Capitolo 14.

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Finalmente, dopo aver passato quasi un'intera settimana di insonnia, ero riuscita a dormire divinamente. Nessun accenno alla brutta faccia di mia madre, né tantomeno alle urla del figlio di Adamo che mi auguravo di vedere presto davanti a me, sano e salvo, al sicuro. Non mi ero svegliata nemmeno una sola volta durante la notte e iniziai pensare che forse, la sera prima, Katherine mi avesse messo del sonnifero nell'acqua di nascosto. Era davvero impressionante quanto mi sentissi sveglia e riposata una volta aver aperto gli occhi, ma non nascondo quanto fossi anche nervosa allo stesso tempo. Il motivo era molto semplice: avrei probabilmente continuato a dormire per un altro paio d'ore buone se soltanto al di fuori della mia tenda non si fosse udito un gran trambusto perdurare per almeno una quarantina di minuti.

Sapevo perfettamente che dovevo essere riconoscente a tutte le persone che stavano lavorando lì fuori, ma dovevano proprio fare così tanto rumore di prima mattina? Chi si sarebbe mai aspettato che costruire armi, montare tende e fare allenamenti fisici avrebbe creato un baccano simile?

Decisi che non sarei uscita dalla mia tenda fin quando non mi sarebbe venuto a chiamare Reep, come era solito fare. Fu così che mi alzai dalla branda sulla quale avevo dormito e mi diressi verso i cassettoni che erano stati riposti nell'altra estremità del mio padiglione. Infilai velocemente un vestito simile a quello che mi aveva dato il giorno prima Kezia, dal colore verde scuro, anche in questo caso piuttosto leggero, estivo, e lievemente più corto rispetto ai soliti abiti invernali che portavo da tutta la vita.

Mi sporsi in avanti e osservai la mia immagine riflessa in un piccolo specchio che faceva capolino proprio di fronte a me. Avevo decisamente un aspetto migliore rispetto a quello del giorno prima, la pelle sembrava più idratata e le enormi occhiaie nere che solcavano i miei occhi sembravano quasi del tutto sparita. Sorrisi.

Accarezzai lievemente la collanina che portava al collo, ricordandomi ancora una volta di quanto fosse lontano mio padre. I miei pensieri stavano per prendere una piega triste e malinconica, così mi sforzai di non pensarci, provai a fare finta di non sentire tremendamente la sua mancanza e di non desiderare ogni giorno di più di vederlo magicamente riapparire per aiutarmi a guidare l'esercito.

Scrollai le spalle e mi spazzolai velocemente i capelli prima di infilarmi sulla nuca una sottile tiara che trovai dentro uno dei tanti cassetti lucidi dell'armadio. Clip, clip, clip.

Sentivo solo il rumore assordante dei Centauri che affilavano le loro spade, o i gemiti dei Fauni che si scontravano in battaglia. Stava iniziando a farmi tremendamente male la testa, così presi a massaggiarmi velocemente le tempie, desiderando con tutta me stessa che tutto quel caos sparisse da un momento all'altro.

Mi accovacciai nuovamente sul mio letto una volta finito di prepararmi e socchiusi gli occhi, cercando di non pensare a niente. Volevo solo staccare da tutto e da tutti per un paio di minuti, e sembrai riuscirci, considerando che dopo pochi secondi non udii più nemmeno un singolo suono. Tutti i rumori esterni avevano cessato di esistere in una frazione di secondo, era come se tutti i presenti fossero misteriosamente spariti nel nulla.

Aggrottai le sopracciglia e, dopo aver sbuffato, mi alzai per vedere cosa fosse successo. Fu così che, proprio mentre stavo per uscire dalla mia tenda, sentii un forte rumore metallico, come di una spada che veniva estratta dall'Elsa e, subito dopo, udii qualcuno parlare.

<<Siamo qui per conferire con sua maestà, la Regina Amberlie>>.

Era una voce maschile, che parlava con una certa sicurezza, come se dovesse dimostrare ai presenti di avere una forte autorità.

Incuriosita, uscii finalmente dalla mia tenda, lentamente. Non sapevo che cosa mi aspettasse lì fuori, si sarebbe potuto trattare di un soldato della strega e, in tal caso, non sarebbe stata affatto una visita gradita. Non appena varcai la soglia della mia stanza, mi venne automatico alzare lo sguardo su coloro che mi ritrovai davanti. Inutile dire che non si trattò affatto di un soldato della Strega Bianca, ma bensì di qualcuno di molto più importante.

Le Cronache Di Narnia - Il Leone, La Strega e L'Armadio || Edmund PevensieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora