𝟒 - 𝐂𝐀𝐂𝐂𝐈𝐀𝐓𝐎𝐑𝐄

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Potrei aver lasciato alcuni
errori, ma volevo aggiornare
perdonatemi!

Guardai il cibo nel mio piatto senza toccarlo, mentre mia madre e mio padre stavano già mangiando

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Guardai il cibo nel mio piatto senza toccarlo, mentre mia madre e mio padre stavano già mangiando.

Avevo bisogno di fumare una sigaretta, ma farlo davanti a mio padre sarebbe stato un suicidio.

Non avevo paura di lui, provavo pena nei suoi confronti. La sua vita e le sue attenzioni erano tutte sul lavoro, soldi e soldi. Era il giudice penale del tribunale di Brooklyn. Aveva nelle mani l'enorme azienda di famiglia (gestita da mia madre) e non mi aveva mai dato tanta importanza.

Sergey Blanchard trattava davvero di merda mia madre. Dopo i quattordici anni, avevo smesso di chiamarlo "papà". Non si era fatto problemi su questo, non mi voleva bene e delle volte neanche mi considerava suo figlio.

Per lui avrei dovuto studiare legge o economia, ma a me non interessava. Avevo una certa abilità nel gestire gli affari e i soldi. Sergey lo sapeva, per questo mi aveva intestato l'azienda.

Due cose, non tollerava per niente: il fatto che non mi ero ancora trovato una donna da sposare e che avevo il corpo "ricoperto di tatuaggi", come era solito dire.

Mio padre si schiarì la voce «Hades, hai trovato qualcuna che ti interessa?», si voltò verso di me, masticando.

Mia madre divenne subito tesa, perché sapeva che saremmo finiti per discutere e rovinare la cena.

Ispirai prima di rispondergli, per non alzarmi e colpirlo con qualsiasi oggetto avrei trovato. Strinsi la
forchetta tra le dita, facendo diventare le nocche bianche.

Mi leccai le labbra nervoso. «No», ringhiai secco, senza aggiungere altro.

Alzai lo sguardo temibile verso di lui, che mi sfidò allo stesso modo.

Il tavolo era enorme, eppure eravamo solo tre persone. Mia sorella era scappata al college a diciotto anni. Mi aveva detto che il suo piano era restare lì in Svezia e non tornare mai più negli Stati Uniti. L'avrei fatto anche io. Ma avevo da fare a Brooklyn.

«Be', venerdì prossimo ci sarà una raccolta fondi con dei miei conoscenti...hanno delle figlie e sarebbero anche di buona famiglia-» borbottò, prima di venire interrotto dal rumore che fecero le mie mani quando sbatterono sul tavolo mentre mi alzai innervosito.

Non mi preoccupai dell'Hölle, poiché non ci sarebbero stati i giochi quel venerdì, ma sarebbe stata solo una normale serata di discoteca. Sarei dovuto essere presente l'altra settimana ancora, per la festa in maschera di Halloween.

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