5. ELIANA

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- Mi raccomando, mantieni una buona postura a tavolo e sii cordiale con tutti.- mi incalza mia madre mentre saliamo dei piccoli scalini che portano e una grande porta d'ingresso bianca, sopra c'è un nome in lettere sporgenti ricavato in, credo oro.

Theodore.

Faccio una smorfia di disgusto leggendo quel nome, ma la mia attenzione viene attirata da mia madre che mi fa la predica per la centesima volta di come comportarmi con i Theodore e con il loro figlio.

Mio padre suona il campanello, poi restiamo a fissare la porta chiusa, aprirsi dopo pochi attimi, ad aprirci c'è una signora bionda dagli occhi azzurri, indossa un vestito rosso fuoco, e ai piedi dei tacchi.

- Kennedy da quanto tempo!- esclama essa tirando mia madre in un'abbraccio, poi fa la stessa cosa con papà.

- Siamo davvero contenti di vedervi.- asserisce papà sorridendo.

- Anche noi, prego entrate.- dice l'uomo che ha appena stretto la mano di papà, poi si spostano entrambi ai lati così che possiamo entrare, ma non appena i miei si mettono da parte per mostrarmi un sorriso raggiante appare sulla mia bocca.

- Eliana! Sei cresciuta tantissimo! Io sono July, non so se ti ricordi di me.- afferma la donna bionda che mi attira in un'abbraccio caloroso, io ovviamente ricambio il gesto, ma non appena sposto lo sguardo di poco, il mio sorriso svanisce nel giro di pochi secondi.

Oh no.

- Sei diventata bellissima, io sono Carlos.- esordisce l'uomo dai capelli scuri, gli rivolgo un sorriso come se niente fosse.

Avrò visto male.

- Caro vieni a conoscere Eliana.- puntualizza July facendo segno all'uomo che ho visto tre secondi fa, paralizzandomi completamente.

Esso si avvicina a passo lento, e anche se non lo mostra, posso vedere che ha avuto la mia stessa reazione, é a disagio, ma meno di me.

- Vi presentiamo Daniel, il nostro figlio maggiore.- ci informa Carlos sorridendo.

- É un piacere immenso conoscervi.- esordisce esso porgendo la mano a papà e poi a mamma.

- Anche per noi, lei é Eliana.- prosegue mamma puntandomi, e io d'istinto sorrido, un sorriso finto, ma pur sempre un sorriso.

Esso mi ricambia il gesto, ma posso vedere lo sguardo tagliente che mi rivolge con gli occhi.

- Noi andremo a parlare, Daniel caro, perché non mostri la casa a Eliana? Poi quando hai finito magari conoscetevi meglio.- suggerisce July.

Lui annuisce e si avvicina a me, prendiamo a camminare, e io giro la testa per vedere se mamma e papà si sono allontanati.

Perfetto.

Camminiamo lentamente e silenziosamente, nessuno dei due parla, e a me va bene così, non sono molto sociale.

- Allora quando pensi di riportarmi la giacca.-

A quelle parole mentalmente mi blocco, mi mordo il labbro e sto zitta.

- Sai non costa poco, quindi farai meglio ad aver scelto una lavanderia di lusso.- sentenzia con un'espressione seria e fredda sul viso, esattamente come ieri al bar.

- Oggi dovrebbe essere pronta.- constato dopo essermi schiarita la voce.

- Bene.- risponde in tono freddo, mi chiedo se cominciare a parlare con lui o no, non sembra uno molto socievole, né uno che si comporta benissimo con le donne.

Continuiamo a camminare in silenzio, percorrendo tutta la casa, direi grande e lussuosa casa. Avrà almeno due piani.

- Comunque scusa per ieri, il caffè al bar intendo.- provo a conversare con lui, che però non sembra minimamente interessato.

- Ero distratta.- continuo.

Passano un po' di attimi prima che io ricominci a parlare, decido di cercare e rompere il ghiaccio anche se non voglio.

- Che lavoro fai?- chiedo d'impulso.

Lui resta in silenzio, cammina e non mi rivolge nemmeno uno sguardo sfuggente.

- Dovresti saperlo dato che la nostra famiglia ha almeno dieci aziende in città.- la sua voce profonda mi risveglia dai pensieri.

Giro la testa nella sua direzione e lo scruto con una smorfia.

Lui ricambia il gesto fissandomi dall'alto, avrà almeno un metro e novanta, in confronto a me, che ho un metro e sessantadue.

Poi sbuffa e torna a ignorarmi completamente girando la testa e guardando avanti.

- Senti nemmeno io voglio sposarmi.- cerco di consolarlo, ma in realtà non so nemmeno perché lo sto facendo, non sembro tanto simpatica a lui.

Però dopo aver pronunciato quella frase, al posto di continuare a camminare, lui si ferma immobile, mi scruta e poi comincia a parlare.

- Forse tu non hai capito.- dice con una smorfia di disgusto impressa in faccia.

Aggrotto la fronte e incrocio le braccia, non so cosa dirà, ma so sicuramente che dopo questo, lo odierò più di prima, non mi ha fatto assolutamente nulla, anzi, é freddo e scontroso, non mi sposerò con un vichingo.

Siamo in una stanza che credo sia la libreria, ci sono scaffali altissimi dove ci sono migliaia di libri, Daniel mi viene incontro puntandomi il dito contro.

- Io non ho intenzione di sposarmi, né ora, né mai. Ma se dovessi farlo, di sicuro non sarà con te.- sibila innervosito, ha gli occhi a fessure e puntati su di me, come il suo dito.

- Allora senti qua vichingo, sono completamente d'accordo con te, ma sai, io non ho nessun piano per poter scappare da te e la tua freddezza naturale, é di famiglia?- lo stuzzico pensando che comunque non abbia una reazione specifica, invece quello che fa é tutt'altro.

Proprio quando faccio per girarmi e uscire dalla libreria, lui mi afferra un polso, poi anche l'altro e mi spinge al muro, ora sono immobilizzata con le mani sopra la testa, bloccate dalle sue.

- No, muñeca, non é di famiglia, se ti da fastidio il mio atteggiamento dovrai abituartene, staremo insieme solo per sei mesi, dopo possiamo divorziare.- constata con un ghigno in faccia, io faccio una smorfia di disgusto.

Aspetta...Muñeca?

- E che diavolo dovrebbe significare muñeca?- domando confusa, non sapevo sapesse parlare italiano, semmai non ho mai pensato che i Theodore fossero spagnoli, o ne avessero origini.

Però lui non risponde, mi lascia andare i polsi ed esce dalla stanza senza dire altro.

Però lui non risponde, mi lascia andare i polsi ed esce dalla stanza senza dire altro

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