Incontri

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Era passata una settimana dal fallimento più grande della mia vita ma mi sembrava fossero passate solo poche ore.

Il ricordo, il dolore, tutte le sensazioni provate ancora bruciavano dentro di me come fiamme vive e potenti che non avevano alcuna intenzione di abbassarsi.

Avevo provato di tutto per calmarmi: attività fisica fino allo sfinimento, pulizia maniacale della casa, avevo smontato pulito e rimontato tutte le mie armi... Niente aveva funzionato.
Ero riuscita a dormire pochissimo, continuavo ad avere incubi e, quando mi svegliavo, tremavo come una foglia. Mi sentivo stanca mentalmente, sfiancata, ed avevo un aspetto tremendo.
Non riuscivo a mangiare un granché, tutto mi dava la nausea.

Due settimane dopo mi decisi ad uscire di casa per la prima volta.
Mi ero messa dei semplici jeans, maglietta e felpa, occhiali da sole e scarpe da ginnastica. Avevo legato i lunghi capelli castani in una coda morbida e mi ero avviata in giro per la città senza meta.

Camminavo a passi lenti, distratta, senza guardarmi realmente attorno. Era rischioso per i miei standard ma non riuscivo a fare diversamente. La mia testa non collaborava.

Fu per quello che non mi accorsi che qualcuno mi stava seguendo.

Imboccai un vicolo qualunque a testa bassa, il rumore dei miei passi che risuonava nel silenzio.
"Matilde".
Qualcuno chiamò il mio nome facendomi sobbalzare. Mi voltai di scatto e vidi Erik.

Era così vicino da farmi sentire il suo respiro sulla pelle del viso e la cosa mi spaventò a morte.
Come diavolo era possibile che non mi fossi accorta di lui? Perché avevo abbassato la guardia?

Provai a scappare ma non feci mezzo metro che Erik mi afferrò dalle braccia e mi bloccò contro di lui. Le mie mani tenute strette dietro la schiena, il mio petto contro il suo.
Mi ribellai come potevo ma quel ragazzo sapeva il fatto suo ed era riuscito a bloccarmi. Continuai nonostante tutto, fin quando non mi parlò di nuovo.

Lo fece con tono basso e tranquillo, guardandomi dritto negli occhi. "Calmati, ti prego. Calmati." Poi aggiunse ancora. "Non voglio farti del male, non avrei voluto farlo nemmeno l'altra volta."

La sua voce era dolce e calma, i suoi occhi profondi sembravano volermi sondare l'anima.
Mi calmai del tutto e rimasi zitta e ferma nelle sue mani.

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