Occhi scuri ricambiavano il suo sguardo. Scandagliavano ogni dettaglio del suo volto, della sua acconciatura e del colletto dell'abito. Non un capello fuori posto. Non una piega sul vestito. Emilia si fissò ancora una volta nello specchio sistemandosi una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio per poi spostarla nuovamente alla sua postazione precedente. Era nervosa. La sua mente ritornava ancora alla cena di una settimana prima, lo scambio di parole avuto con il padre e la rabbia che le animava il petto prima di coricarsi per andare a dormire.
Le posate tintinnavano sui piatti di ceramica dipinta. In una sera come tante altre, al tavolo non ci sarebbe stato altro che silenzio. Un silenzio che aveva da sempre condiviso con suo padre e che insieme avevano imparato a coltivare dopo la morte della madre. L'amata moglie del riconosciuto e pluripremiato fisico Enrico Malinverni. Un uomo di scienza, razionale, pragmatico e con un debole per la musica.
"Sai bene che quest'anno compirai ventun anni" iniziò con voce calma ma ferma il padre. A Emilia si seccò la bocca.
"E che quello che ti attenderà tra una settimana, quando partirai, non sarà un semplice periodo di vacanza dai tuoi zii" continuò.
Emilia appoggiò coltello e forchetta ai lati del piatto con un delicato cling. Si pulì la bocca con il tovagliolo che aveva in grembo e alzò gli occhi a incontrare quelli verdi del genitore.
"Ora so bene che le tue attenzioni al momento sono tutte rivolte alla scrittura di quel tuo libro e ai tuoi studi personali. Sei consapevole che io e tua madre abbiamo sempre desiderato che coltivassi un'istruzione ..." Emilia distolse lo sguardo improvvisamente interessata al contorno di verdure fumanti in tavola.
"... ma sai bene che non sarà un intrattenimento eterno. Predisponi di un considerevole patrimonio e sono certo che saresti perfettamente in grado di..."
"Padre."
"...di trovare un giovane in grado di apprezzarti. Gli zii hanno un forbito giro di conoscenze ed amici. Intellettuali, studiosi, avvocati... " Emilia era ritornata a fissare il padre con sguardo gelido: "No". Enrico osservò la figlia e per un attimo uno sguardo di compassione gli attraversò il volto. "Voi sapete bene quali siano i miei desideri e le mie opinioni a riguardo. Non ho intenzione di contrarre alcun matrimonio. In modo particolare per soddisfare i pregiudizi che la società ha sulle donne nubili. Sono fortunata ad essere nata in questa famiglia, e per quello che avete sempre fatto per me vi sarò eternamente grata, ma non ho alcun interesse verso la ricerca di un marito." disse in un sibilo di rabbia a stento contenuto.
"Ma sappiamo entrambi che una donna nubile non sarà mai in grado di fare grandi cose senza un marito al suo fianco. Per di più Emilia..." le rispose il padre quasi in un sussurro e allungando la mano per stringere la sua: "...le cose non stanno andando economicamente così bene come potresti pensare". All'occhiata preoccupata della figlia si affrettò ad aggiungere "Niente di così grave al momento, bambina mia. Non rischiamo di finire sul lastrico né tantomeno di perdere le nostre fortune ma il mio ultimo investimento in banca non è andato a buon fine e i fondi che la società mi offre per le mie ricerche sono momentaneamente bloccati. Dicono che i miei studi non sono inerenti ai loro interessi scientifici, eppure ritengo che ci sia dell'altro che non mi vogliano dire ..." I suoi occhi verdi si staccarono dal volto della figlia per perdersi a fissare qualcosa di lontano. Emilia si alzò e a passi fermi ma veloci si diresse in camera sua. Il padre non fece alcun tentativo di richiamarla indietro. Raggiunta camera sua, si chiuse la porta alle spalle e vi sbatté la schiena contro, facendosi scivolare a terra. Le ultime parole del genitore le ronzavano in testa. Da settimane era ormai consapevole della loro situazione economica. Era da un po' che si domandava quando il padre avrebbe deciso di parlargliene. Effettivamente, a ben pensarci, Emilia poteva essere definita con il termine di ficcanaso. A lei piaceva,invece, considerarsi una persona semplicemente molto attenta ai dettagli. Era passata nello studio del padre per prendere una boccetta d'inchiostro quando lo sguardo le era ricaduto sulle carte sparpagliate per tutta la superficie della scrivania. Schizzi di inchiostro, appunti, qualche spartito. Aveva iniziato a rassettare per ridare una parvenza di ordine quando tra le mani le erano finiti dei fogli pieni di pagamenti mancati e una semplice lettera che riportava alcune delle parole usate dal padre a cena.
STAI LEGGENDO
La Carrozza dei Sussurri
ParanormalUna giovane donna imprigionata nei meandri della sua mente. Immersa in un mare di pensieri. Una bambina sola che vede ombre e le conosce per nome. Biscotti e tè a merenda, indispensabili per accogliere chi la carrozza ospita. Anna ed Emilia sono cu...