NOAH
Rilasciai l'aria che avevo trattenuto per qualche secondo all'interno del petto, alzandomi di scatto dalla panchina per dirigermi verso la porta dello spogliatoio e, successivamente, sul ghiaccio.
"Non puoi aspettarmi, almeno per una volta?" mi chiese improvvisamente la voce della persona che avevo ormai iniziato a considerare come la mia nemesi, facendomi rivolgere un'occhiata gelida nella sua direzione.
"Ci alleniamo individualmente, quindi non vedo il motivo per cui dovrei aspettarti" commentai con astio, voltandomi nuovamente in direzione della porta per aprirla con forza.
"Ne sono più che consapevole, credimi, ma...siamo compagni di allenamento da più di un anno, ormai. Pensavo che magari potessimo iniziare a non farci più la guerra a vicenda" replicò Elijah con aria tranquilla, causando, dentro di me, l'improvviso agitarsi del mostro di rabbia e frustrazione che abitava la mia testa da quando lui aveva vinto il Mondiale dell'anno prima, costringendomi alla medaglia d'argento.
"Pensavi male" lasciai uscire dalle mie labbra con lo stesso tono delle parole da me dette precedentemente, considerando quella conversazione conclusa.
"Noah, posso sapere che diavolo ti ho fatto?" mi domandò, invece, prima che potessi richiudermi la porta alle spalle dopo averla oltrepassata, in un tono a metà tra l'esasperato e lo scocciato.
Eppure, io ero l'unico che aveva il diritto di sentirsi in quel modo. Io ero l'unico che poteva prendersela con l'altro. E sempre io ero l'unico che doveva permettersi il lusso di prendere brutalmente le distanze.
Non lui.
Lui non poteva pretendere niente dopo che aveva rovinato tutta la mia vita e tutto quello per cui avevo lavorato da quando avevo quattro anni. Nello specifico, quello che finalmente, dopo due anni di sfortune una dietro all'altra, avrebbe potuto essere mio.
Invece, è arrivato Elijah Stevenson, dal nulla più totale, a vincere qualsiasi competizione nazionale ed internazionale ci fosse stata in programma durante tutta la stagione agonistica: tappe di Grand Prix, finale di Grand Prix, Nazionali Inglesi, Europei e Mondiali.
Non se n'è lasciato scappare nemmeno una.
"Stai scherzando, vero?" tuonai allora, mentre una sensazione di pura tensione si faceva largo nell'aria che ci separava, in un modo talmente forte che quasi si riuscissero a percepire a pelle delle scintille di elettricità.
"Sto solo cercando di capire" iniziò a dire lui, mettendo le mani avanti. "Fin da quando ho messo piede in questa pista, ho sempre cercato di comportarmi in maniera corretta con te. Non ti ho mai intralciato. Non ti ho mai criticato. Non ti sono mai stato in mezzo durante gli allenamenti. L'unica cosa di cui mi sono concesso il privilegio è stata rivolgerti qualche parola ogni tanto, mentre tu, invece, non hai fatto e non fai altro che disprezzarmi senza alcuna ragione apparente. Quindi, ti chiedo per la seconda volta, mi spieghi di cosa credi io sia la causa per farmi odiare da te in questo modo?".
A quel punto, mi avvicinai a lui, pattini ai piedi e borraccia in una mano, un passo alla volta in completo silenzio, posando le mie pupille sulle sue solo quando fummo a meno di dieci centimetri di distanza, petto contro petto.
"Mi hai rubato tutto, venendo qui. Ecco cosa mi hai fatto. Ecco perché non sopporto la tua vista" gli dissi quasi sussurrando, consapevole del fatto che a causa della nostra vicinanza potesse sentirmi lo stesso.
Non appena pronunciate quelle tre frasi, cercai di scostarmi da lui per tornare a quello che sarebbe stato il mio allenamento del pomeriggio, venendo bloccato, però, dalla presa della sua mano sul mio polso destro.
Polso destro che, a quel contatto, aveva iniziato a formicolare leggermente come tutte le altre volte che ci eravamo sfiorati, anche solo per sbaglio.
"Non puoi seriamente darmi la colpa del fatto che io sia più bravo di te" replicò Elijah con aria incredula e sconvolta, prendendo a scuotere la testa quasi fosse impossibile per lui credere alle parole che avevo appena lasciato uscire dalle mie labbra.
Purtroppo, invece, la mia indole competitiva e la mia gola di vittoria erano talmente forti che era tutto vero.
Nonostante tutto il resto.
"Mollami" gli intimai solamente, non volendo dovergli propinare delle spiegazioni che nemmeno avevo, prendendo a strattonare il braccio per sfuggire alla presa delle sue dita flessuose.
"No".
"Ho detto che mi devi mollare".
"Ed io ti ho detto di no"."Ti pongo un quesito simile al tuo, allora: piuttosto, cosa vuoi tu da me, di così importante, da non capire che noi due non saremmo mai altro che rivali?" gli chiesi lasciando la bocca aprirsi in un sorrisetto divertito e di scherno subito dopo, sogghignando tra me e me, poi, quando la sua mano ricadde spontaneamente accanto al suo fianco.
"Non deve essere per forza così, Noah" mormorò lui, a quel punto, dopo qualche secondo di silenzio, a quanto pare non riuscendo a capire quando una battaglia è già persa in partenza.
"Sì, invece" conclusi con secchezza, rivolgendogli un'ultima occhiata glaciale prima di attuare un terzo tentativo di raggiungere la pista.
Eppure, nonostante l'odio e la rabbia evidenti che credevo e mi costringevo di provare nel profondo del cuore nei confronti di quel ragazzo, la mia pelle ancora formicolante non voleva saperne di collaborare.
Proprio come sempre.
*******
Era passata un'ora e mezza dall'ingresso sul ghiaccio di Elijah quando successe.
Eravamo tutti a provare i nostri salti come al solito: io il QuadruploLutz, Savannah, che si allenava con me fin dall'infanzia, il TriploFlip e lui il QuadruploLoop.
Poi, un urlo di dolore disumano pervase nello spazio racchiuso dalle barriere.
Mi voltai nella maniera più veloce che conoscessi verso la fonte di quel lamento, non riuscendo a non sentire il vuoto più totale alla bocca dello stomaco quando capii cos'era successo: Elijah era per terra, letteralmente disteso sul ghiaccio e con la schiena contro la balaustra, che si teneva tra le mani la caviglia destra, continuando ad urlare mentre delle lacrime assolutamente non costruite iniziarono a scendergli lungo le guance.
E, purtroppo, io avevo già visto quella stessa identica situazione su un'altra persona per non sapere cosa ne sarebbe derivato appena chiamata un'ambulanza: quella caviglia...si era spezzata.
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Jealously
Romance"Mi hai rubato tutto, venendo qui. Ecco cosa mi hai fatto. Ecco perché non sopporto la tua vista". "È rotta, giusto?". "Tu...sei estremamente diverso da quello che pensavo". "Voglio baciarti da quando ti ho visto per la prima volta". "Perchè hai un...