Halley non aveva più voluto continuare il discorso, per sua fortuna.
Avevano bevuto la cioccolata calda, tenuto il negozio chiuso per il resto della giornata e le aveva proposto di andare a casa a guardare alcuni dei loro film preferiti in tv.
Da quando Halley era cresciuta un po', aveva preso la decisione di spostare la loro residenza al suo vecchio appartamento; era una situazione che si confaceva di più all'avere una bambina che cresceva, anche per darle i suoi spazi.
Proprio per questo, il suo vecchio studio era diventato la sua cameretta, dipinta rigorosamente di azzurro. Cosa che stonava non poco con il resto della casa.Per tranquillizzarla aveva pure finto un invito a cena da Maggie e Nina (che si erano ritrovate a dover organizzare con mezz'ora di preavviso); così lei aveva passato la serata con le sue zie preferite e il loro gattone nero Elvis.
L'aveva riportata a casa sorridente e solare, come era sempre.
Le aveva rimboccato le coperte nel suo lettino e si era preparato a darle la buonanotte col solito bacio sulla fronte.
Lei però, gli aveva trattenuto la mano, gli occhi di chi vuole fare una domanda ma ne è titubante.«Papà...»
«Sì, ranocchietta?» Un attimo di silenzio, poi lo guardò negli occhi e glielo chiese.
«Tu sei triste che siamo solo io e te?» Quella domanda lo colpì. Non credeva che Halley potesse già avere la maturità di pensare alla sua di felicità, eppure gli umani (e quella bambina in particolare) non la smettevano di stupirlo.
«Intendi, se sono triste di non avere un gatto come le zie?» Chiese, serio.
Halley si mise subito a ridere, sgridandolo per non aver preso sul serio la sua domanda.«Oh scusa, scusa.» Ridendo, la scostò leggermente per sdraiarsi accanto a lei.
«Se mi chiedi se sono triste di non avere un compagno o una compagna, la risposta è no.» La figlia lo fissava, gli occhi pieni di curiosità.
«C'è stata solo una persona che avrei voluto qui, a crescerti con me. Ma è andata via tanto tempo fa.»
«E perché?» Sorrise, conscio di stare per impelagarsi in un discorso senza fine con quella curiosona di sua figlia.«Gli hanno offerto un lavoro molto importante, e lui ha preferito accettarlo che rimanere qui.»
«Oh.» La piccola ci pensò un po', infine gli chiese «E tu non potevi andare con lui?»
«In realtà potevo. E lui me lo chiese. Ma io avevo già... lavorato lì, e non si tratta di un bel posto in cui stare.»
Di nuovo, Halley si prese un attimo per pensarci.«Però potevi andare lo stesso, magari con lui non sarebbe stato un posto così brutto.»
«Dici eh?» Chiese lui, intenerito dal pensare innocente della figlia.
«Secondo me sì. Tipo, io odio la classe di matematica, però se mi siedo vicino a Tracy il tempo passa in fretta e lei mi spiega gli esercizi.
Magari lui ha accettato e pensava che insieme vi sarebbe piaciuto questo posto.»
Innocente, ma non ingenua.«Forse, ma ormai è passato tanto tempo.» Si alzò dal letto, pronto a darle il secondo e ultimo bacio della buonanotte.
«Aspetta! Devi raccontarmi di più, tipo come l'hai conosciuto e-» Si mise a ridere, rimboccandole di nuovo le coperte.
«Un'altra volta.»
«Ma-» Per la terza volta dovette costringerla a mettersi giù con la testa sul cuscino.
«Quando sarai abbastanza grande da... da leggere Orgoglio e Pregiudizio ti racconterò tutta la storia. Ma ora dormi.»
Con il broncio e lo sguardo sconfitto, Halley si arrese, sommersa dalle coperte.Crowley finse di non accorgersi dei suoi piedini che zompettavano per tutta casa neanche un'ora dopo. Così come, nei giorni seguenti, si sforzò di non mettersi a ridere ogni volta che la vedeva con quel libro in mano e casualmente chiedergli il significato di qualche parola improbabile.
*
Fu qualche giorno dopo che Crowley si ritrovò seduto sulla poltrona dello studio, lo sguardo malinconico.
Fissava uno dei cassetti della scrivania. Sapeva bene cosa ci fosse lì dentro, nonostante fossero anni che non pensasse nemmeno di aprirlo.
Parlare con Halley gli aveva fatto riscoprire vecchie emozioni, tornare alla luce vecchi pensieri.Da quando c'era lei, ammise a sè stesso, pensare a lui non faceva più così parte della sua quotidianità.
Certo, ogni tanto vedeva un bar, una pietanza, o qualcosa che glielo riportava alla mente... Ma erano pensieri fugaci, che relegava nel profondo della sua mente.Ora, seduto alla scrivania, si chiedeva cosa stesse facendo. Come se la passava l'Arcangelo Supremo in Paradiso? Pianificava l'Armageddon sorseggiando una tazza di thé?
Pensava mai alla libreria?
Pensava mai a lui?Aprì il cassetto.
Sul fondo, sotto a diverse buste da lettere sigillate, c'era lei.
Una foto del lontano 1941.
Che serata, che ricordi...
Sorrise mesto.Alzò la foto, stringendola tra le dita.
Dietro alla sua mano, poco lontano, spostò lo sguardo su un'altra foto incorniciata.
Ritraeva lui e Halley due anni prima, a Natale. Erano vestiti con lo stesso orribile maglione natalizio (un regalo di Maggie), abbracciati, vicino all'albero addobbato.
Lo sguardo tornò sulla foto in bianco e nero.«Potevamo essere noi.»
*
I giorni erano trascorsi, e lui ancora fingeva di non vedere il libro di Jane Austen che passava dallo zaino di scuola, allo zaino del calcio, alla scrivania della figlia.
Testarda e curiosa, proprio come lui.L'aveva portata alla solita partita settimanale. Mai avrebbe capito tutto questo fascino per quello sport, ma se la sua bambina lo amava così tanto, l'avrebbe portata ovunque.
«E poi hai visto che goal ha fatto Tracy? E' stata super brava, vero?» L'avrebbe ascoltata per ore, così fiera ed entusiasta delle sue compagne.
Nonostante, beh, avessero perso di tre goal.«Possiamo andare al parco domani? Vorrei allenarmi un po' con te»
«Tesoro, apprezzo molto ma non credo di essere molto bravo con gli sport.» Rise, facendo scattare la serratura della porta.
Stava ancora richiudendo la porta dietro di sè, mentre la piccola era già corsa in cucina per mollare lo zaino e aprire il frigo alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti.
«Ma tu sei bravissimo a fare tutto e-» Quell'improvviso silenzio lo fece irrigidire.In poche falcate, Crowley raggiunse la figlia in cucina.
Seduto al tavolo, proprio di fronte alla porta, c'era una figura maschile. Un completo bianco, un papillon dello stesso colore; dei capelli riccioli e barba biondi; dei bellissimi occhi azzurri, seppur contornati da profonde occhiaie.
Dovette aggrapparsi al muro per non cadere direttamente a terra.L'angelo si alzò dalla sedia, spostando lo sguardo prima su di lui, poi su di Halley.
«Ciao, Crowley.»
Salveeee!
Come promesso, ho cercato di aggiornare prima di subito ✨
E siamo al momento tanto atteso... L'incontro tra il nostro Arcangelo e il nostro Demone-Papà a tempo pieno!
Spero siate curiosi di scoprire cosa succederà, perché io sono curiosissima di sapere cosa ne pensate!!
A presto 🖤🤍
STAI LEGGENDO
Like a Comet [AZIRACROW]
ФанфикDa quando Azraphel ha lasciato la Terra per dedicarsi al suo nuovo incarico di Arcangelo Supremo il tempo non si è fermato, né per Crowley né per il nuovo Grande Piano di Metatron. Qualcosa (o qualcuno?) porterà il nostro demone e il nostro angelo...