ᴅ ᴀ ʀ ᴋ ʀ ᴏ ᴍ ᴀ ɴ ᴄ ᴇ
«Lui era tutto quello di cui avevo bisogno. Riempiva ogni mia mancanza con una naturalezza che nessun altro avrebbe potuto indossare così bene. Ma non bastava. Non è mai bastato. E sarà sempre così.»
Copyright @chiasbooks
All...
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
❛ Ed è sempre troppo, finché poi non scoppi. ❜
⋆ ☆ ⋆
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
𝑽𝒊𝒗𝒊𝒆𝒏𝒏𝒆
L'ufficio della dottoressa Daumann era asettico. Tutto era immacolato e ricordava un ospedale. Ogni singolo pezzo, che fosse mobilio o decorazione, era bianco.
Mi nauseava.
La dottoressa Daumann, la mia psicologa, sosteneva che quel candore fosse la rappresentazione dell'obiettivo comune di tutti i suoi pazienti: la guarigione.
Lei infatti credeva fermamente che ogni individuo avrebbe potuto redimersi e salvarsi. Ma non io. Perché, semplicemente, non era scritto nel mio destino. Io la frequentavo perché, dopo quello che era accaduto due anni prima, mia madre mi obbligava.
Contavo pazientemente i secondi che passavano tra una mia affermazione e la domanda che, come fosse un disco rotto, la Daumann avrebbe posto. Ne esistono di infiniti, tra zero e uno. E altrettanti attimi compongono lo spazio tra di essi.
Noi esseri umani siamo soltanto destinati a perderli uno alla volta e non afferrarli mai. Non è nella nostra natura, trattenere i momenti per più di un battito di ciglia tra cui rimane incastrata una singola salata lacrima solitaria.
«Hai detto che hai avuto difficoltà ad andare a cena regolarmente, nelle ultime due settimane», iniziò a dire la Daumann. In realtà, erano più di due settimane. «So che l'anniversario della morte di Vanessa s...»
«Non dica il suo nome con questo tono», la interruppi, stizzita.
«Perdonami, Vivienne. Volevo dire che se ti affatica comportarti normalmente, in questo momento è assolutamente comprensibile.»
Mi agitai sulla sedia. «Non mi fa più effetto, ormai.»
