XII: Cambiare.

1 0 0
                                    

Dicembre 24 mattina.

<Che noia Patricia non ci voglio andare!> Dico buttandomi sul divano e coprendomi con la coperta morbida e pesante. Drammatica si, infreddolita mai.
<Lo so Stella, ma pensa che sarà solo per la cena di oggi ed il pranzo di domani, e poi sarà tutto finito> risponde sedendosi anche lei.
<si, "solo"> dico mimando le virgolette e lei ride.
<Hai ragione, ma hai ancora mezza giornata per pensarci... Intanto vediamoci un bel film natalizio mentre beviamo cioccolata calda e mangiamo biscotti Pan di zenzero>
<Giusto, cercherò di non pensare alle domande inopportune dei parenti, al cibo orribile cucinato con i piedi, agli animali che lasciano peli dappertutto ed ai neaonati che piangono ed ai bambini che corrono dappertutto... A quei vestiti scomodi che dovrò mettere, ad avere i capelli legati, a dover essere truccata, perché sia mai che mi vedono "normale" anche solo per una semplice festa in famiglia. No Patricia io non ce la posso fare, io mi rifiuto>
Fortunatamente, non siamo una famiglia nunerosa. I miei parenti sono tali e quali ai miei genitori, motivo per il quale lavorano nella stessa agenzia ed hanno un figlio: chi ha deciso di averne due è guardato male perché "non si può perdere troppo tempo" e chi ha deciso di non averne è guardato male perché "non è capace a gestirsi con i tempi?".

<Portati un libro e delle cuffie, cerca di stare calma come ti dico sempre, se la situazione ti infastidisce molto esci fuori o ancora meglio usa la scusa del bagno. Detto da donna a donna, funziona sempre te lo assicuro> finisce il tutto con un occhiolino che mi fa abbastanza ridere.
Lo so, il natale è la festa della bontà, ma avendo il cognome "Lamia", più che un normale e dolce natale in famiglia sembra una guerra fra rivali.
<Quanto vorrei che tu potessi venire con noi o che ci fosse qui Marisol> dico sospirando e rassegnandomi all'idea che purtroppo non succederà.
<Piacerebbe tanto anche a me piccola Stella, a proposito, come sta?>

<Bene, dato il fuso orario credo che stia dormendo per ora, da lei dovrebbe essere tarda notte...> Guardo l'orario, lo fa anche Patricia come se ci capisse qualcosa <...È il primo natale che passiamo lontane ed è così strano: ero abituata a cantare le canzoni di natale vestite da elfo: è la nostra festa preferita nonostante il clima della mia famiglia...> Sospiro, guardando il vuoto e immaginandomela li davanti a me <...Lei riusciva a rallegrarmi anche in queste situazioni, una volta si è travestita da renna con tanto di cerchietto a forma di orecchione e naso rosso, che per la cronaca era di un pagliaccio, solo perché ero triste. L'idea era anche carina, se solo non si fosse dimenticata che è allergica a determinati tipi di plastica e quindi il naso rosso alla fine l'ha avuto veramente per tutto il giorno.> Finisco il racconto con un sorriso ricordando la scena, è assurdo come anche a distanza riesca a farmi stare bene quella stupida.

<Falle gli auguri da parte mia, ci tengo> mi risponde cercando di accarezzarmi i capelli, fallendo per i troppi nodi e annuisco.
Din don...
<Sono le 09:45 del mattino, chi mai potrebbe essere a quest'ora di natale? Non dovremmo andare tutti direttamente all'appuntamento alle 12:15?>
<Hai ragione Celeste, vado a controllare io tranquilla>
<Uffi non possiamo neanche vederci un film in santa pace noi du-...> Provo a dire ma vengo interrotta.

<Sorpresaaa!>
<COSA? CHE DIAMINE CI FAI TU QUI?>
<Sono venuta a trovarti, ti dispiace?>
<Forse sto sognando, ma... Non dovresti essere a chilometri e chilometri di distanza? Non dovresti essere sul tuo letto in pigiama a dormire da sola?>
<Si, dovrei ma no, non lo sono. È natale anche per la tua migliore amica, sai? Mica solo per te, egoista!>
<O sono troppo scioccata o troppo stupida ma non riesco a capire>
<Okay ricominciamo così il tuo cervello elabora meglio: ciao Celeste sono Marisol, ti ricordi ancora di me? Spero vivamente di sì ma non ne ho dubbi. Sono arrivata qui ieri notte, papà ha le vacanze di natale come ogni essere umano, non volevano scendere ma li ho convinti: mi sarebbe tornata utile la sedia elettrica ma ho dovuto accomodare con la tattica dell'insistere fino allo sfinimento, che a parer loro è anche peggio. Conosci bene quella tattica ma comunque, starò qui fino al 3 gennaio!>

***

<Marisol, che piacere rivederti, come stai?> Le chiede mia madre che, nonostante le loro divergenze, sembra sincera.
<Tutto bene Greta grazie, voi invece?>
<Tutto apposto, siamo felici che sei qui> risponde mio padre. Ogni volta sembrano telecomandati, come se i miei genitori seguissero un copione ideato da loro, non capirò mai come riescano ad essere così perfetti.
<Anch'io lo sono molto, non vedevo l'ora di rivedere Celly> dice dandomi una gomitata, in risposta le do uno schiaffetto.
Mesi che non ci vedevamo e il nostro affetto lo dimostriamo così, tra poco arriveranno le tirate per i capelli ed i pizzicotti.

<Si ma noi adesso dobbiamo proprio andare, si è fatto tardi... Celeste, sei pronta giusto? Gli altri ci stanno già aspettando>
<Ma se sono appena le 12 meno un quarto mamma...>
<Lo so, ma il tempo per partirci e arrivare se ne va, e lo sai che dobbiamo essere puntuali.>
Nemmeno a chiedere se Marisol può venire con noi perché sappiamo già tutti la risposta.
<Non ti preoccupare Celly, ci vedremo questa sera appena ti ritiri. Chiama a qualsiasi orario, noi siamo a casa con amici di famiglia. Prima di andare a dormire ci vediamo, va bene?> Risponde come se mi avesse letto nel pensiero, a volte ho seriamente paura che riesca veramente a farlo.
Come fa ad essere sempre la mia salvezza pur non sapendolo. Annuisco e ci salutiamo.

Mi guardo allo specchio prima di uscire, come se me ne fregasse qualcosa ma mi va di farlo: capelli legati in una treccia bassa con un elastico verde, collana e bracciale oro, un vestito a maniche lunghe rosso chiaro che arriva sopra le ginocchia, giacchetto dell'ennesimo colore. Mia madre era contraria alla borsa bianca che mi sono portata, per i suoi gusti troppo grande, ma doveva entrarci: telefono con il suo caricatore, cuffie e le chiavi di casa (non si sa mai scappo), libro con il suo evidenziatore, quadernetto con la sua matita. Oggi fortunatamente mi hanno stranamente dato l'eclatante permesso di indossare delle scarpe chiuse e basse bianche. Più che la bontà del natale credo sia stata l'aria che gli abbia dato un po' alla testa.
Prendo un bel respiro, saluto Patricia ed esco accompagnata dai miei genitori: bene, non sono pronta ad affrontare questo Natale, ma resisterò per vedere la mia migliore amica fra qualche ora.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 21 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

L'apparenza inganna. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora