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Casa Leoni non predisponeva unicamente di un cortile esterno. La passione del signor Leoni per il giardinaggio si estendeva anche all'interno, in un meraviglioso giardino d'inverno. I vetri della serra erano leggermente impolverati negli angoli più difficili da raggiungere ma complessivamente puliti. Piccoli aloni e graffi ne decoravano la superficie. Il tutto era completato da un rosone di vetri colorati sul lato frontale all'entrata. Una piccola fontana gorgogliante si trovava al centro dell'ambiente. Ninfee di diverse dimensioni e colori si estendeva sul piccolo stagno che fungeva da casa a pesci rossi e qualche carpa kaoi. Piante e vegetali di differenti specie erano assiepati tutt'intorno senza un apparentemente ordine preciso. Il giardino ospitava diversi angolini appartati alcuni dei quali dotati di piccoli tavoli e sedie di ferro battuto bianco lievemente scrostati. Era uno dei luoghi che Anna preferiva di più. Non solo per la privacy che regalava ma perché dava la sensazione di entrare in una realtà a sé stante. Generalmente era anche il luogo che anche il Cerchio favoriva di più per i loro incontri. Anna scostò con il fianco le portefinestre che consentivano l'accesso alla serra facendo attenzione a non rovesciare il vassoio con il prezioso servizio da te e i biscotti Camporelli.

Le orme l'avevano portata fino a lì, come loro solito. Raramente le capitava di vedere il loro proprietario. Coccio era un'ombra molto timida e l'aveva intravisto solo in quei momenti in cui credeva di non essere osservato. Era lui che la veniva a prendere e che dalla cucina la portava nel luogo disegnato per la merenda. Passando tra le aiuole Anna coglieva ombre che sbirciavano e spiavano il loro arrivo e che appena incontravano il suo sguardo svanivano come fumo. Ridacchiò e inciampò in un sasso rovesciando un po' di tè dalle tazzine ma senza scatenare ulteriori danni. Si mordicchiò l'interno della guancia e rimase concentrata sui suoi passi. Si stavano dirigendo in uno degli angoli più lontani e meno bazzicati da chiunque avesse desiderato fare una passeggiata nei dintorni. Un tavolino bianco era posizionato al centro di un piccolo spiazzo circondato da fiori colorati e alti alberi esotici. Undici sedie vi erano radunate intorno, nove erano occupate mentre due erano ancora libere. Anna appoggiò il vassoio sul tavolinetto e iniziò a distribuire le tazzine per tutta la sua circonferenza asciugando i piattini bagnati dal tè rovesciato con un fazzoletto che aveva in tasca. Versò latte e zucchero o nessuno dei due a seconda dei gusti di ciascun Accompagnatore. Preferenze che era ormai diventata brava a conoscere. Lasciò il piattino con i biscotti al centro così che tutti potessero servirsene. La prima volta che si erano radunati insieme a lei per la merenda Anna era rimasta scioccata dal fatto che seppur Loro non avessero toccato ne le tazze ne il cibo, a poco a poco tè e dolci erano scomparsi lasciando briciole e qualche avanzo smangiucchiato. Con il tempo ci aveva preso l'abitudine anche se non aveva mai smesso di domandarsi come fosse possibile. La bambina fece un sorriso smagliante: "Cari amici, grazie per esservi voluti unire a me per il tè. Spero che i biscotti siano di vostro gradimento. La Signora Leone ne ha ordinati a bizzeffe due giorni fa e credo che pochi noteranno che alcune confezioni sono scomparse." fece l'occhiolino e attese che tutti si servissero prima di prendere a sua volta due offelle (i suoi biscotti preferiti) e una sacher in miniatura. Fu così che il goloso incontro ebbe inizio. Nessuno si accorse delle piccole orme che si allontanavano di soppiatto o di due manine che aprirono le portefinestre per rientrare in casa.

Emilia era di nuovo in biblioteca. In cortile la signora Leone si stava intrattenendo con alcune amiche e le loro risate giungevano fin lì seppur leggermente smorzate da finestre e pareti. Emilia sentiva i passi della servitù lungo i corridoi, le cameriere che spettegolavano sui rispettivi fidanzati mentre spolveravano soprammobili e candelabri mentre in sottofondo era udibile un motivo di musica classica proveniente dal grammofono nello studio dello zio. Rumori bianchi a cui la ragazza era abituata e che le facevano compagnia mentre guardava disperatamente la pagina bianca. "Oh avanti cervello avanti" sussurrò mettendosi le mani tra i capelli e scompigliandosi l'acconciatura per quella che poteva essere la decima volta. Non c'era altro da fare, Emilia sbattè la testa contro il tavolo. "Ahi" disse sospirando. No, nessuna idea. Riprovò di nuovo. Solo un dolore sordo alla fronte. "Così finirò col rovinarmi la poca parte sana che rimane della mia mente" mormorò guardando fuori da una delle finestra. Un cigolio causato dall'apertura delle porte della biblioteca fece scattare Emilia la quale si ricompose velocemente e prese un libro aprendolo a una pagina a caso, fingendo di star leggendo. Nessun rumore di passi. Emilia alzò il capo e non vide nessuno. "Anna?" domandò alzandosi e girando tra gli scaffali, chissà mai che la bambina avesse deciso di rifugiarsi lì. Gesto rischioso considerando che il professore era rimasto nella stanza fino a un'ora prima, andandosene poco dopo l'arrivo di Emilia borbottando come l'educazione fosse ormai una filosofia a parte. Ma forse la bambina aveva sorvegliato la zona per accertarsi che il pericolo fosse stato scampato. "Anna? Sei tu?" chiese di nuovo la ragazza girando tra le scaffalatura colme di libri. Non un fruscio di vesti, non una risata soffocata. Eppure Emilia percepiva degli occhi che la osservavano. Si voltò di scatto e fu allora che colse due ombre sul pavimento in legno, simili a piedini che fuggivano via girando l'angolo. "Ma che" aprì e richiuse gli occhi, stropicciandoli con le dita delle mani. Le porte si aprirono e si richiusero. Emilia fece giusto in tempo ad affacciarsi per vederle sigillarsi con un tonfo sordo. La pelle d'oca le ricoprì le braccia. Un brivido le percorse la schiena. Non un rumore era stato fatto. Le opzioni ragionevoli erano due:

1 - si era immaginata tutto ed era solo frutto della stanchezza
2 - Chiunque fosse entrato nella stanza doveva essere dotato di ottime capacità di spionaggio e voleva solo giocarlo un brutto scherzo

L'opzione irragionevole invece era solo una:

3 - Il fantasma era venuto a farle visita

Ma poi si ricordò che il fantasma era stato solo un amico immaginario e che se anche fosse stato reale era da tempo prigioniero della Creatura nella foresta.

Presa da un'irrequietezza improvvisa Emilia recuperò velocemente il suo taccuino e quasi corse via dalla stanza. "Caffè" disse sottovoce "ho bisogno di una forte tazza del caffè più amaro che riescano a trovare in casa". Cosa che, considerata l'abitudine di stare alzato fino a tardi dello zio doveva essere assolutamente praticabile.

Nel mentre che Anna si godeva i biscotti ed Emilia valutava l'opzione di dormire per decenni, una cameriera al primo piano credeva di star diventando matta. "Ma insomma Alice non è possibile!" inveì contro l'amica e collega "Lo spolverino lo avevo appoggiato proprio qui sul pianoforte" disse girando su se stessa e iniziando ad esplorare il mobilio della stanza con lo sguardo. "Maria non è colpa mia se a volte ti dimentichi le cose ... Non è che lo hai lasciato per sbaglio in salotto?" le suggerì l'amica "Ma no ho spolverato giusto giusto quel vaso in ceramica con quell'orribile disegno blu" disse gesticolando animosamente contro l'oggetto in questione. Un prezioso vaso cinese che valeva tre anni del suo stipendio mensile. "Vedrai che salterà fuori. Vieni ora, dobbiamo andare ad aiutare Benedetta a pulire le patate per cena."

Lo spolverino in questione era stato trovato particolarmente interessante da due orme di passaggio. Le orme in questione avevano poi ripreso la direzione verso il giardino d'inverno in compagnia del nuovo tesoro eppure, non appena i loro occhi invisibili erano stati catturati dallo sfarfallio di una farfalla giallo brillante, l'oggetto per le pulizie era stato facilmente dimenticato e lasciato cadere a terra nel mezzo del corridoio.

Il caro e vecchio maggiordomo Gaudenzio aveva percepito il suo povero cuore cedere giusto di poco non appena aveva creduto di vedere un bambino di sì e no cinque anni che schiamazzava allegro con un piumino della polvere in mano che tirava a destra e manca a mo di spadino. Il caro e vecchio maggiordomo Gaudenzio si era però tranquillizzato notando che a una seconda occhiata il bambino era scomparso. Si era poi ripromesso di non bere più brandy dopo pranzo ed era ritornato alla sua umile attività.

Il giorno seguente il caro maggiordomo si scordò o più probabilmente ignorò la promessa che si era fatto il giorno prima e si versò una generosa quantità di brandy nel bicchiere.




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Perdonate il ritardo ad aggiornare, stavo studiando e non mi sono accorta dell'ora. Mi sono divertita molto a scrivere questo capitolo, è forse uno dei meglio riusciti. Fatemi sapere cosa ne pensate, sono curiosa di leggere le vostre opinioni :)

Detto questo, mi dileguo

La Carrozza dei SussurriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora