LA PARTENZA

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È autunno inoltrato e lo si vede dai colori del bosco, dalle foglie che cadono e dall'odore di castagne fatte al forno. Se non fosse che mamma deve aver sbagliato qualcosa, perchè continuo a sentirle scoppiettare. C'è chi dice che questa è una stagione triste, ma io la trovo meravigliosa. So che mi darete per matta e voi direte che l'estate è la stagione più bella, ma io vengo dalle Hawaii, quindi di sole e oceano, ne ho visti per anni; anche io ho sempre amato le nottate sulla spiaggia, i falò, i tramonti, i lunghi bagni e il caldo che ti scalda le ossa; ma secondo me l'autunno ha qualcosa di speciale.

Ci siamo dovuti trasferire, abbiamo dovuto lasciare tutto per ricominciare e mi ritrovo in questa enorme e vecchia catapecchia a guardare fuori dalla finestra; e per di più sta piovendo a dirotto contro le vetrate. Le gocce si rincorrono l'un l'altra e tutto sembra così monotono.

Forse però è meglio che cominciamo dal principio e vi spieghi tutto quanto.

Ciao a tutti cari amici lettori, io sono Amelie, ho diciott'anni e vivevo con la mia grande famiglia alle Hawaii. Un bel giorno a papà fu fatta una proposta di lavoro a cui non potette rinunciare, ma ancora ad oggi non sappiamo di che lavoro si tratti, ma come ha detto lui "Se tutto va secondo i piani, fra qualche anno potrò parlarvene".

Neanche mamma sa niente, o almeno questo era quello che ci ha sempre detto; l'unica cosa che sapevamo era che prima o poi avremmo dovuto trasferirci in Svizzera.

Lui è partito circa sei mesi fa per tastare il terreno e quando qualche giorno fa ci ha detto che finalmente aveva comprato casa, mamma ha raccattato tutte le nostre cose e ha fatto i biglietti della nave per poter arrivare da lui nei minor tempo possibile.

All'inizio mi dispiaceva lasciare le Hawaii, i miei amici, i balli, le nostre usanze; sapevo che là non sarebbe stata la stessa cosa, ma cercai di farmene una ragione. Poi io ero la sorella maggiore di cinque figli e quando mamma non c'era (e credetemi che per via del lavoro era davvero poco presente), toccava a me infondere coraggio e saggezza ai miei fratelli e sorelle.

Ora vi presento tutta la mia grande famiglia. Mia mamma si chiama Ailana, mio papà Kayl, poi ci sono io, mio fratello di diciassette anni Alexander, mia sorella di tredici anni Sophie e in fine i gemelli di cinque anni Thomas e Janette. Sì, avete ragione, nessuno di noi ha nomi originali della nostra terra, forse era destino che il nostro futuro avvenisse altrove.

Quindi eccoci qua, in una giornata di metà ottobre, con le valige fatte, pronti per partire. Decidemmo di passare l'ultima colazione dai nonni, dato che non li avremmo rivisti per molto tempo. Dopo aver mangiato, la nonna e la mamma presero tutti e li portarono a vedere l'oceano per l'ultima volta; tutti tranne me. Io non volevo dirgli addio per sempre; era stata la mia casa per anni e in cuor mio, speravo un giorno di rivederlo. Con me rimase il nonno, che aspettò che tutti si fossero allontanati abbastanza per alzarsi dalla sua sedia e dirigersi verso la porta che portava al piano inferiore.

<<Tu aspettami qui>>.

Io, gli risposi con un cenno del capo.

Quando risalì, aveva fra le mani uno strano libro, non aveva titolo, non aveva scritte; era solo rilegato in un modo molto particolare.

<<Questo ora appartiene a te, non dire a nessuno che te l'ho dato>>.

<<Cosa dovrei farmene di un libro vuoto?>>

<<Oh, mia cara nipotina, questo libro è tutto fuorché vuoto. Ma si aprirà con te solo quando ne sarà il momento>>.

<<Anche se la curiosità di aprirlo è tanta, aspetterò il momento opportuno>>.

<<Ricorda che solo tu sarai in grado di leggerlo e nessun altro; ma è meglio che non vada in mani sbagliate. Custodiscilo come ho fatto io per tutti questi anni>>.

OHANADove le storie prendono vita. Scoprilo ora