Quando arrivai all'inizio di quel lungo corridoio, la colsi di spalle. Ero ancora troppo distante affinché lei mi notasse. L'idea della cena era solo un modo per capire che cosa sapesse, ma soprattutto quali fossero le sue intenzioni.******
Osservai i suoi occhi scorrere lungo la lista dei vini. Aveva già scorso tre intere pagine. I suoi occhi erano attenti.
Era senza alcun dubbio un tipo meticoloso e pensai che questo tratto calzasse bene con la sua immagine di ragazzo enigmatico e controllato." Un Canon la gaffeliere andrà bene, grazie " disse, per poi chiudere il menù e consegnarlo al cameriere.Distese poi la schiena sulla spalliera della sedia e, poggiando i gomiti sui braccioli, intrecciò le mani. " Come mai proprio Seoul? " Domandò, spostando lo sguardo da Marcel a me.
Io e Marcel ci guardammo nello stesso preciso istante. Ero certa che avessimo pensato la medesima cosa: non potevamo dire a un estraneo che il motivo per cui eravamo qui era per cercare mio padre. Parlai prima che potesse farlo lui. Temevo che se avessi esitato ancora un secondo in più, le nostre voci si sarebbero potute intrecciare e finire per dire cose del tutto opposte.
" Per i TBS cioè BTS! " Dichiarai prontamente. Serrai le labbra mordendomi la lingua quando mi accorsi della voce stridula con la quale avevo parlato.
Lo trovai immobile a fissarmi. Aveva uno sguardo di puro scetticismo. Le sopracciglia erano leggermente inarcate. Con i gomiti poggiati sul bordo del tavolo, teneva i palmi uniti come chiusi in preghiera. Muoveva le dita come se stesse riflettendo.
Tirai un respiro di sollievo quando vidi giungere il cameriere con la bottiglia di vino, seguito dagli altri che portavano i piatti. Mi avevano praticamente salvata dal suo sguardo interrogatorio.Notai confusa Ryan fare cenno al cameriere per poi guardarmi.
Compresi il significato dietro quei cenni solo quando notai il cameriere avvicinarsi per versare il vino nel mio bicchiere. Sovrapposi di getto una mano tra il bicchiere e la bottiglia "non bev- " provai a dire ma prima che potessi rifiutare, la voce di Ryan mi fermò: " dovresti provarlo almeno una volta ".
Tolsi la mano, consentendogli di riempirlo, per poi passare agli altri.Avvicinai il bicchiere alle labbra e provai a berne un sorso. Nel momento in cui però le mie labbra ne assaporarono il gusto, d'istinto mi ritrassi. Non sarei mai stata una grande amante dei vini, pensai fra me.
" Questo Kanon è orribile " dissi fra me. Sentii Marcel trattenere una risatina, sicché di getto mi voltai verso di lui con aria interrogativa." Canon. Si pronuncia Canon la gaffeliere ". Fu quando sentii la sua voce che mi correggeva che mi resi conto che non l'avevo solo pensato, ma lo avevo anche mormorato. Mi maledissi da sola mentalmente. Incrociai il suo viso. Le labbra erano protese in avanti, disegnandogli nel volto un espressione divertita.
Marcel prese a schiarirsi la voce per alleggerire quel senso di disagio che circolava nell'aria.
" Dalla tua pronuncia scommetterei che oltre l'inglese parli bene anche il francese "" Ho vissuto prima a L.A e poi in Francia ". Non fu tanto ciò che disse, ma il modo che mi diede la vaga idea che non volesse parlare di se stesso. Fu conciso e la voce mi parve quasi priva di emozioni.
Ero sicura che Marcel avesse avuto la mia stessa percezione. Lo intuii quando prima di parlare, si schiarii la voce.
" Anche io sono stato in Francia, ma non per molto. L'ho trovata un po' fredda " confessò. Assottigliando la voce quando prese a descrivere il suo soggiorno in Francia. Sgranò gli occhi e alzò un dito come se si fosse appena ricordato qualcosa. Avvicinò un fazzoletto alla bocca. asciugando la salsina che si era depositata all'angolo della sua bocca e poi riprese a parlare.
" Ricordo ancora il giorno in cui mi trasferii. Ritardo dei voli di quasi tre ore, quasi investito da uno di quei mezzi utilizzati in aeroporto per il trasporto persone e ciliegina sulla torta una coppia francese. Lei lo stava praticamente supplicando di ritornare in Francia con lei e lasciare l'amante marocchina di cui si era invaghito. "Il mio sguardo cadde su Ryan. Sul viso aveva un espressione dura. La mascella era serrata, le sopracciglia aggrottate e la sua mano era stretta in un pugno.
L'amore non si dovrebbe elemosinare. Pensai fra me
Non appena dissi queste parole fu come sentire la mia coscienza rispondermi: e tu? Intraprendere un viaggio per provare a trovare l'amore di un padre che ti ha abbandonata, non è anche questo elemosinare? Sentire quella vocina mi fece sgranare gli occhi.
Stavo davvero commettendo lo stesso errore di quella donna? Mi chiesi fra me.Il telefono di Marcel prese a vibrare insistentemente.
" Scu-sate, torno subito " fece titubante come se fosse indeciso se lasciarmi li.Nel seguirlo con gli occhi scorsi qualche tavolo più lontano una coppia di anziani. Lui le stava tenendo una mano.
Di sottocchio vidi Ryan seguire la direzione del mio sguardo." È così che dovrebbe essere, non credi" dissi con un filo di voce.
" Non saprei. Il sentimentalismo non mi si addice " disse a occhi bassi per poi rialzarli verso di me.
" Parli come se ti avessero spezzato il cuore "
La sua prima reazione la vidi nel corpo. Tenendo gli occhi fissi nei miei, portò le spalle indietro facendole aderire allo schienale della sedia.
Le sopracciglia erano leggermente inarcate, le labbra erano protese in avanti a formare un espressione prepotente e al contempo provocatoria.
Era praticamente fermo a fissarmi. - Mi sentii nuda-
" E se invece il cattivo fossi io? " la sua voce era diventata profonda e graffiante, e allo stesso modo lo divenne il suo sguardo.Deglutii a vuoto.
Divenni un fascio di nervi, ma non volevo che lui lo vedesse. Cercai allora di dissimulare. Afferrai senza pensarci il calice e lo bevvi tutto in un sorso. Nel momento in cui però lo avvicinai alle labbra, ritrassi prontamente il viso.
Al mio gesto emise un piccolo sbuffo incredulo " non hai detto che non bevevi? "
Aveva il gomito appoggiato sul bracciolo. In modo quasi incosciente prese a sfiorare le sue labbra arricciate in una smorfia provocatoria.Arrossii.
" Ho appena iniziato "
Dal nulla riapparve Marcel e riprese posto vicino a me. " Allora che cosa mi sono perso ? "
Canzonò divertito spostando lo sguardo tra me e lui.
Avrei voluto rispondergli in modo poco fine ma mi trattenni.Il resto della serata trascorse normalmente. Anche se forse normalmente non era proprio il termine più corretto. Nel momento in cui Marcel ci raggiunse, divenni un po' taciturna rispetto a come mi ero mostrata. Ogni tanto, quando incrociavo lo sguardo di Ryan, beccandolo a fissarmi.
A fine serata aveva insistito affinché ci accompagnasse dinanzi all'ascensore.
Ci fu uno scambio reciproco di buonanotte tra i due.Solo quando fui nell'ascensore e le porte erano sul punto di chiudersi, sentii come la necessità di parlare. " Buonanotte " ripetei. Non appena lo feci, colsi la sua attenzione. Forse più che me stessa, stupii lui. Mi guardò.
Rimasi attaccata a quegli occhi fino al momento in cui le porte dell'ascensore si chiusero.
E lui fece lo stesso. Questa volta non scappai.
In nessun momento da quando l'avevo conosciuto ero riuscita a reggere lo sguardo. Ero sempre stata quella più codarda fra i due, distogliendolo sempre per prima. Ma forse era perché inconsciamente sapevo che l'ascensore si sarebbe chiuso in qualche istante.
Forse furono proprio quei cinque secondi a rendermi più coraggiosa.
STAI LEGGENDO
Give me Love - Cosa non so di Te?
ChickLitIvy è una giovane ragazza inglese che, desiderosa di ritrovare suo padre scomparso in circostanze mai chiarite, parte per Seoul. Nella misteriosa capitale coreana, immersa tra l'intricato labirinto di misteri e le luci coloratissime della metropoli...