Capitolo 12

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Un forte tuono, mi sveglia all'improvviso. La pioggia è battente e il vento, fuori, soffia velocemente.

Mi strofino gli occhi, per poi aprirli lentamente. Metto a fuoco la vista, la stanza di Dylan mi dà il buongiorno.

Mi volto verso l'altro lato del letto, trovandolo vuoto.

Lui ha deciso di dormire sul divano, lasciando a me l'intera stanza.

La tensione che si è creata tra di noi, ieri, non se n'è ancora andata.

Inoltre, ripensando al messaggio che ho ricevuto, non posso fare a meno di sentirmi un senso d'ansia addosso.

Non so cosa voglia dire, e non so chi l'abbia potuto mandare. So soltanto che mi ha leggermente scossa, ieri ho pensato a chi potesse essere, l'unico nome che mi è venuto in mente è stato quello di Vincent.

Ma non mi pare il tipo che fa queste cose, lui è una persona diretta. Non ha bisogno di utilizzare un cellulare, per dire ciò che pensa o come in questo caso, fare una minaccia.

Dylan a sua volta è rimasto turbato, tuttavia non l'ha dato a vedere. Però si percepiva a chilometri di distanza, la sua preoccupazione.

Cercando di non pensarci più di tanto, decido di alzarmi dal letto. Non riesco più a dormire, con un tempo del genere.

Mi dirigo in bagno per lavarmi e vestirmi, cerco di fare il tutto in fretta. Anche se mi sono trasferita, per un po', qua. Mi sento un ospite, è una sensazione strana quella che sento.

Mi muovo impacciata, ho quasi paura di toccare o mettere qualcosa fuori posto. Devo abituarmi a questa mia nuova dimora, e devo abituarmi al fatto di star vivendo con Dylan.

Se un mese fa, qualcuno mi avesse detto che lo avrei incontrato dopo anni, lo avrei sposato e sarei andata a vivere con lui, molto probabilmente sarei scoppiata a ridergli in faccia.

La vita è imprevedibile, dietro l'angolo ci sarà sempre qualche sorpresa, bella o brutta che sia.

Sistemo il letto, coprendolo con l'enorme piumone. Prendo il cellulare e me lo infilo in tasca.

Mentre raggiungo la cucina, un'improvviso imbarazzo si impossessa di me. Tuttavia appena finisco di percorrere il piccolo corridoio, noto di essere sola.

Mi guardo attorno e di Dylan non c'è nessuna traccia, rimango in mezzo alla stanza non sapendo come comportarmi. In mente, scorrono già mille pensieri, questi però vengono interrotti da dei passi.

Mi volto appena e lo vedo, indossa dei semplici pantaloni della tuta. È a petto nudo, nonostante fuori ci sia la fine del mondo. I suoi capelli nocciola sono leggermente arruffati, si strofina gli occhi con le mani, come quando lo faceva da bambino. Mi sembra quasi di vederlo, di riconoscerlo.

Appena si accorge della mia presenza, si blocca per qualche secondo.

<<Ahm, buongiorno.>>

Lo dico talmente con voce flebile, che non sono sicura abbia sentito.

<<Hai dormito bene?>>

Mi domanda, avvicinandosi verso il piano cottura per fare del caffè.

Mi dà le spalle e solo ora posso notare il tatuaggio, che è posizionato sulla sua schiena.

È un'enorme drago, proprio come il ciondolo che mi ha regalato mio padre.

Sono abbastanza sorpresa, da questa coincidenza.

<<Allora? Comodo il letto?>>

La sua voce mi risveglia, dalla mia osservazione sulla sua schiena.

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