Call out my name

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Sophia pov:

Cazzo.

La prima lezione di oggi è quella di arte.

Ma non è questo il problema: Liam Torres sarà nel mio stesso corso.

Lo stesso Liam che per anni ha fatto finta che io non esista, nonostante fosse palese che all'inizio io gli morissi dietro.

Ma come biasimarlo? Aveva ai suoi piedi tutta la scuola da quando il suo migliore amico se ne è andato.

Di certo non chiedevo che mi dichiarasse amore eterno ma almeno una parola poteva spiccicarla ogni tanto.

Vabbè ormai tanto vale, non mi fa più lo stesso effetto e per fortuna questa mega cotta mi è passata da ormai parecchi mesi.

Perciò mi faccio forza e muovo il primo passo attraverso il corridoio pulpito di gente.

Gli sguardi di alcuni curiosi mi scrutano attenti mentre faccio il corteo attraverso il corridoio principale.

<<quest'anno le ha fatto proprio bene.>> udisco da uno degli amici di Liam, lui è appoggiato di schiena contro l'armadietto in mezzo alla cerchia di persone.

<<Io la trovo sempre uguale, com'è che si chiama? Sara?>> lo sento dire poi con tono strafottente.

Sono sicura che sapesse che sono in grado di udirlo ma non gli darò la soddisfazione di arrabbiarmi,

Sa benissimo come mi chiamo.
Siamo praticamente cresciuti insieme

E comunque non capisco la frase dell'amico Alex: certo quest'anno sono cresciuta, ho tolto l'apparecchio e ho cominciato a truccarmi ma ciò non mi fa sicuramente apparire più bella.

Probabilmente mi stava prendendo in giro e basta.

Ma non mi servono ulteriori paranoie perciò mi infilo in aula e prendo l'ultimo banco in fondo a destra.

La classe è ancora vuota, ma la fortuna di entrare prima è poter prendere i posti in fondo bramati da tutti.

Piano piano la classe si riempie è come ultimo alunno Liam Torres fa il suo ingresso accompagnato da Grace e Ashley, le due ragazze più popolari della scuola.

Oggi è particolarmente incazzato, più del solito per quanto possibile.

Tiene le labbra carnose corrucciate e si passa la mano sui capelli corvini con fare nervoso, spettinandoli ancora di più.

Indossa una maglietta nera aderente che fa contrasto con le braccia tatuate, e dei pantaloni della tuta.

È vestito da scappato di casa ma risulta comunque elegante e emana un'aura magnetica incredibile tanto che tutti, compresi i ragazzi, non riescono a togliergli gli occhi di dosso.

Me compresa.

Sophia riprenditi

impreco mentalmente quando mi rendo conto che il sottoscritto si sta dirigendo verso il banco accanto al mio, che è occupato da un poveretto.

<<È il mio posto Harry>> erompe con voce seria e bassa.

Harry lo guarda confuso, poi osserva me per un'attimo e infine si alza per prendere posto tra le prime file.

Fanculo.

Faccio per alzarmi a mia volta quando una mano mi afferra i fianchi e mi fa sedere di nuovo sulla sedia.

<<si può sapere qua l'è il tuo problema?>> Esclamò indignata allontanando le sue mani.

<<Si può sapere qua l'è il tuo di problema?>> mi scimmiotta aria fintamente dispiaciuta.

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