IX: Abitudini.

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In che stagione ti rivedi? Io ti rivedo nella primavera: colorata, profumata.
Ti vedo correre in mezzo ad un prato pieno di fiori con il sole che si rispecchia nei tuoi capelli.
In che stagione mi rivedi? Io mi rivedo nell'autunno: scura, neutrale.
Mi vedo seduta in una panchina di un parco poco frequentato con le cuffie alle orecchie ed un libro sulle ginocchia.
Però queste stagioni sono solo di transito: poco fredde o poco calde, poco lunghe o poco calde, di mezzo.
Secondo te, riusciremo mai ad essere estate e inverno? Ad essere tutto anziché niente? Riusciremo a superare questo, per raggiungere quello? Io credo che...
***
Sabato mattina.

Patricia bussa alla porta, le dico che può entrare e la vedo spuntare con il suo solito sorriso. Come riesce ad essere già così sorridente di prima mattina?
"Non avevo dubbi fossi già sveglia, ti conosco fin troppo bene" in effetti ero già sveglia da pochi minuti a contemplare la vita... Ferma a letto.
"Buongiorno Patricia" la saluto ridendo e mettendomi a sedere. È vero ciò che dice, ma alla fine come poterlo negare: mi ha cresciuto lei. I miei genitori non credo sappiano molte cose di me.
"Ciao Stella, scendo a preparare la colazione, quando sei pronta vieni" dice e chiude la porta. Sa anche che odio avere la porta aperta, la mia cameretta è come un piccolo mondo per me in cui rifugiarmi.

Esco dalle lenzuola, indosso occhiali e ciabatte, mi stiracchio sbadigliando e controllo l'ora sul telefono: non troppo presto, ma nemmeno troppo tardi. Per quanto io odi dormire, non significa che anche di sabato mi debba svegliare prima delle sette del mattino, magari due orette dopo...
Mi alzo, spalanco porta e finestra, tolgo le lenzuola del letto e la federa del cuscino, li metto a lavare nella cesta in lavanderia: weekend, giornata restauro, fuori e dentro.
A differenza dei miei coetanei, trovo rilassante fare le pulizie o mettere in ordine, non sopporterei vivere nel caos. Ripeto, so che abbiamo una domestica, ma adoro aiutarla.
Sono così anche a scuola: sul banco tengo solo lo stretto necessario, il resto sotto il banco o dentro lo zaino, fortunatamente ho una buona memoria e non dimentico mai niente.

Dopo pochi minuti scendo e mi siedo a tavola con Patricia, ancora in pigiama e con i capelli più in disordine del solito.
La colazione è già pronta ed iniziamo a mangiare: oggi macedonia di frutta fresca ed il succo al mirtillo. Io amo il mirtillo. Anche lei, per oggi, questo. Non ho problemi a mangiare da sola ma preferisco in compagnia.

Quando abbiamo finito, lei inizia a sistemare la cucina, io salgo di sopra ad ascoltare rumori bianchi e leggere un po': odio muovermi troppo appena ho finito di mangiare.
Appena ho finito, qualche mezz'oretta più tardi, poso il libro e prendo il telefono accedendo la mia solita playlist casuale. Non credo nemmeno di sapere quali musiche ci siano dentro nello specifico, semplicemente quando ne scopro una che mi piace la aggiungo, c'è un po' di tutto lì ed in effetti dura un bel po', dovrei sistemarla ma odio stare attaccata al telefono per tanto.

Da lì, decido di iniziare a pulire e riordinare quel poco che c'è da pulire e riordinare. Sono molto gelosa delle mie cose e precisa, quindi per non dare ulteriori problemi a Patricia preferisco così, nonostante lei insista che è lavoro suo e non mio, abbiamo avuto parecchi battibecchi su questa questione ma alla fine ha ceduto.
"Se solo questa testardaggine riuscissi a metterla anche nelle discussioni familiari" mi ripete spesso.
Nessun fraintendimento, lei non mi incinta a litigare con i miei genitori, pensa solo (in segreto) che loro siano troppo autorevoli ed io troppo succube.

Lei adora raccontare storie ed io adoro ancora di più ascoltarla, scoprire ed immedesimarsi in un mondo ed in una vita che non è mia, come mi succede con i libri. Staccarmi dalla mia noiosa e ripetitiva routine per entrare in una realtà che non è veramente realtà.
Mi ha raccontato che lei è cresciuta in una famiglia in cui non avevano niente se non una piccola casa che però riusciva a contenere tante persone piene d'amore. Ammetto che, nonostante la mia fervida immaginazione, non sono riuscita ad immaginare la mia casa piena di persone o addirittura di "amore".

Ha aggiunto che è assolutamente molto grata ai miei genitori per averle dato questo lavoro e per pagarla per bene, nonostante io pensi che sia il minimo per tutto quello che fa. Ma che nonostante tutto le manchi la sua vita di prima, dove "si stava meglio quando si stava peggio". Lei ha dovuto trovarsi un lavoro perché non aveva niente, io penso che questo lavoro le abbia tolto tutto e non nego di sentirmi spesso in colpa.

Mi ha spiegato che circa venti anni prima stava con un ragazzo di cui era perdutamente innamorata. Suo padre non era per niente geloso nonostante lei avesse la fila dietro, lei aveva scelto lui perché "bello come il sole di primavera, ma cattivo come il freddo d'inverno": l'ha lasciata perché non riuscivano ad avere figli, quindi se n'è andato da una ragazza di cinque anni più giovane. Sua madre ha dovuto placare suo padre per non fargli commettere una rissa.

Mi soffermo a pensare che io non sono mai stata innamorata di nessuno, penso di essere ancora troppo piccola per queste cose. Ed anche se ci fosse qualcuno, i miei genitori non lo accetterebbero mai.
"Tranquilla Stella, il karma ha compiuto il suo gesto, il destino ha fatto quello che doveva fare: la ragazza l'ha lasciato per andare da un ragazzo benestante".
Lui dopo tutto questo, non trovando altre ragazze, è tornato da lei, ma lei ha avuto la forza di respingerlo.

Penso che lei sia una donna incantevole e che non avrebbe problemi a trovarsi un altro compagno con il meraviglioso carattere... "Non ho bisogno di un uomo per essere completa, e poi io ho te: mi basta questo".
Dice che sono la figlia che non ha mai avuto, che sono stata un dono della vita, ma io penso che si senta molto sola e che le farebbe piacere avere una compagnia maschile della sua età, anche se non me lo fa mai pesare. Mi viene instinvamente il pensiero di questa casa senza lei o con un'altra badante, ma lo scaccio subito via: non ci voglio proprio pensare.

Fra tutti questi pensieri con la musica di sottofondo, noto di aver finito il mio lavoro in cameretta e di non aver ascoltato un bel niente: mi metto seduta a terra ad ammirare il lavoro svolto.
Patricia entra in cameretta per controllare cosa stessi facendo, si complimenta con me e mi ringrazia per l'aiuto con le faccende. Lei mi riempie sempre di complimenti, dice che dovrei avere più autostima perché me la merito.

Mi lavo facendomi un restauro completo di quasi un ora, mi vesto comoda e leggera perché nonostante sia quasi fine settembre fa ancora caldo: leggins neri, maglietta azzurra e scarpe del medesimo colore.
Non sono tanto amica con le borse perché le ritengo inutili e scomode, quindi indosso il mio solito zainetto, lo riempio con il telefono, le mastiche e dei soldi buttati a caso dentro.
Un'altra mia fissazione: le gomme da masticare, con me ci sono sempre loro. Se sono fuori casa, ho una chewing-gum in bocca. Ne ho un pacchetto nello zaino di scuola, in cameretta, in questo mio solito zainetto, non mancano mai.

Appena sono pronta scendo spegnendo la playlist, saluto Patricia che mi raccomanda di stare attenta ed esco. Non avevo nessun impegno oggi, come sempre, ma non per questo mi sto chiusa a casa ancora, basta già il resto della settimana, uso il weekend come scusa per uscire.

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