Gita

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Arrivò il famigerato periodo della gita, dopo tante pressioni e inviti da parte dei ragazzi, decidemmo di accettare per accompagnarli in gita.
Alessandro e io fummo gli unici del nostro corso; Matteo ebbe non pochi problemi a trovare dei professori che li accompagnasse.
Ci ritrovammo la mattina presto in aeroporto, chi accompagnato dai genitori, chi già patentato era arrivato con l'auto propria; eravamo pronti a quattro giorni di assurda caciara scolastica e il buongiorno fu dato già in aeroporto: difficile fu fin dall'inizio, tenerli vicini e raggruppati.
Dopo il controllo bagagli fummo in attesa dell'imbarco al nostro volo. Alessandro mi portò il caffè comportandosi da perfetto collega.
Matteo più in la guardava la scena con gelosia: avevamo già discusso nei giorni precedenti, avevo detto di godersi la gita con i suoi compagni e non pensare a me, anzi di trovarsi una coetanea con cui trascorrere le notti della gita (purché tornassero a casa sempre in due).
Nella mia tuta grigia unico colore, e il mio perizoma rosso (lo avevo rispolverato e comunque, non so perché l'intimo lo metto sempre quando viaggio: ho stranamente l'imbarazzo della perquisizione), me ne stavo al calduccio; la stagione tardava a decollare e le temperature erano piuttosto fredde ancora.

Salimmo in aereo e sistemati i ragazzi prendemmo posto pure noi; Ale mi lasciò il posto corridoio, lo preferivo, anche perché riuscivo a controllare meglio i miei ragazzi.
All'aeroporto di Pisa c'era il pullman a noleggio ad aspettarci.
Quando ci sistemammo arrivo il messaggio di Matteo: "Hai portato il lush? Indossalo. Ora"
"Smettila. Divertiti" fu la mia risposta netta.
Passo qualche minuto, e il ripensare al messaggio mi fece venire la voglia.
Così imbracciato il piumino e messo sulle gambe, complice Ale che dormiva, tirai fuori il lush dalla borsa, lo accesi e andai a posizionarlo con non poche acrobazie.
"Fatto" fu il messaggio.
La sua risposta non si fece accendere, cominciò a usarlo a ripetizione, accavallai le gambe per attutire l'effetto, ma in realtà provocavo solo una maggiore stimolazione.
Arrivammo in centro e facemmo la nostra prima tappa, scesi dal pullman richiamai la mia classe, gestimmo la condotta e seguimmo la guida. Matteo per fortuna aveva un po' mollato il lush e io potevo rilassarmi. Guardavo a vista i ragazzi, accompagnata da Ale che la Toscana l'aveva vissuta in tempi universitari e mi faceva da Cicerone personale. Il sole era alto in cielo e decisi di togliere la felpa, rimanendo con una maglia a manica lunga. Facemmo il giro dei monumenti tra gli sghignazzi dei ragazzi e innumerevoli foto.
I ragazzi immortalavano continuamente me e Ale, avevano deciso che stavamo insieme, e si sparse la voce di questa diceria.
Facemmo delle foto di gruppo all'esterno dei monumenti e sul prato di ———-///
Finimmo tardi il giro e dopo il pranzo lasciammo liberi i ragazzi per poi attraversare il corso principale e risalire sul pullman che ci aspettava alla stazione.
La tappa seguente fu Firenze direttamente in hotel.
Procedemmo alla sistemazione nelle camere e finalmente giunsi nella mia.
Scappai in bagno, tolsi il lush, feci la pipì e nuda, mi buttai sul letto; volevo riposarmi un attimo prima della doccia.
Fui svegliata dalla telefonata di Alessandro "Ma dove sei finita? Ti stiamo aspettando siamo già tutti a tavola!"
"Scendo" dissi volando giù dal letto.
Infilo pantaloni della tuta e felpa e scendo.
Arrivo al tavolo dei professori con i capelli arruffati e le scarpe sciolte.
- Scusate - dico loro - mi sono addormentata -
- Sempre la solita stralunata - sottolinea Ale.
La cena prosegue tranquilla, qualche goliardia tra un tavolo e l'altro, qualche coro da stadio ma ben presto ci ritroviamo tutti nella sala comune.
Alcune classi decidono di rimanere li a chiacchierare, altri si rifugiano nelle stanze, la mia classe mi chiede di poter fare una passeggiata per vedere Firenze di notte.
Decido di acconsentire, cosi dopo aver preso il giaccone, usciamo per una passeggiata con alla base le solite raccomandazioni.
Rientriamo verso le undici e i ragazzi scappano nelle rispettive camere. Io aspetto un poco poi, salutato Alessandro salgo in camera.
Nell'ascensore mi vibra il telefono, lo tiro fuori dalla tasca e leggo il messaggio "stanza 411": era Matteo... non avevo voglia oggi di giocare, premo il bottone del mio piano, entro in camera, abbandono la tuta in bagno e vado a dormire. Nuda.

Diario di Paola - Cap.3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora