L'alcol scendeva giù per la sua gola, ormai senza nemmeno più provocargli quel familiare pizzicore.
Spesso si chiedeva perché lo facesse. Ubriacarsi per lui era estremamente difficile, o almeno, non aveva più l'effetto che aveva un tempo.
Si era dato la spiegazione che ormai era diventato un rituale, una routine a cui il suo involucro umano si era abituato. Passeggiare per quel parco a tarda notte, una bottiglia di vino scadente in mano, la sua Bentley parcheggiata poco lontano con un buon CD dei Queen a ripetizione.Stasera era diverso però.
Qualcosa l'aveva spinto a mettersi in macchina ad una certa ora del pomeriggio e a guidare senza sosta fino a lì: un piccolo cimitero nella periferia di Edimburgo.
Aveva posteggiato la sua adorata macchina ed era sceso con due bottiglie sottobraccio, diretto verso un punto specifico tra le tombe e le sculture ornamentali.
Sapeva bene cosa si aspettava di vedere: una statua, alta dai due ai tre metri, raffigurante una figura maschile con una tunica, una croce tra le mani e due possenti ali sulla schiena.L'aspettativa non lo tradì su questo, no.
Fu il volto dell'angelo a farlo.
In cuor suo aveva sperato (ma non l'avrebbe mai ammesso) di trovare mutati i lineamenti della statua, dall'ultima volta che era stato lì.
Sperava di vedere il suo angelo, colui che era tornato in paradiso, abbandonandolo e spezzandogli il cuore.
Invece, gli occhi che lo scrutavano immobili, erano sempre quelli di Gabriele, ex Arcangelo del Paradiso.Tolse gli occhiali, come se i suoi occhi serpentini potessero scrutare qualche dettaglio che le lenti scure gli stavano celando.
Ma niente cambiò.
Sospirò, prima di riprendere a bere attaccato alla bottiglia.«Idiota.» Già, cosa mai sperava di ottenere? Anche se avesse trovato la faccia di Azraphel lì, su quella statua, cosa sarebbe mai cambiato?
«Che sottone. Otto ore di macchina per vedere una statua.» Rise amareggiato, prima di sedersi ai piedi della riproduzione in marmo.
Erano passati circa due anni da quando si era ritrovato a vivere da solo su quell'ammasso di terra e acqua. E inquinamento. E umani fastidiosi. Senza di lui.Tecnicamente non era così solo: c'era Muriel, a cui dava una mano col negozio di libri, poi Maggie e Nina, felicemente fidanzate e fin troppo prodighe nell'offrirgli caffè e musica per distrarlo. Aveva di nuovo il suo appartamento, con le sue piante, e la sua amata Bentley.
Certo.
Ma il vuoto e la solitudine che sentiva dentro gli parevano incolmabili.Più volte si era maledetto per aver sprecato l'Acqua Santa contro quei demoni buoni a nulla, ma non aveva mai cercato davvero di entrarne nuovamente in possesso.
Almeno, non finora.Girò lo sguardo. Se ricordava bene...
«Bingo.»
Una piccola cappella, grande abbastanza per qualche magro funerale e qualche piccola funzione.
Doveva per forza essere consacrata. Con un fonte battesimale con almeno qualche goccia di Acqua Santa.Barcollò verso l'ingresso, sempre bottiglia alla mano.
Posò la mano sulla maniglia ed esercitò una leggera pressione. Non ci volle molto perché la porta si aprisse.
L'aria fresca, pregna di santità e spiritualità, lo investirono. Assaporò quella sensazione, avversa e familiare allo stesso tempo.
Stava per muovere il primo passo all'interno, quando un rumore proveniente della Bentley lo fermò.Una canzone.
Maledizione a lei.
La sua preferita, eppure la evitava come... beh, come l'Acqua Santa, da due anni.
Sorrise e, con la voce impastata dall'alcol, ripeté le parole del buon Freddy.«Love of my life, you've hurt me
You've broken my heart, and now you leave me
Love of my life, can't you see?
Bring it back, bring it back, don't take it away from me
Because you don't know what it means to me...»
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Like a Comet [AZIRACROW]
FanficDa quando Azraphel ha lasciato la Terra per dedicarsi al suo nuovo incarico di Arcangelo Supremo il tempo non si è fermato, né per Crowley né per il nuovo Grande Piano di Metatron. Qualcosa (o qualcuno?) porterà il nostro demone e il nostro angelo...