6.

172 30 7
                                    

Mi lasciai andare sulla grossa poltrona di pelle nera, le braccia interamente distese lungo i braccioli. Non mi ero mai accorta di quanto fosse comoda, forse perchè, nonostante mi spettasse di diritto, non l'avevo mai usata fino a quel momento. Un gesto così inusuale, una sensazione totalmente estranea. Abbandonarsi alla leggerezza, distendere i nervi, chiudere gli occhi, godersi un attimo di riposo. Non erano attitudini della rigida Eveline Shaw.

"Si sente bene, signora?"

"Si, tutto bene, non preoccuparti Kate."

Prima di chiunque altro, alle sette in punto, Kate era in laboratorio per metterlo in funzione. Era come una macchina programmata appositamente per questo: lo faceva efficientemente da mesi. In un certo senso mi sentii quasi in colpa per averle sconvolto il regolare svolgimento delle sue mansioni quotidiane.

"Stavo solo, ehm, portandomi avanti con il lavoro, ecco..."

Mentire, mentire finchè non mi avrebbero dato delle istruzioni precise. Nessuno che non fossi io e i miei esploratori, aveva avuto accesso agli aggiornamenti degli ultimi avvenimenti, Kate compresa, nonostante fosse una dei miei collaboratori più stretti. Il collegamento con ologramma ultra-sensoriale avveniva in una stanza isolata progettata unicamente a quel fine e fin'ora la notizia di presenze aliene era rimasta lì, chiusa in quella stanza. Blindata, censurata, occultata così come avevo fatto con tutto ciò che riguardasse F1-O5. Neanche questo era nel mio solito stile, ma ero costretta a farlo.


Kate posò la cartellina sulla scrivania della sua postazione, fulminandomi con il suo sguardo indagatore. Continuava a darmi del Lei, nonostante avessimo lavorato fianco a fianco per tanti mesi. Una giovane colta e intelligente tanto da poter essermi eguale, eppure troppo rispettosa dei miei anni superflui per permetterle di accettare la possibilità di darmi del tu. Oramai avevo imparato a conoscerla e, anche se non lo dava a vedere, lo stesso valeva per lei. In quel momento riusciva a vedere le sfumature nere del mio volto, della mia voce, delle mie mani e riusciva a sentire ogni timore, ogni preoccupazione. Con ogni probabilità intuiva la stretta riservatezza dei miei comportamenti , ma dopotutto non poteva avere accesso alle prove che avrebbero potuto confermare i suoi sospetti, dato che avevo disposto che venissero immediatamente deviate al mio server personale.

"Capisco l'agitazione, signora. Siamo vicini a qualcosa di grande, ma Lei sarà sicuramente all'altezza"

"Si spera."

Mi limitai ad acconsentire, prima che la mia incapacità nel mentire mi mettesse in una situazione incomoda.


"Nuovo messaggio per la signorina Shaw, ripeto, nuovo messaggio per la signorina Shaw"

Quella macchina mi voleva morta: il sudore scendeva lungo le tempie, il cuore pompava più velocemente per far arrivare ossigeno a un cervello in agonia, i polmoni si affaticavano, lo stomaco si chiudeva. Ad ogni messaggio saliva il panico, quella voce diventava il mio giustiziere. Temevo un messaggio dai vertici della (H)ORUS o peggio, di Myer e a quel punto non avrei trovato alcuna scusa per escludere Kate dall'essere a conoscenza dei fatti. Come se non bastasse i restanti membri del mio staff si intravedevano attraverso le porte a vetri, pronti come ogni mattina per dedicarsi alle loro occupazioni.

"È un messaggio da Schmitt. Accetto la visione, signora?"

"Certo Kate, che domande! Mettilo in riproduzione sul computer principale."

Il suono della mia voce stridula era accompagnato da un sospiro liberatorio per scaricare la tensione.

"Buon giorno, signorina Shaw. Qui Kora Schmitt da A4-A5 per il report da lei richiesto. Forse sono un po' in ritardo, chiedo mille volte scusa."

Vedere anche solo il suo volto era stato un sollievo, ma sommato alla sua infinita gentilezza era una vera liberazione. Con la mente ringraziai la dolce Kora per essere stata lei a inviare il messaggio e per avermi evitato la fatica di dover mentire ancora, sperando che le arrivassero i miei pensieri, per quanto lontano fosse.

"Non ho novità a dire il vero, non più di quelle esposte la volta precedente. Credo fortemente che non ne avrò di vere e proprie finchè non mi sarò immersa. Se c'è qualcosa da scoprire su questo pianeta è sicuramente nelle sue acque poiché esse costituiscono il 95% del pianeta, forse anche qualcosa in più. In ogni caso ho notato qualcosa di estremamente insolito, raccogliendo tra le mani un po' d'acqua. Ricorda che le avevo riferito che quella con cui dovevamo confrontaci era pura acqua distillata? Le analisi lo confermano, assolutamente, eppure si comporta in maniera totalmente differente rispetto all'acqua che si trova sulla Terra. Non mi è mai capitato un qualcosa di simile, ora vi faccio vedere"

Le mani si avvicinarono alla telecamera evidenziando il colore della sua pelle diafana, le righe del palmo, le sue unghie curate. Coprirono parzialmente l'obbiettivo mentre Kora l'alzava dal sostegno su cui l'aveva sistemata. Tutto fu oscurato per qualche secondo, ma il suono delle scarpe di Kora che calpestavano la ghiaia continuava ad invadere ogni angolo del Laboratorio principale.


Giunse alla riva e dopo aver sistemato grossolanamente il tutto, le acque profonde di A4-A5 si presentarono anche ai nostri occhi. Una distesa immensa d'acqua che, all'orizzonte, non vedeva principio né fine. Un sottile strato superficiale, di colore cristallino, sigillava il mare come fosse una lastra di vetro. Al di sotto si estendeva un abisso turchese, tendente al cobalto scendendo più in profondità.

"Vedete anche voi le sovrapposizioni di colore?"

Immerse la mano in superficie, colse un goccio di quell'acqua trasparente.

"Semplice acqua."

Ripetè l'operazione andando più a fondo, poi trasse dalle acque le mani. Un pugno d'acqua tinto di un vivace celeste. Di nuovo, più a fondo: stavolta un carico blu oltremare.

"Queste acque hanno un proprio colore e, può sembrare contro ogni logica della chimica ma, nonostante ogni molecola sia identica all'altra, c'è una strana ragione per cui queste si dispongono naturalmente in una determinata maniera."

Aprì le mani, permettendo alle poche gocce che aveva tra le mani di riunirsi a quello da cui erano state strappate. Tornarono al loro posto, nella giusta profondità, a ristabilire l'ordine planetario.

(H)ORUSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora