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"A volte vorrei solo chiudere gli occhi e non aprirli più. Restare per l'eternità in quel nero confortante"
Gli dico sotto a quella zanzariera bianca. Ci proteggeva dalle zanzare di merda, ma anche da quello schifo di mondo.
"Ma dai!"
Ridacchiamo.
Dopo un po' dico:
"Perdiamoci"
"Cosa?"
"Perdiamoci.
Usciamo dal giardino e andiamo in luoghi mai visti e perdiamoci come nessuno si é mai perso prima."
Sono completamente fuori, ma ho avuto la fortuna di incontrare uno fuori quanto me.
Non tutti sono così, che se vuoi perderti, loro si perdono con te.
Non tutti sono così, ma lui sì.
Non so perché scavalchiamo il muro, invece che uscire dalla porta di casa. Comunque usciamo scavalcando quel fottuto muro.
Camminiamo, camminiamo e camminiamo. Le strade di campagna delle colline che cullano Firenze sono tranquillissime. Camminiamo come ubriachi e ridiamo come scemi. Mi prendeva in collo e correva come un pazzo. Era la prima volta che uscivamo dal muro insieme. Io mondo era un po' meno bastardo con lui accanto.
A volte ci mettevamo in silenzio, a sentire il rumore della vita. Uccellini che cantano, le foglie mosse dal vento. Dopo un po' ci ritroviamo in una strada che non conosco.
Ed ecco che inizia la magia,
ci siamo persi.
Abbiamo iniziato a correre e ad urlare come pazzi. Ridere, ridere. Inciampare e sbucciarti le ginocchia per poi distendersi sull'asfalto caldo e non rialzarsi finché non ti fanno quel cazzo di solletico terribile. Continuavamo a perderci sempre di più in quelle stradine dimenticate da Dio. Piano piano l'aria diventò arancione e alla fine si è fatto buio e non sapevamo cosa fare. Tornare a casa. Certo, ma come?
Ti sei perso davvero quando non sai più che strada prendere. Noi ci eravamo persi benissimo.
Non eravamo per niente impauriti o nervosi. Eravamo distesi sull'asfalto di una strada mai vista ad aspettare che le stelle iniziassero a spuntare, di che cosa dovevamo aver paura? Io i miei gli ho avvisati, di non aspettarmi. Lui no. Strano.
Alla fine ci decidiamo a comporre un numero di emergenza. Non so chi ha chiamato. Io tra 118, 112, 113, non c'ho mai capito un cazzo. Dopo mezz'oretta sono arrivati. Forse é stato un po' imbarazzante il viaggio in macchina. Abbiamo ridacchiato tutto il tempo. Hanno lasciato lui a casa sua, e dopo hanno lasciato me a casa mia. Non ci hanno fatto domande. Meglio così. Non avrei saputo cosa dire. Non sono una bugiarda bravissima. Entro in casa, saluto i familiari e mi metto a letto. Chiudo gli occhi, e, stavolta, non spero di non riaprirli mai più.

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