7.così mi fai male..

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"perfavore.. perfavore non toccarmi.."

quelle parole sembravano dure e ingiuste,
c'era tutt'altro dietro.

io che mi mostravo sempre forte agli occhi degli altri per paura di essere sottomessa, calpestata, derisa, fatta diventare così piccola da diventare nessuno.

io così coraggiosa, menefreghista, senza cuore, senza rimorsi, che non mi intimorivo davanti a nulla..

era solo una maschera..

una maschera per coprire tutto il dolore lancinante che ogni giorno cresceva nel mio petto togliendomi a tratti il respiro.

avevo dieci anni all'epoca..

o meglio.. sei anni fa.

i miei genitori non erano ancora separati ma molto assenti.

tutta la mia infanzia l'ho vissuta in solitudine sentendomi uno zero davanti a tutti che si mostravano un dieci.

ero così minuscola quasi da sembrare invisibile agli occhi di tutti così grandi e spensierati.

mio padre era cattivo..
è stato in parte lui ad avvicinarmi alla cazzata più grande della mia vita..

la droga.

mi ricordo una notte..
beh, come potevo scordarla...

*

sentii la porta di casa sbattere violentemente contro il muro tanto da provocare un buco.

<papi..>
dissi con la mia voce infantile scendendo dalle scale abbracciata al mio orsacchiotto preferito.

<eiii, figiola..>
mi chiamò, sembrava strano.. diverso.

<vieni qui piccola..>
era mio padre.. come potevo rifiutarmi.

mi avvicinai sorridente a lui saltellando da destra a sinistra.
mi placai davanti al divano dove lui era seduto.

<vieni piccola, senza paura..>
magari avessi avuto paura.. se solo fossi scappata, se solo mi fossi rinchiusa nella mia cameretta..
se solo non avessi sceso le scale..

mi sedetti sulle sue ginocchia, iniziò a toccarmi.

<papi, dov'è la mamma?>
chiesi io.

<la mamma non tornerà piccola>
solo ora potevo notare delle strane macchie sparse sui suoi abiti

<papi, cos'è?>
dissi indicando un'enorme chiazza rossa sulla sua camicia.

<beh, è un piccolo ricordo della mamma.. lo vuoi?>

accettai.. ero troppo piccola per capire.
mi guardai intorno..

la mia casa... la mia piccola casetta.
aveva la cucina e sala unite con un piccolo bagno nascosto nel sottoscala.
a terra c'erano tutti i miei giochi..
non ero ancora consapevole che quella sarebbe stata l'ultima volta che li avessi visti,
che avessi dormito nella mia cameretta rosa, nel mio piccolo letto con tutti i miei peluche.

papà iniziò a toccarmi le gambe..

era mio padre.. mi sembrava tutto normale.

si avvicinò alla mia intimità ed iniziò a toccarmi violentemente

<papi!>
strillai prima di iniziare a piangere..
non potevo sopportare quel dolore..
il dolore delle sue sporche dita dentro di me.

<papi, mi fai male..>
piansi, piansi più di quanto mai avessi fatto.

<la mamma non me lo permetteva.. fammi contento almeno tu>
disse guardandomi con occhi malvagi.
avrei fatto di tutto per rendere papà fiero di me..
sopportai il dolore.

iniziò a spogliarsi lui per primo per poi arrivare a me.

<prendilo..>
mi porse il suo membro.

<prendilo piccola, fammi diventare orgoglioso della mia bimba>
lo afferrai..

<toccalo>
lo feci.

non capivo cosa stesse succedendo..

pensavo fosse un gioco..

non mi stava affatto piacendo.

appena soddisfatto mi prese con forza, mi scaraventò sul divano e si fiondò sul mio piccolo corpo.

avvicinò il suo membro alla mia intimità per poi unirli l'uno nell'altra.

urlai..

non avevo mai provato un dolore simile.

<papà basta!>
gli tirai pugni sulla schiena..

tutto inutile.

<papà!>
riuscivo a stento a parlare.
più io piangevo più sembrava piacergli..

che schifo.

<papi smettila..!>
strillai a più non posso

<papi..>
piansi

<così..>
mi fermai per tirare un'urlo dal dolore.

<..così mi fai male..>

*

ho sempre detto di essere vergine, pure le ragazze la pensano così..
teoricamente non sarebbe vero ma..
non potrei mai accettare la mia vita se qualcuno lo venisse a sapere.

nel momento in cui una donna dice di essere vergine lo è e basta..

non volevo ricordare la mia "prima volta" come un'incubo.
ero terrorizzata dagli uomini..
più di quanto la mia vicinanza con la morte abbia già fatto.

perché il passato era così difficile da accettare..?

perché quel viscido uomo in due ore di stupro era riuscito a rovinarmi la vita..?

il passato fa parte del passato ormai..
questo non si può cambiare..
si può solo decidere cosa far sapere agli altri.

sicuramente il terrore del ritorno di mio padre non passerà mai..
ero così spaventata da ciò che la vita avesse in servo per me..

bastava viverlo..

mi toccava viverlo.

sforzati finché riesci- Bill kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora