smettere ma non riesco. Prova tu, magari si calma»
Lo passai a lei e per fortuna si calmó.
«c-come ci sei riuscita?»
«la mamma è sempre la mamma»
Sorrisi.
«sei mitica, te l'ho mai detto?»
Mi avvicinai e le diedi un bacio a stampo.
Appoggiai la fronte sulla sua e nel frattempo accarezzavo Alejandro.
«mi sei mancata»
«anche tu»
Ci guardammo negli occhi, ma tenevo sempre una mano su Alejandro mentre dormiva.
«ho una domanda.. come hai fatto a venire qui?» - chiesi.
«ecco.. so che può sembrare strano, ma è stato Edward»
«impossibile. Lui mi ha ingannato»
«lo so che è impossibile, ma è così»
«e se fosse una trappola?»
«me ne sarei accorta, so benissimo quando qualcuno mente»
Stentavo a crederci. Non riuscivo a capire bene tutto ciò, così Dafne decise di cambiare discorso.
«tornando a noi, come state? Va tutto bene?»
«sarebbe tutto apposto se tu fossi con noi»
«mi mancate tanto anche voi.. ma non posso»
«lo so»
Posó Alejandro sul mio letto e gli rimboccó le coperte.
Subito dopo si buttò su di me e mi baciò.
Questo bacio lo attendevo da tanto tempo. Era un bacio molto passionale e desiderato.
La spostai verso il letto e la feci sdraiare.
Ci staccammo ma io inizia a baciarle il collo.
«se solo non ci fosse Alejandro..»
Rise e poco dopo tornai a baciarle le labbra.
«ti amo Dafne. Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata. Ogni notte penso a come sarebbe la vita senza tutta questa guerra. Ti penso accanto me, mentre siamo a letto, in cucina o in qualsiasi parte della nostra casa. Ogni giorno mi sveglio pensando di averti accanto a me. Tu che dormi con me, con la tua testa poggiata sul mio petto mentre ti faccio i grattini che tu ami tanto. Ti penso in qualsiasi momento della giornata»
«Érick...»
Non proferì nessun'altra parola, ma iniziò a baciarmi. Mi passò le mani attorno al collo e continuammo a baciarci.
«Dafne..» - sussurrai.
«quando finirà tutto questo? Io voglio vedervi tutti i giorni. Voglio avere mio figlio in braccio a me e che mi cerca. Che viene da me quando si sbuccia un ginocchio, o che mi chiede aiuto con i compiti che gli assegnano a scuola. Che mi dica cosa vorrebbe fare da grande.. voglio avere tutto questo»
«lo so, e anch'io lo vorrei. Ma dobbiamo, anzi, riusciremo a resistere» - dissi lasciandole un bacio sulla fronte. Poco dopo ci alzammo dal letto, ma lei si mise a cavalcioni sulle mie gambe e mi lasciò vari baci a stampo. Io la tenni dai fianchi, ma poco dopo averle lasciato un bacio, lei si alzò dalle mie gambe.
«ora devo andare» - 
«d'accordo stellina»- la guardai in tutta la sua bellezza. Lei sorrise in tutta risposta.
Edward arrivò e dopo averle dato un ultimo bacio a stampo e averla abbracciata, salutó Alejandro e se ne andò.
Questa nottata non la dimenticherò mai. Mi misi poco dopo nel letto con mio figlio, lo strinsi a me e mentre ripensavo a tutto ciò che è accaduto poco prima, mi addormentai felice.

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