Maledetto lunedi

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Credo che il rientro a scuola del lunedi sia lo stesso sia per studenti che insegnanti. E forse lo è ancora di più quando torni da un fine settimana intenso e stancante.

Ho cercato di recuperare il più possibile e mi sono imposta di anticipare l'arrivo a scuola.

Mi sono fiondata alla macchinetta del caffè in attesa degli altri insegnanti.

La prima ad arrivare è stara Luisa, che appena entrata dall'ingresso principale si veste, alla mia vista, di un sorriso a cinquecentomila denti.

Mi salta addosso e mi saluta calorosamente.

Un paio di colleghi di altre sezioni guardano con un misto tra l'incuriosito e il divertito il calore di quell'abbraccio.

Porgo il caffè a Luisa, chiacchieriamo della nostra "connessione" serale.

Veniamo accerchiate dagli studenti che entrando si riversano alla macchinetta del caffè, quando vediamo entrare il preside e con lui Sabrina, mano nella mano.

Rimango quasi gelata quando li vedo, Luisa dal canto suo, nota l'impallidimento sul mio volto e si gira curiosa per capire cosa fosse successo.

Sabrina dal canto suo prosegue verso la sala professori con il preside accanto, facendo finta di non vederci.

-E' sua moglie?!- riesco a dire io.

-Si certo non lo sapevi?- risponde Luisa come se nulla fosse -Dai cominciamo a muoverci la campanella sta suonando. Buona giornata!-

Entro in classe frastornata, non tanto perché Sabrina aveva fatto un fine settimana di puro godimento, non tanto perché fosse sposata (forse lo sapevo ma non avevo prestato attenzione), quanto perché fosse sposata col preside, e quel preside! (Diario di Paola - oggi #Dietro gli scogli #Segreteria).

Tornai alla realtà quando un mio studente mi fece i complimenti per l'abbronzatura, distratta ringraziai e iniziai la lezione.

Non so come andò la lezione e le ore a seguire, so che alle 12:30 al cambio dell'ora mi trovai il preside ad aspettarmi davanti all'aula dalla quale stavo uscendo.

-Le devo parlare. Mi segua- disse autoritario.

Ancora una volta, come la volta passata, ci dirigemmo verso la palestra.

All'ingresso degli spogliatoi iniziò la sua predica

-Professoressa, stiamo andando male. Non solo non rispetta i miei precetti, il suo intimo è un lontano ricordo. Ma ora i suoi modi, e le sue "passioni" hanno coinvolto anche mia moglie. Vero è che non riguarda nulla con la scuola, ma posso esercitare il mio potere di fronte al collegio e avviare una azione disciplinare per comportamento non opportuno-

Cercai di non rispondere allo stronzo, sua moglie se si era liberata in quel modo nel fine settimana probabilmente l'aveva fatto per rispondere a una mancanza, di certo da lui provocata.

Lascia perdere.

-Capisco signor preside. Non accadrà più-

Risposi evasiva incamminandomi verso la porta dello spogliatoio.

La reazione non gli piacque, mi si avventò da dietro mentre andavo ad aprire la porta.

Mi sbattè sulla porta pressandomi su di essa con tutto il corpo, poi infilò la mano nei pantaloni insinuandosi alla ricerca del buco.

-Devi pagare penitenza Paola! Il primo è un avvertimento, il secondo una penitenza-

Mi girò e mi spinse a terra.

Tirò fuori il suo membro già duro.

-Succhialo. E la finiamo qui-

Decisi di pagare e lasciarlo perdere.

Presi in bocca quel membro, duro, corto ma molto grosso. Una cappella enorme che puzzava di piscio.

Me lo spinse dentro un paio di volte, nè più nè meno, bloccata tra le sue gambe e la porta, al terzo colpo venne, chiusi gli occhi, lo lasciai fare.

Senti un piccolo fiotto sulla lingua, poi lo tirò fuori ed esplose.

Mi esplose in faccia, sul vestito.

Il terzo fiotto sul seno a vista macchiava e scolava sul vestito.

Riaprii gli occhi guardando la sua faccia soddisfatta: non voleva godere, voleva solo "marchiarmi".

-Può andare- mi disse.

Scappai via dalla palestra, non tanto per quello che avevo fatto, non tanto per la ritorsione del preside stronzo, quanto per il fatto che io le "marchiature" le bollinature le avevo sempre odiate.

Risalendo per le scale incontrai Matteo,

Dopo tanto tempo, sapevo che prima o poi sarebbe successo.

Restammo pietrificati, io paonazza di rabbia, lui come se avesse visto un fantasma, quando notai lo sguardo del suo compagno ricadere sulla macchia tornai alla realtà: gli sfilai la sciarpetta dal collo, e andai via.

In sala professori recuperai le mie cose e corsi verso casa.

Diario di Paola - Cap.3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora