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Grimmauld Place sembrava essere morta completamente.

Il pulviscolo danzava leggero nell'aria spettrale, ed era l'unica cosa che animava quella casa che sapeva solo di tenebre e rovine.

Nel vuoto e nella solitudine, sentiva il suo cuore battere con prepotenza.

Sapeva di essere solo nell'abitazione, ma avanzò lo stesso in silenzio, quasi timoroso di disturbare spiriti e fantasmi.

Uno strano senso di sconforto impregnò la sua gola quando, guardandosi attorno, notò come tutto gli apparisse così.. innaturale.

Non che quella casa gli fosse mai piaciuta, anzi, per diverso tempo, aveva cercato di evitarla il più possibile, recandocisi solo per le riunioni dell'Ordine.

Eppure, sentiva adesso un grande vuoto premergli in gola.

Aveva dato per scontato la vivacità che gli abitanti della casa, più o meno direttamente, gli avevano offerto.

Le voci, le risate, la confusione che aveva per così tanto tempo disprezzato.

Ora di tutto ciò non ne rimaneva niente.

Una crisalide vuota.

Un estraneo avrebbe di certo pensato che nessuno ci avesse mai abitato, ma gli occhi di Snape colsero piccoli accenni, che dimostrano quanto invece, quelle casa, fosse stata per un breve tempo vissuta.

Dettagli di chi, in quella casa, aveva visto al di là della guerra.

Due tazze di ceramica sul tavolo.

Un vecchio orologio sulla credenza.

Perfino un cappotto su una sedia.

Immutabili pensieri perduti.

Era stato lui a distruggere quella ragnatela finissima di legami.

Lo aveva fatto nel momento in cui aveva ucciso Albus, obbligando i membri dell'Ordine a fuggire, traditi da colui che per un breve momento avevano creduto loro compagno.

Batté le palpebre, obbligando sé stesso e risvegliarsi da quei pensieri terribili e reali.

Si guardò attorno, osservando con cura i quadri appesi alle pareti, ritraenti nobili maghi e streghe dell'antica casata Black.

E alla fine, lo trovò.

Era vuoto e forse un po' impolverato, notò con amarezza, mentre avvicinava la mano lungo la cornice verniciata d'oro.

La scosse leggermente.

Pur facendo attenzione di non usare troppa forza, dal legno si staccarono un paio di pagliuzze scintillanti, che scivolarono verso il pavimento.

"Phineas" la voce celava una sorta di irrequietezza "Phineas maledizione! Non ho tutto il giorno!"

Per qualche momento attese, ma il suo carattere facilmente irritabile gli suggerì ben presto un metodo più violento per richiamarlo e così, Severus afferrò con uno strattone la cornice e fece per scuoterlo.

La sua voce lo raggiunse in tempo a fermarlo.

"Non ci pensare neanche! Sai quanto è delicata la tela di questo quadro? Vuoi forse stropicciarmi?" e lo guardò profondamente accigliato.

"Ti assicuro che anche la mia pazienza è piuttosto.. delicata" replicò gelido

"Mi rispondi così giovanotto?" ringhiò Phineas cupo "Ti voglio ricordare che ho più di cento anni e che ho bisogno di dormire! Sai che ore sono? È notte!"

"Phineas! Per favore! Non ho molto tempo e non lo voglio passare a discutere con te! Sei morto santo cielo! Non hai bisogno davvero di dormire!"

"Va bene, Va bene! Cambiamo argomento, preside Snape" la sua espressione sorpresa, provocò un leggero sorrisetto sulla labbra sottili dell'uomo.

L'orchidea FantasmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora