Capitolo 3 - Accecata

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Il giorno dopo la scoperta

Kuna si era addormentata vicino a quella mostruosità metallica, dopo aver pianto talmente tanto da finire tutta la sua energia.

Quando si svegliò, stava per andare in ipotermia, dato il grande freddo che circondava la zona. Si alzò in piedi frettolosamente e percorse il breve tratto dalla meteorite alla giungla, dove già si stava meglio.

Si rese subito conto che per far tornare la temperatura corporea alla normalità, avrebbe dovuto accendere un fuoco; si guardò le unghie: il legno con le quali erano fatte era marcio, dato il freddo e l'umidità, a parte quell'unghia che era rimasta attaccata al laghetto scuro. Ebbene, quest'unghia era diventata di metallo, forte e tagliente come una spada. Con una pietra si percosse l'unghia, che creò delle scintille tali da accendere un piccolo focolare. Questa non si graffiò nemmeno.

Riacquistando vitalità, Kuna, vedendo quanto l'unghia fosse diventata forte, corse di nuovo verso quel liquido, e immerse tutte le altre unghie lì dentro.

Il legno si colorò di grigio e riprese vigore.

Kuna, dopo tutte quelle emozioni passate e quei ricordi così pesanti, non riuscì a pensare altro se non di vendicarsi di quei soldati, quegli assassini senza pietà, e, vedendo nuova forza, nuovo potere nelle sue nuove armi, partì verso Azuma, la città dell'est, dopo aver salutato per l'ultima volta Sanu con uno sguardo sfuggente.

Corse furiosa e frettolosa verso la città che ora stava prendendo il sopravvento sulle altre; dovete sapere che nel regno in cui abitava Kuna, c'erano quattro città: Kita, città del nord, Nishi, città dell'ovest, Azuma, città dell'est, e Minami, città del sud. Kita era la capitale di questo regno, ma, come già detto, era scomparsa dopo un evento catastrofico. Rimaste tre città, nessuna volle subito prendere il comando del regno, dato che erano più o meno allo stesso livello di ricchezza; ma quando Nishi si alleò con Minami, nella città dell'est si creò una sorta di disaccordo con le altre, culminante con la guerra che distrusse la città di Kuna. Ora solo la città del sud e quella dell'est erano rimaste, e la ragazzina sapeva che ormai Azuma avrebbe sopraffatto anche Minami.

E dopo questa digressione necessaria, ritorniamo a Kuna.

Dato che conosceva la giungla di Hayashi come le sue tasche, anche grazie a Sanu, seppe orientare la corsa verso Azuma, e in un'oretta stava già per arrivare alla destinazione (correva davvero veloce!).

Quando la città le si prostrò davanti, Kuna non entrò dalla porta principale, ma si nascose in un cespuglio dall'altra parte della città, osservando i soldati che avevano il dovere di proteggerla.

La parte della città che la ragazzina vedeva era protetta da alte mura di pietra, con al culmine delle passerelle per arcieri o sentinelle. Davanti a Kuna c'era un portone che permetteva l'accesso alla città, protetto da due guardie armate di lancia con un'armatura di ferro, e, poiché Azuma non era in guerra, ipotizzò che quella porta fosse aperta, per facilitare l'ingresso ai mercanti di altri luoghi. Oltre alle due guardie, sopra vigevano silenziosi due arcieri, attenti ad ogni piccolo movimento. Kuna non era stata avvistata perché era ancora lontana, ma sapeva che per arrivare alla porta sarebbe stata vista per forza.

La ragazzina pensava solo a vendicarsi, ovvero creare caos nella città e uccidere più soldati possibile, e per far ciò, con un atto di disperazione e rabbia allo stesso tempo, spuntò fuori dal cespuglio quasi più agilmente della pantera incontrata nella giungla, e scattò velocissima verso le due guardie vicino alla porta. Queste si trovarono in difficoltà perché non erano pronte per un'azione così veloce, e, confuse, si prepararono a combattere. Kuna, quando fu a loro vicina, cambiò direzione improvvisamente schivando i dardi degli arcieri, che nel frattempo l'avevano vista e avevano incoccato le frecce, disorientando ancora di più le due guardie, che colpirono con degli affondi di lancia l'aria, e non Kuna.

La piccola vendicatrice fece un grande salto e atterrò con gli artigli sulla guardia più a sinistra. Le piccole lame riuscirono a perforare la corazza, infilzandosi nel corpo del nemico e ferendolo gravemente. L'altra guardia si voltò verso di lei abbastanza goffamente, e colpì con un altro affondo, che Kuna schivò con un altro saltello, riuscendo perfino a salire sulla lancia. Con un artigliata colpì la faccia della seconda guardia, che si accasciò a terra.

Intanto gli arcieri avevano dato l'allerta ed erano scesi dalla passerella, spostando con poca grazia gli abitanti vicino alla porta incriminata e preparando le frecce allo scocco. Kuna aprì la porta e, vedendo delle frecce puntate su di lei, la richiuse subito sentendo i due TOMP che i dardi fecero quando si conficcarono nel legno. Veloce la riaprì e scattò verso gli arcieri, che vennero tramortiti da un potente calcio in faccia.

Kuna, vedendo allora l'ingente numero di soldati che stava uscendo da una caserma, e riconoscendo l'abitazione maestosa del re, identica a quella di Nishi, venne colta da una malvagia idea: vendicare la sua città uccidendo il re dei distruttori.

La ragazzina corse verso quell'abitazione, schivando agilmente qualche freccia degli arcieri, di pattuglia per le strade, e, arrivata, con una spallata scardinò la porta d'entrata.

Dato che la struttura era quasi identica a quella della sua città, Kuna sapeva che il re risiedeva al secondo piano; quindi, con le truppe alle calcagna, salì sulle scale senza badare alle cameriere e ai servitori che, ignari delle sue intenzioni, svolgevano normalmente il proprio lavoro.

Giunta al secondo piano, come si aspettava, trovò il re seduto sul suo trono di legno attentamente lavorato; eccolo, finalmente, il re di Azuma, Anji.

La madre di Kuna le aveva detto il suo nome mentre le raccontava una storia, per farla addormentare, sulle origini di Azuma; le aveva inoltre detto che non era una persona pacifica, anzi era piena d'odio e di cupidigia.

Lo si poteva vedere dal viso: con la corona dorata sulla testa, una sciarpa d'ermellino e un mantello rosso, Anji era un grasso re dalla faccia paffuta. Aveva i capelli corti neri e dei grossi occhi, neri anch'essi, coperti da un folto mono ciglio, un naso dalle narici profonde e una bocca carnosa che, quando non era piena di cibo, sputava parole egoiste e spesso fuori luogo.

- Non avresti dovuto farlo! Non avresti dovuto distruggere la mia cittààà! - urlò Kuna dal fondo della stanza, e partì verso il trono con una rabbia fuori dal normale. A fianco del re, spaventatissimo, c'erano due lancieri ben addestrati, sue guardie del corpo. Questi, pronti allo scontro, avanzarono verso Kuna senza paura, mentre lei correva verso di loro. Con le lance alzate, la prima guardia diede un affondo, schivato semplicemente con un salto, ma mentre Kuna era in aria, la seconda guardia diede un altro affondo rapidissimo, che le colpì il braccio e lo perforò.

Dolente ma con spirito vendicativo, Kuna scattò verso il re prostrando gli artigli in avanti per infilzarlo, ma quando questi si trovarono a pochi centimetri dalla faccia del bersaglio, Kuna venne presa dai piedi dalla seconda guardia, arrestandole la corsa. Venne subito afferrata per i polsi e alzata da terra dalle due guardie, dopo aver rimosso l'attrezzo dal braccio sanguinante, e mentre lei era davanti al re, lanciandogli occhiate furenti, lui le disse, mentre il sudore gli colava dal quadruplo mento:

- Oh che spavento! Quasi quasi quegli artigli mi graffiavano la guancetta! Per fortuna i miei due amici ti hanno presa, e saranno loro stessi a metterti in prigione. Portatela via da me! - urlò, e così fu fatto.

I soldati trasportarono Kuna fino alle prigioni, dove la rinchiusero.

Kuna e il metallo misteriosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora