𝟏𝟎 - 𝐒𝐎𝐆𝐍𝐈 𝐃'𝐎𝐑𝐎

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Hades

Sentivo il ticchettio delle sue scarpette del cazzo. Avrei voluto che se le togliesse, tanto quanto avrei voluto che si sfilasse quello stupido straccio bianco, che non le copriva nulla. Non sapevo perché mi ero intrufolato a quella festa, Das aveva saputo che Talya era lì con uno degli scagnozzi di Walter e voleva andarci a tutti i costi solo per portarla via. Ma non pensavo ci sarebbe stata anche lei, non mi sembrava tipo da quelle feste. Non mi sembrava tipo da quella vita. Quando ero entrato e avevo visto le sue mani su di lei, avevo sentito la gola prudere e la testa scoppiare. Ero abbastanza sicuro che si fosse trattato di istinto, escludevo la gelosia. Dovevo solo proteggerla, perché se mio padre avesse saputo che ero lì e che avevo permesso che le accadesse qualcosa, non me lo avrebbe perdonato. L'avevo fatto solo per quel motivo. Solo per quel motivo.

«Se pensi che io salirò nella tua lercia auto, dove hai portato centinaia di ragazze, ti sbagli. Non vorrei prendermi qualche malattia sessualmente trasmissibile», la sentii borbottare alle mie spalle con voce fastidiosa. Potevo immaginare quel viso da ragazzina con un espressione compiaciuta.

Si era fatta bella, e tutti l'avevano guardata, tutti dentro a quell'appartamento l'avevano immaginata senza il suo vestitino. Cercai di mettere il freno a quegli stupidi pensieri. Come se mi sarebbe interessato qualcosa, d'altronde. Mi voltai verso di lei, bloccandomi. Asteria sussultò e spalancò gli occhi, quasi spaventata, poiché l'avevo colta di sorpresa.

Presi un respiro. «Non farmi incazzare stellina, sali su quella dannata auto, altrimenti per te ci saranno venti chilometri da percorrere e non credo che tu possa farcela con quelle sottili gambe.» La presi in giro, scherzando sulla parte del corpo di lei che più preferivo, dopo le labbra carnose e rosee che si ritrovava. Erano slanciate, lunghe, abbronzate e invitanti.

Lei strizzò lo sguardo spazientita. «Vaffanculo!», pronunciò in un tono duro e senza rimorso, successivamente fece cadere le braccia lungo i fianchi in modo teso, poi mi superò con superiorità e uscì sulla strada.

Mi scappò un piccolo sorriso compiaciuto, adoravo vederla incazzata nera con me. Adoravo stuzzicarla e beccarmi quelle risposte da maestrina intelligente com'era.

Non appena la raggiunsi fuori, il vento fresco di Brooklyn le stava accarezzando i capelli, scoprendole il collo. Teneva le braccia incrociate a causa della temperatura fresca di ottobre a New York. Tirai fuori le chiavi dalla tasca e le puntai verso la mia auto nera, facendo accendere i fari.

«Così ora avrai meno freddo», la stuzzicai guardandola dall'alto e andando verso l'auto. Non le aprii la portiera. Non ero un tipo da galanteria.

«Cristo, quanto ti odio», Sussurrò sotto i baffi quando entrammo in auto, le luci della città le illuminavano il viso dai tratti morbidi e l'ombra scura dei suoi capelli le copriva gli occhi chiari.

Misi in moto l'auto. «Attenta a ciò che dici, Asteria» Dissi con lo sguardo concentrato sulla strada.

La sentii fare un finto saltello nel posto del passeggero e un piccolo urletto le scappò dalle labbra. «Oh no...chissà cosa mi farà adesso Hades Blanchard! Sono davvero troppo spaventata...», affermò totalmente ironica. Udii risata divertita dal suono dolce e pacato. Rideva alle sue stesse battute.

Mi leccai le labbra. «Chiudi la bocca. È un consiglio. Eppure credevo di avertelo già detto», le dissi voltandomi per un attimo verso di lei e incrociando il suo sguardo ipnotico. Non riuscii a far tornare gli occhi sulla strada per una manciata di secondi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 28 ⏰

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