III: Generazione.

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Siamo la generazione descritta male.
La generazione dipendente da qualsiasi cosa, ma che non ba bisogno di niente.
Quella che, al posto di nascondere i succhiotti, nascondono i tagli.
Quella che, al posto di avere le labbra occupate da altre, sono impegnate a fumare qualcosa.
Quella che, nonostante siamo bravissimi a scrivere poemi, andiamo male a scuola.
Quella che, nonostante ami leggere, non apre un libro di scuola.
Quella che, nonostante la mente sempre aperta e pronta ad inventare qualche cazzata, non studia mai.
Quella che sta con il viso illuminato da uno schermo, anziché dal sole naturale.
Quella dai mille impegni che, alla fine, non si svolgeranno.
Quella delle cuffie sempre alle orecchie, i capelli scompigliati davanti, le mani in tasca, le felpe lunghe e larghe, un libro o un album da disegno nello zaino, la testa abbassata.
Quella dei sogni nei cassetti, che poi bruceremo.
Quella dei sogni appesi, e poi staccati.
Quella del non voltare pagina, del non cambiare libro, ma di bruciare proprio direttamente tutta la biblioteca.
Quella che "Ti trucchi solo per apparire", o per nascondere le imperfezioni?
Quella che "Non ti trucchi mai, sembri stanca" non sembriamo, lo siamo.
Stanchi di tutto e di tutti, di alzarci la mattina o andare a letto la notte.
Quella che non ama fare sport ma cerca sempre un modo per scappare.
Scappare via, da tutto e da tutti, lontano.
Da questo mondo che ancora non ci conosce, che dovrebbe cambiare, che vorremo noi cambiarlo.
Quella dell'apatia, della strafottenza, del bipolarismo, del menefreghismo, della lunaticità.
Quella dei drogati perché ci tingiamo i capelli, ci facciamo i piercing o i tatuaggi.
Quando in verità lo facciamo solo per cambiarci un po', per vederci leggermente diversi, per accettarsi leggermente.
Quella dei non credenti, che sanno solo bestemmiare e non vanno in chiesa da anni.
Quella che, anziché ripararsi dalla pioggia, ci balla sotto e dagli occhi fa scendere, insieme ad essa, altre gocce di acqua, un po' più speciali.
Quella che, sotto alla doccia, si strofina forte la spugna, quasi irritando la pelle, come per togliersi uno strato che non le appartiene.
Quella dei 2 nello stare bene e i 10 nello stare male.
Quella che se abbiamo voti bassi siamo stupidi e se, invece, abbiamo voti alti siamo intelligenti.
Quella dei pregiudizi e giudizi, scelte e decisioni, conseguenze e problemi.
Quella più bella descritta in modo peggiore.
Quella peggiore descritta in modo più bello.
Quella che si vergogna a far vedere cosa ama, anzi di vantarsene.
Siamo un infinito di cose, ma dobbiamo continuare ad essere noi, sempre.
***
Lunedì mattina.

La canzone della sirenetta mi sveglia dal mio odiato sonno. Si, lo so che la maggior parte della gente dice "amato", ma io lo odio. È come sprecare tempo, stare per ore al buio e nella stessa posizione e nello stesso posto. Non serve a niente, anche per questo ho il sonno leggero e soffro poco il sonno. La spengo, mi scopro dalle lenzuola, indosso le ciabatte e gli occhiali, sbadiglio e mi stiracchio.
La prima cosa che faccio è aprire finestra e porta per fare arieggiare, scopro tutto il letto dalle lenzuola e sposto i cuscini per fare prendere un po' di aria anche ad esso. Scendo giù e saluto Patricia che mi da il buongiorno, poi mi mette il mio frullato alla frutta e dei pancake col miele.

<Ti ho già preparato anche la merenda che devi mettere nello zaino, barretta al cioccolato fondente e frutta secca> Non siamo fissati con l'alimentazione o lo sport, ma credo che i miei genitori preferirebbero che io fossi un po' più sgonfia. Loro sono entrambi alti e magri pur non avendo tempo e voglia di seguire una dieta o andare in palestra, infatti non si sa da chi io abbia preso, avendo per giunta pochissimi parenti. Sorrido e la ringrazio, per lei crepes con marmellata e caffè. Mangiamo insieme mentre chiacchieriamo, poi finisco, prendo la merenda e salgo di sopra a prepararmi.
Poso la merenda nello zaino e lo chiudo, entro in bagno e chiudo la porta accendendo la mia solita playlist casuale, mi lavo e metto il pigiama a rovescio sopra la sedia vicino alla finestra della cameretta.

Mi avvicino all'armadio e lo apro, prendo  un jeans qualunque, maglietta bianca un po' lunga e scarpe bianche. Metto il deodorante, mi vesto, poi torno in bagno per cercare inutilmente di domare la mia chioma, finisco, prendo il telefono spegnendo la playlist e scendo, prendendo nel mentre lo zaino e mettendomelo nella spalla. Saluto Patricia che mi augura un buon primo giorno scolastico ed esco, chiudo la porta e mi incammino per andare a scuola a piedi da sola... Questa sarà la mia routine per i prossimi 9 mesi.

Dopo qualche minuto arrivo a scuola, senza guardare nessuno entro subito e vado direttamente nella mia classe, che purtroppo è l'ultima di tutti, questo significa stare più tempo osservata o in mezza a tanta gente. Odio gli sguardi, odio essere al centro dell'attenzione, non so guardare una persona negli occhi per più di due secondi di seguito e balbetto quando parlo. Sono anche una fissata con la propria routine, odio i cambi di programma. Di conseguenza, non sono abituata ai cambiamenti come oggi, mi mette ansia non sapere di avere tutto in ordine o sotto il mio controllo.

Noto subito un posto libero in ultima fila, essendo in anticipo come sempre, e decido di sedermi lì per essere il più possibile invisibile al genere umano, lentamente inizio a vedere i miei nuovi compagni entrare, alcuni di loro credo si conoscano già da prima dal mondo in cui si approcciano l'un l'altro.

<Nanerottola, che piacere vederti qui> Questa voce la conosco bene, mi perseguita da anni, non posso crederci che sia qui... Anzi, me lo sarei dovuta aspettare, che stupida.
<Brittany...>
<Si, sono io, e questo è il mio posto, sgombra>
Senza protestare, nonostante ci siano altri posti liberi, mi alzo e mi sposto decidendo di sedermi nel posto più lontano al suo, ovvero in prima fila. Sarò davanti agli occhi del docente ma sempre meglio di star vicino a lei. È una ragazza che conosco dall'asilo, è stato sempre odio a prima vista, nonostante i nostri genitori lavorino insieme. Mi rubava la merenda anche se lei c'è l'aveva già, mi buttava le cose a terra o me le nascondeva, mi scarabocchiava i lavoretti che facevo con tanto amore. Non ho mai capito il perché di tanto odio nei miei confronti e tutt'ora a differenza di anni continuo a non capirlo.

Noto la statura di un ragazzo che si siede accanto a lei e prego per lui che sia molto paziente da sopportarla per ore consecutive, ma tanto è sempre stato così. Lei ha sempre conquistato tutti, il mondo l'adora per la sua estrema bellezza ed i modi di fare femminili che ha. Il problema è il carattere... Finalmente entra il professore di matematica in perfetto orario, si presenta e ci illustra in cosa consiste questa scuola, le materie ecc...
Prevedo già che sarà il solito anno io tutto studio e lei tutta cattiveria, ma ormai ci sono abituata. In situazioni come queste vorrei tanto avere la mia migliore amica a distanza...

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