3. Sepolto negli occhi

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Per un attimo lo vidi, e la mia attenzione fu sua.


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𝑽𝒊𝒗𝒊𝒆𝒏𝒏𝒆

Ogni percezione vive sepolta nei nostri occhi, nascosta dalla brillantezza dell'iride, nel profondo nero della pupilla che ci devasta e attira come fosse un richiamo di una sirena.

Le più importanti, quelle che ti fanno bruciare vivo, poi, sono così melodiose e armoniche che ti si aggrovigliano intorno al cuore come una catena, un intreccio che non è possibile districare.

Era quello a cui pensavo scendendo dal taxi subito dopo Shannon, che si stava sistemando il vestitino inguinale come se lo trovasse scomodo, ma il motivo per il quale l'aveva indossato era particolarmente evidente: piacere al ragazzo dell'appuntamento quanto bastava per convincerlo a portarla a casa con sé, a fine serata.

Io la raggiunsi sul marciapiede pizzicando le cuciture del mio abito tutt'altro che casto per tirarne i bordi più in basso possibile. Non mi sentivo a mio agio in quella particolare veste: io non ero solo una bella ragazza con la testa vuota che aveva come unico pensiero quello di piacere al bel ragazzo di turno.

Mi ero sempre chiesta perché la mia generazione avesse l'abitudine di apparire tanto inutile e vuota; pensare che fossero davvero tutti insensibili e privi di cuore mi risultava impossibile.

Non credevo fosse ragionevole comportarsi come se si fosse sprovvisti di sentimenti ed emotività, essere felici quando si tradisce il proprio partner perché «mi ama troppo, è noioso» o perché ha dei limiti che non vuole superare, anche solo per il momento, e non si è d'accordo.

«Ehi, bellissima», disse una voce mascolina, rivolta alla mia amica. Quel tono sempre freddo, che avevo sentito assumere una sfumatura diversa solo due volte in diciannove anni, mi fece gelare il sangue nelle vene. Soprattutto quando si rivolse a me e calcò bene ogni lettera che componeva il mio nome. «Ciao, Vivienne

𝐒𝐓𝐀𝐘 𝐖𝐈𝐓𝐇 𝐌𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora