Mi preparai con calma, come sempre.
Ormai ero più che abituata a fare il mio lavoro e non provavo più nessuna emozione a riguardo. Una volta mi agitavo, mi innervosivo, dovevo concentrarmi per regolare il respiro. Adesso non ne avevo più bisogno.
La morte era parte della mia quotidianità e sapevo perfettamente che presto o tardi avrei pagato per i miei peccati. Ero più che certa di aver perso anche la mia anima, destinata al peggior girone infernale.
Poco importava, oramai non potevo farci più nulla.
Anche volendo, cosa avrei mai potuto fare? La cameriera? L'impiegata? Non avevo nemmeno il diploma, figuriamoci. Senza contare che non ero in grado di stabilire rapporti stabili e duraturi ma solo di facciata. Giusto quel tanto che bastava per portare a termine la missione.Allacciai il cinturino delle scarpe, mi alzai e mi guardai allo specchio: Indossavo una parrucca biondo platino raccolta in uno chignon molto morbido, elegante, con qualche ciocca ribelle qua e la. Il vestito era aderente, con scollo quadro profondo ma non volgare. Uno di quei tubini costosissimi da donna in affari, blu notte. Ovviamente le scarpe non erano da meno, con quei tacchi vertiginosi, sempre blu. Chiunque mi avrebbe definita una bomba sexy ma io vedevo solo un riflesso che non mi apparteneva, che mi fissava con grandi occhi nocciola vuoti e spenti.
Al diavolo, non importava.
Misi su un sorriso affascinante, occhiali da sole firmati ed uscii.Vivevo in un appartamento di lusso in uno dei grattacieli più costosi della città a pochi isolati dal mio obiettivo.
Per tutti ero Sara, nessuno conosceva il mio vero nome, né sapevano che lavoro facessi.
Presi l'auto e guidai per circa un'ora per creare una falsa traccia nel caso qualcuno mi seguisse o per controlli futuri. Parcheggiai in un vecchio magazzino abbandonato, presi la borsa dal bagagliaio e mi cambiai, indossando una tuta grigia del tutto anonima. Cambiai parrucca - optando per un caschetto nero - ed indossare delle scarpe da ginnastica.
Tenni solo un anello alla mano sinistra. Un anello molto particolare.
Era grande, in argento e racchiudeva al suo interno un ago avvelenato.
Buttai la borsa in macchina e mi incamminai.Oggi dovevo ammazzare un tizio di 68 anni, alto e flaccido. Non sapevo cosa avesse fatto per meritarselo e non mi interessava. Non chiedevo mai spiegazioni, solo nome, cognome ed i dati necessari a rintracciarlo. Il resto non mi riguardava.
Lo trovai in fretta proprio davanti la caffetteria che avevo sorvegliato per giorni. Era un uomo abitudinario, ci voleva poco a studiare i suoi movimenti.
Gli andai in contro con calma, facendo finta di guardare altrove e mi ci scontrai malamente. Lo punsi su un fianco con l'anello e nemmeno se ne accorse. Chiesi scusa e me ne andai sorridendo, mentre lui faceva altrettanto.
Morì circa 10 minuti dopo e nessuno capí mai come.Tornai alla macchina, mi cambiai, me ne andai ancora in giro per qualche ora e tornai al mio appartamento, dove non persi tempo. Mi spogliai e mi feci una lunga doccia calda.
Solo a quel punto iniziai a sentire qualcosa, come sempre. Il mio respiro si fece pesante, la testa girava e mi dovetti appoggiare con la schiena al muro per reggermi in piedi.
Più passavano i minuti più respiravo a fatica, fino a quando non iniziai a piangere crollando in ginocchio sul pavimento bagnato._______________________________________
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Matilde
Любовные романыNon ha mai conosciuto sua madre, morta dandola alla luce. Suo padre l'ha sempre odiata ed incolpata per la prematura morte della moglie. Lei lo chiama Signore, come se fosse un soldato e lui non ha fatto altro che insegnarle ad uccidere. Se proprio...