Suonarono il campanello che erano già le sei passate. Andai ad aprire recuperando un accappatoio abbandonato sul divano.
Quando aprii la porta me lo trovai davanti, mi feci da parte ed entrò.
-Che ci fai qui?- chiesi, ma nello stesso tempo pensai che era venuto per la sciarpa.
-te l'avrei portata domani- continuai
-non ero venuto per la sciarpa. Per te. Ti ho vista sconvolta. Volevo sapere come stai.-
Dopo una pausa proseguì
-A inizio scuola ho temuto, anzi sperato che fossi una mia professoressa, ma temo che ci saremmo fatti espellere. Ti ho cercata, ti ho spiata quando entravi e uscivi dalla sala professori. Una volta ho sbirciato dalla finestra mentre facevi lezione...-
Girava per casa senza guardarmi negli occhi, parlando e aprendosi a me, mi raccontò dei suoi giorni di scuola delle spiate, dei commenti degli altri ragazzi sulla bella prof.
Si bloccò quando dietro il divano trovò il vestito che avevo la mattina; lo raccolse, lo guardò.
Poi preso un respiro mi disse quello che era venuto a propormi.
-È stato il preside vero? È uno stronzo. Non è la prima volta l'anno scorso lo fece con sua moglie durante l'ora di lezione. Povera donna! Tornò in classe con la mano stampata in faccia e una macchia che primeggiava sul maglione di lana.
Cercava di spiegava singhiozzando.-
Pausa.
-Oggi quando ti abbiamo vista, lo abbiamo pensato subito. Poi lo abbiamo visto uscire dalla palestra tutto tronfio e abbiamo avuto la conferma.-
Io stavo in silenzio ad ascoltare.
-Vogliamo fargliela pagare. È già tutto organizzato- disse infine. Prese la sciarpa e andò verso la porta.
Non ebbi la forza di dire nulla o dissuaderlo -Non fatevi beccare. Siete all'ultimo anno. Gente come quella vince sempre.- dissi.
-Questa volta non vince- rispose.
Mi strappò un sorriso, forse liberatorio; poi mi venne spontaneo spingerlo sul divano, saltargli si a cavalcioni, baciarlo, accarezzarlo.
Percepii quasi immediatamente il suo cazzo svegliarsi nei jeans, lo toccai con la punta delle dita.
-Finalmente senza intimo!- dissi io ridendo.
-Ho avuto una buona insegnante- risponde lui.
Mi libero dell'accappatoio, lui afferra i seni, li strizza, li lecca, infila le braccia sotto il mio sesso, mi spinge in su portandoselo alla bocca.
Mi aggrappo al divano, li lascio fare: la sua lingua corre morbida lungo le labbra, raccoglie gli umori, picchetta sul clito; lo sento duro, la lingua che si fa largo a cercarlo li nudo. In un attimo mi accendo, lo prendo per il collo, lo stringo al sesso, la lingua si fa più presente, insistente, diretta sul bottoncino vado in estasi.
Raccolgo la sua testa con entrambe le mani; vengo sulla sua bocca...
Lo sento sfilarsi che ancora gocciolo, si alza, si da una pulita con l'accappatoio.
Quando mi giro, mi regala un sorriso, apre la porta e va via.
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Diario di Paola - Cap.3
Short StoryIl Diario di Paola, ultimo diario ritrovato nella memoria del tempo: le sue esperienze sessuali, il suo esibizionismo, il rapporto con la sessualità e il suo corpo Scopri il mio blog: https://simonehappysun.wordpress.com/