Capitolo 4 - Evasione

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Poco dopo

Kuna era stata appena rinchiusa in una delle gabbie più piccole e più brutte, e si era seduta per terra, triste per l'obiettivo non raggiunto.

La prigione era situata sotto al piano terra, dal quale si poteva accedere da una decina di scalini rozzi di pietra, nascosti dietro ad un mobile e non molto comodi, dato che erano scivolosi e troppo alti. Entrati nel sotterraneo, una semplice svolta a sinistra permetteva l'accesso alla prigione tramite un grosso portone in legno, ricamato da strisce di ferro; appena passato il portone si veniva illuminati da alcuni raggi di sole che entravano in quello spazio oscuro tramite una finestra con tre sbarre di ferro, ed erano visibili sei gabbie, tre a destra e tre a sinistra, grandi o piccole, munite solamente di un buco per i bisogni e una coperta di lana come letto. La prigione continuava così a sinistra e a destra, in modo monotono. Kuna era stata messa nella gabbia centrale a destra, poiché questa era la gabbia più illuminata ed era ben visibile dai soldati addetti alla sorveglianza della galera.

Kuna non aveva alcuna chance di scappare: era circondata da strette sbarre di ferro, con una fessura per far passare pane ed acqua, e nient'altro. Dalla parte opposta della fessura, si ergeva un grosso muro di pietra adornato dai freddi colori delle muffe e dalla tana di un topolino.

La prigionia è una cosa devastante per una persona abituata alla libertà, per non parlare di Kuna, che poco tempo prima correva felice nella giungla, senza pensieri.

Per ammazzare il tempo, la ragazzina inserì nel buco una sua unghia per vedere se ci fosse stato davvero un topo; in effetti c'era, almeno lo scheletro. Kuna lo lanciò ad una guardia per sfogare un po' la sua tristezza, e questa sia avvicinò a lei con fare arrabbiato.

- Hey! Non farlo mai più! - disse, e poi si adagiò di nuovo ad una gabbia, riprendendo il suo lavoro, dormendo.

Non sapendo quanto tempo l'avrebbero tenuta lì dentro, non sapendo neanche se sarebbe sopravvissuta, Kuna si accostò al muro raggomitolandosi e tenendosi le gambe con le braccia, e si lasciò andare in un sonno che più le parse uno svenimento.

Non sognò nulla, tale era la sua stanchezza, vide solo il nero del retro delle sue palpebre.

Quando fu notte, Kuna si svegliò, indolenzita e ancora stanca. Dalla piccola finestra vide i ciuffi d'erba danzare insieme al vento, accerchiati dai raggi che la luna piena gli stava regalando. Due piccole intruse allietavano il tempo con il brio della propria luce. Lucciole, era da così tanto che non le vedeva. Anche il canto delle cicale contribuiva al sogno che Kuna stava vivendo, quando... dalla finestra non si vide un'appuntita freccia grigia.

*Fump* *Splat* *Fump* *Splat*

Le guardie andarono giù come due sacchi di patate, senza dire una parola (fai fatica con una freccia in gola).

*Sbam*, e le sbarre della finestra saltarono via.

Dal buco che si era appena creato, ne entrò una figura sottile e agile; prima i piedi, poi le gambe, il busto, le spalle, le braccia e la testa. E l'arco con le frecce.

Kuna vide che corse verso una guardia, prese le chiavi delle gabbie, e andò verso di lei. Era alto e magro, dai capelli biondi e lo sguardo scaltro ma da buona persona.

Aprì la gabbia di Kuna e si fermò all'entrata. Anche lei era ferma, non capendo a pieno cosa stava succedendo; poi, vedendo che l'arciere la invitava a scappare, seguì il suo consiglio, e ciò che per lei era più vantaggioso, e uscì dalla prigione tramite la stessa finestra dalla quale l'arciere era entrato.

- Non penserete che sia così facile scappare da Azuma! - si sentì da una gabbia lì vicina.

Kuna e l'arciere si voltarono. Un vecchio imprigionato stava parlando con voce roca e affaticata.

- Io ci ho provato, ma evidentemente l'ho fatto male, dato che sono ancora qui. Invece voi potete andarvene, e ve lo auguro. State attenti alle sentinelle notturne che perlustrano la zona vicino alla giungla di Hayashi; girano in coppie, e hanno uno spada e l'altro arco. Se vi scoprono daranno l'allarme, e per voi sarà stata tutta una perdita di tempo. O non vi fate vedere, o le uccidete.

- Grazie - disse l'arciere, con una graziosa voce. - ora però dobbiamo andare.

La coppietta si avviò verso il bosco, e mentre stavano per entrarvisi, videro vicino ai cespugli una coppia di guardie, e un'altra una decina di metri più in là. Con movimenti piccoli, riuscirono a nascondersi in un cespuglio, a qualche metro da loro.

L'altra coppia di guardie stava guardando da un'altra parte. Nessuno li aveva visti.

Kuna e l'arciere si guardarono un attimo, e con uno scatto l'arciere corse verso il cespuglio vicino, nascondendosi di nuovo. Kuna però aveva capito che dovevano uccidere le guardie, e, allarmata dalla sua corsa, non si era (per fortuna) mossa.

L'arciere le disse di venire, e Kuna lo raggiunse. Così, lontani abbastanza da non essere più visibili dall'altra coppia di soldati, e dalla parte opposta della coppia più vicina, si addentrarono finalmente nella giungla, senza permettere alle guardie di dare l'allarme.

- Ora dove andiamo? - disse Kuna all'arciere.

- Ora andiamo a Minami - disse lui.

Kuna e il metallo misteriosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora