LA NUOVA CASA

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<<Mamma, è davvero questa la casa?>> Le domandai sconcertata.

Era una casa fatta di pietra in mezzo al nulla, ma più la guardavamo e più sembrava cadere a pezzi.

<< Temo davvero di sì>>.

<<Mamma, papà dov'è? Voglio salutarlo e abbracciarlo forte forte>> disse la piccola Janette.

<<Mi sa che non è ancora arrivato a casa. Amelie cerca le chiavi dove le nascondevamo di solito a casa nostra>>

"Povera mamma, dopo tutto quello che ha passato, papà non può farle questo. Dopotutto era mesi che non la vedeva e lei in questi mesi si è sempre data da fare per mandare avanti la nostra famiglia. Il minimo che poteva farle era farsi trovare pronto ad accoglierci. Invece no, lui e il suo lavoro segreto. Che vada al diavolo! Mamma non se lo merita e nemmeno noi"

Come al solito, le chiavi erano sotto al secondo vaso sulla destra della porta; le presi e le portai alla mamma.

<<Apri tu>> mi disse.

<<No, non voglio avere questo onore mi dispiace>>.

<<Lo faccio io, tanto fregatura per fregatura>> disse Alexander prendendomi le chiavi dalle mani.

Lui era stato l'uomo di casa per tutto il periodo che papà era qua e forse anche prima...

"Speriamo che dentro sia messa leggermente meglio di come è fuori". Pensai.

<<Oh mio dio, dentro è anche peggio!>> Tuonò Alexander.

"Ok, tutti i buoni propositi sono andati in fumo. Facciamoci coraggio ed entriamo".

Quello che ci si presentò davanti agli occhi era davvero raccapricciante, la casa era praticamente invasa dalla muffa, mobili cadenti come la cucina, che definirla tale era un complimento, un divano vecchio e puzzolente in salotto; e in quanto alle camere c'erano dei materassi a terra e dei mobili che cadevano a pezzi solo nel guardarli. In più era tutta da ristrutturare e pitturare.

Alla mamma, quando varcò la soglia di casa, penso che le prese un colpo, perché lasciò cadere a terra tutto quello che aveva in mano e quando aprì bocca per parlare, le uscì solamente un <<oh>> e rimase ferma immobile.

Ai gemelli non importava se quella era una vera e propria catapecchia; quello che interessava a loro era l'enorme giardino che avevamo sul retro. Lì loro avrebbero potuto correre e giocare liberamente (sempre una volta sistemato, perché anche quello, sembrava un vero e proprio bosco con annesso sottobosco).

Sophie si fece prendere subito dallo sconforto più totale e andò a sedersi su un tronco mozzato lì vicino <<io qui non ci sto! Voglio tornare a casa!>>

<<Non fare la bimba viziata!>> Gli urlò contro Alexander.

<<A nessuno di noi piace questa casa, ma se papà l'ha presa, vuol dire che ci sarà una ragione>> le dissi.

In tutto questo, la mamma era ancora quasi del tutto immobile, così guardai Alexander e gli dissi di pensare lui e far ragionare nostra sorella che io avrei cercato di riportare in sè la mamma.

<<Mamma?>>

<<Dimmi>>.

<<Vieni con me, andiamo a farci una camminata>>.

La presi sotto braccio e ci dirigemmo verso la prima stradina lì vicino.

<<Non me lo merito Amelie, non me lo merito affatto>>

OHANADove le storie prendono vita. Scoprilo ora