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Il suo giardino era immenso. Sembrava che il mondo si fosse racchiuso lì dentro. Fate conto, stavi da una parte e eri nella macchia mediterranea con quel profumo avvolgente che ti accarezza le guance e ti porta chissà dove; poi camminavi un pochino e ti ritrovavi circondato dalle palme e robe esotiche. Era veramente il paradiso. C'erano dei sentieri di roccia, quindi era impossibile perdersi. A volte mentre lui leggeva io facevo un giro nel giardino. Mi piaceva davvero tanto, il giardino.
Mi piaceva tanto il salice. Io in teoria ci ho passato l'infanzia sotto un salice.
E il suo giardino mi faceva rivivere tantissimi ricordi. Ricordi di cui il ragazzo sul muro avrebbe dovuto essere per sempre all'oscuro.
L'estati con Giulia, ormai finite.
I giochi con persone fantastiche, ormai morte.
E un po' mi piaceva ricadere nel mio passato. E un po' mi piaceva il fatto che lui, il mio passato, non l'avrebbe mai saputo. Lui sa il mio presente. E con un po' di fortuna sarà il mio futuro.

La cosa più bella era che il suo giardino era così grande che i suoi non se ne sarebbero mai accorti se io fossi stata lì. Io i suoi genitori non li ho mai visti.

Ci siamo creati un posto. Che é davvero magico. Abbiamo preso un materasso matrimoniale e una zanzariera di quelle proprio da favola. Abbiamo legato la zanzariera ad una quercia e il materasso sotto. Ed é magico. Come neanche ci si può immaginare.
E che facciamo lì sotto? Balliamo. Ridiamo. Ci guardiamo. Una chioma nera senza un perché, due occhi verdi e tante, troppe lentiggini.
Ci distendiamo e ci guardiamo negli occhi. Era da un bel po' che non guardavo qualcuno negli occhi. Io lui lo stavo a guardare perché é fottutamente bello. Ma non so perché lui guardava me. Mica ci guadagnava tanto.

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