Capitolo 04

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Doveva ammetterlo, Halley l'aveva salvato non una, ma ben due volte.
La lettera di Muriel l'aveva sconvolto più di quanto non volesse ammettere; non tanto sull'immediato, lì si era rimboccato le maniche e si era messo al lavoro con il negozio.
No, era stato alla sera.
Aveva ripensato a lui.

L'aveva abbandonato da due anni, per il Paradiso. E ora richiamava Muriel ai piani alti e abbandonava anche l'ultima cosa che lo teneva legato alla Terra.
Quella dannata libreria.
Avrebbe dovuto dargli fuoco, o chiuderla (forse meglio).

Eppure, lui era lì quando Azraphel aveva aperto. L'aveva invitato ad entrare quella sera fredda di ottobre, e da allora ne era sempre stato il benvenuto.
Quante volte avevano bevuto assieme nel retro. Quante risate. Quanti piani irrealizzabili. Quanti pisolini su quella comoda poltrona. Quante volte si era fermato anche solo per guardarlo lavorare.
Si odiava per quanto si sentiva sentimentale e nostalgico.

"La libreria è anche un po' tua, no?" Gli aveva detto, per convincerlo a prestargli la Bentley.

Una tristezza sconfinata lo avvolse.
Gli mancava. Terribilmente.

In quel momento, Halley si mise a piangere.
«Ehii, no no- tranquilla.» La prese, dondolandola tra le braccia e avviandosi verso un piccolo cucinino nel retrobottega.
Continuò a cullarla, mentre il latte si scaldava piano sul fuoco.
Il pasto sembrò rifocillare la piccola, anche se non ebbe l'effetto calmante che Crowley sperava.

Era irrequieta, continuava a piangiucchiare, e questo per un attimo mandò il demone in crisi. Cosa mai poteva volere quella creatura da lui?
«Okay, guarda ora cosa facciamo.» Uno schiocco di dita e nella biblioteca calò il buio assoluto. Pian piano però, sul soffitto, iniziarono a comparire piccole luci, sempre più luminose.
Alla vista delle stelle, Halley iniziò a quietarsi.
La magia però la fece la voce di Crowley, calma e tranquilla.

«Quella è l'Orsa Maggiore. Sai, per i greci quella stella è nata dal mito di Callisto. Molto tragico se posso permettermi di dire la mia.»
Crowley continuò a raccontare, consapevole che in realtà alla piccola non interessava niente di Callisto, Zeus, e suo figlio.
Tempo dieci minuti però, Halley dormiva profondamente tra le sue braccia. Non ci volle molto perché pure lui si addormentasse, le stelle ancora luminose sul soffitto.

*

La luce penetrante dall'esterno lo svegliò quella mattina, troppo presto per mettersi al lavoro ma troppo tardi per continuare a dormire sulla poltrona.
Tra le sue braccia, Halley dormiva ancora pacifica, un rivolo di bavetta a rigarle il mento.
Sorrise, scostando una coperta che nemmeno ricordava di aver preso dall'armadio.

«Buongiorno.» Al suono della sua voce gli occhi della bambina si aprirono, lenti e ancora impastati dal sonno. Uno sbadiglio e la piccola era pronta ad una nuova giornata di pappe, nanne e coccole.
Osservava Crowley armeggiare con la cucina, seduta nel suo piccolo seggiolino, il pancino impaziente.

Il demone aveva appena finito di scaldare il latte, quando qualcuno bussò alla porta della libreria.
Le 8:15. Troppo presto per qualsiasi cliente.
«Siamo chiusi.» L'avventore però non voleva saperne di smettere di bussare.

Sbuffò, posando il biberon appena tiepido sul tavolo e maledicendo chiunque lo stesse per costringere a scaldarlo di nuovo.
«Siamo dannatamente chiusi.» Ruggì, aprendo la porta di scatto.
Quale sorpresa ebbe, trovandosi un volto fin troppo familiare di fronte.

«Ciao, Crowley.»
«Shax.» Grugnì il demone alla vista della sua ex collega, nonché ora Granduchessa Infernale.
«Ho messo due demoni a sorvegliare il tuo appartamento ieri sera, ma quando non sei rientrato ho immaginato dovessi essere qui.» Disse lei, lo sguardo schifato.
«Vieni al punto Shax. Cosa spinge una del tuo rango qui?» Dopo che Belzebù se n'era andata con Gabriele in Dio solo sa quale posto, l'unico demone abbastanza qualificato a ricoprire quella carica era proprio Shax. E non aveva atteso molto prima di fare richiesta per la promozione.

«Del mio rango?» squittì compiaciuta lei «Crowley caro, non essere invidioso. Se avessi accettato l'offerta di Belzebù a quest'ora ci saresti tu al suo posto.» continuò, malevola.
Credeva di poterlo stuzzicare, come se diventare Granduca fosse qualcosa a cui ambiva davvero. Ma per favore.
«E insomma-» Il demone si fermò all'improvviso, annusando l'aria che proveniva dall'interno della libreria.

«Ohh. Questo non è più un avamposto.» Sorrise, mostrando i denti storti e aguzzi.
Merda.
«A saperlo, sarei entrata a farti una sorpresa senza troppe cerimonie.» Fece un passo, ma Crowley le si piazzò davanti. Non esisteva che Shax mettesse i suoi luridi piedi lì dentro.
«Cosa vuoi, Shax?»
«Lady Shax, per te.» Replicò, indispettita dal suo comportamento.

«Non capisco perché tieni così tanto a questa baracca, visto come sei stato scaricato da quell'angelo.» Sibilò, prima di sospirare e fare un passo indietro sulla soglia.
«Sta succedendo qualcosa, lassù. C'è fermento. Tanto. Come-» si fermò, lasciando che il silenzio riempisse quella pausa, e diede uno sguardo in giro, circospetta «Come quando è sparito Gabriele. Anzi, forse peggio.»
Doveva aspettarselo. C'era un motivo se Muriel era stata richiamata così di fretta, senza preavviso.
«Mi stai chiedendo se so qualcosa?» Il demone rise. Come potevano credere che lui avesse informazioni?

Di nuovo, Shax si guardò intorno.
«Qualcuno ha usato l'ascensore, stanotte. Per venire qui.»
«E tu come lo sai?» Ora sì, era curioso.
«Ho le mie fonti, caro Crowley.» rispose, ora davvero consapevole che il demone di fronte a lei non aveva idea di cosa stesse parlando «Credevo, speravo, che qualcuno dall'alto ti avesse fatto una visita.»

Il rosso scosse la testa, infastidito.
«Credevi male.»

Il silenzio fu interrotto dal fattorino che, senza nemmeno degnare Shax di uno sguardo, chiese una firma al demone prima di smollargli in mano una scatola piena di libri.
«Beh, ti lascio al tuo triste lavoro umano. Spero che mi aggiornerai se dovessi sentire qualcosa.»
«Non vedo perché dovrei.» Sibilò Crowley prima di rientrare nel negozio.

Allora, un piccolo pianto impaziente aleggiò per tutta la stanza.
«Oddio, cos'è questo rumore insopportabile?» Ringhiò Shax, cercando di individuare la fonte all'interno.
«La TV.»

La porta si chiuse, consentendo a Crowley di tirare un sospiro di sollievo.

Posata la scatola vicino all'ingresso con noncuranza, il demone tornò da Halley con mille pensieri che gli vorticavano per la testa.
Un altro problema in paradiso.
Qualcuno che usa l'ascensore.
Guardò Halley, che si godeva piacevolmente il latte caldo.
Voltandosi, il suo sguardo si fermò sulla poltrona su cui aveva passato la notte, e sulla coperta.

Era sua. O meglio, gliel'aveva regalata Azraphel, anni addietro.
Era comparsa magicamente una volta in cui si era addormentato guardandolo fare l'inventario.
"Sembravi avere freddo" Sapeva che non era possibile, non per loro.
"Oh, tienila. Anzi, lasciala qui, così puoi usarla quando vuoi" Ed era rimasta lì. E lui lo copriva tutte le volte. Spesso faceva finta di addormentarsi, solo per sentire i passi leggeri dell'angelo avvicinarsi a lui, e le sue mani calargli quel caldo oggetto delicatamente sul corpo.

Chissà se si era mai accorto che fingesse.
Probabilmente no. Era troppo ingenuo per farlo.
La notte prima però lui dormiva per davvero. Ed era quasi sicuro che qualcuno fosse passato a mettergli quella coperta addosso.

«Che diavolo combini, Angelo?»





Buongiorno a tutt*! Spero stiate vivendo bene questi ultimi giorni prima di Natale ✨

Intanto, rieccoci qui, con la nostra storia che pian piano (molto piano, i know) prende forma. 

In questi giorni hanno pure annunciato la stagione 3 e, ovviamente, fremo dalla curiosità 🖤 ci vorranno mesi, anni, ma sappiamo tutti che alle fine ne varrà la pena 😌

Nel frattempo vi auguro una buona giornata e buone spese natalizie 🎅🏻

Like a Comet [AZIRACROW]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora