VOLTRAN

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Salimmo e finalmente respirai aria pulita e fresca. Alexander era davanti a me che mi faceva strada e arrivati all'ultimo albero nell'angolo della recinzione, effettivamente, computer e cuffie erano appoggiate proprio lì dentro.

<<Che strano posto per nascondere delle cose così importanti>>.

<<I posti meno probabili, sono i più sicuri>> mi disse Alexander.

<<Proviamo ad accendere il pc e vediamo se c'è qualcosa di interessante>>.

Ma con nostro stupore, una volta acceso, non c'era niente. Solo qualche applicazione classica, ma niente di più.

<<Vuol dire che quello che cerchiamo non è qua sopra, ma se lo porta sempre con lui. Deve avere una chiavetta o qualcosa di simile>>.

<<Hai ragione>> dissi <<ma se la porta sempre con se, come faremo a prendergliela?>>

<<A questo ci penseremo più tardi, adesso, siccome il tempo è ancora dalla nostra parte, io andrei a scoprire cosa c'è in un altro tunnel. Tu cosa dici? Te la senti sorellona?>>

<<Andiamo!>>

Così tornammo nel capanno e, sempre con la corda e schiuma espansiva, ci dirigemmo nel tunnel centrale.

Non sapevo cosa avremmo potuto trovare, ma avevo un brutto presentimento. Non lo so, ma il primo tunnel ci aveva portato in un posto che non avrei mai e poi mai voluto vedere.

Mentre parlavamo e continuavamo a camminare, sbucammo in una stanza ben illuminata.

<<E questo che posto è adesso?>> Chiesi guardandomi attorno.

<<Sembra di esserci trasferiti in Egitto in un batter d'occhio>>.

Quello che c'era davanti a noi era una semplice bacheca con appiccicate sopra delle immagini delle piramidi egizie e tutte erano collegate, da una riga di penna rossa, ad un pianeta specifico dell'universo.

<<Secondo te si tratta di Ilthi?>> Domandai indicando quel piccolo puntino dell'universo.

<<Potrebbe essere, ma solo Damide ci può dare una risposta corretta>>.

Poi guardai attentamente quella bacheca e ci visi anche un tempio Maia, sempre con la stessa linea che andava fino a quel pianeta.

<<Cosa vorrà mai dire questo?>> Domandò Alexander.

<<Non ne ho proprio idea. Fai una foto e poi ci faremo dare spiegazioni da chi ne sa più di noi>>.

<<Ora ci rimane l'ultimo tunnel e poi abbiamo finito>>.

Tornammo indietro e iniziammo ad incamminarci verso il tunnel di sinistra.

<<Almeno in questo tunnel possiamo camminare in piedi>> dissi.

<<Strano. Perché mai avrebbe dovuto scavare un tunnel dove ci si può stare comodi?>>

<<Andiamo fino in fondo e scopriamolo!>>

A differenza degli altri due, questo era molto più lungo. Non sapevamo quanto avevamo percorso, ma la nostra corda era finita da un bel pezzo e non eravamo ancora arrivati. In più iniziava a mancarci un po' l'aria.

<<Cosa facciamo?>> Domandai.

<<Te la senti di proseguire e di scoprire cosa si nasconde in fondo a questo tunnel, o vuoi tornare di sopra e qua ci torneremo un altro giorno?>>

Vedevo la sicurezza e la determinazione nei suoi occhi e non volevo dirgli che iniziavo ad essere claustrofobica, non volevo deluderlo <<andiamo avanti!>> Esclamai.

Passavano i minuti e i metri che avevamo fatto senza ossigeno ci avevano quasi prosciugato, ma arrivati in fondo trovammo un'oasi naturale.

Nel sotterraneo, nostro padre aveva fatto nascere e crescere delle piantumazioni. L'aria era umida e calda. Sembrava quasi un posto accogliente. 

<<Perché avrebbe dovuto far crescere delle piantagioni qua sotto?>>

<<Non ne ho proprio idea>> mi rispose Alexander.

Stavamo per andarcene quando sentimmo un rumore. Un alberello in fondo alla stanza si mosse.

<<Chi c'è là?>> Domandò Alexander, ma non ebbe risposta; così mi prese per mano e andammo noi incontro a quel fruscio. O lui era spaventato, o non voleva lasciarmi sola; ma se glielo avessi chiesto avrebbe optato per la seconda opzione.

Una volta arrivati, vedemmo una strana creatura.

<<Tu sei un alieno?>> Domandai.

<<Vieni dal pianeta di Ilthi?>> Chiese Alexander e l'alieno fece cenno di no.

<<Puoi dirci da dove vieni e perché tu sei qui?>>

In un primo momento non disse niente e non si mosse, così Alexander prese parola <<sappiamo del pianeta Ilthi e della regina Nimer. Siamo suoi amici e stiamo cercando di riportarvi tutti sul vostro pianeta nativo. Ti puoi fidare di noi. Siamo i nipoti di Irfus>>.

<<Irfus>> disse l'alieno.

<<Sì, è nostro nonno>> dissi.

Allora e solo allora, l'alieno scese dalla pianta e si avvicinò a noi. <<Io sono Voltran e amo stare in mezzo alla natura. Io vivo per la natura, sono un tutt'uno con lei. Sono nato su Ilthi moltissimi anni fa, ma in un viaggio qua sulla terra, degli umani mi hanno prelevato e portato in un posto freddo e cupo. Poi un uomo, qualche tempo fa mi ha portato qua. Come posto è bello, lui sembra essere gentile con me; ma non so se posso fidarmi di lui>>.

<<No, lui purtroppo è nostro padre e noi stiamo capendo che ruolo ha in tutta questa storia. Non parlare con lui. Appena sappiamo come muoverci ti tireremo fuori da qui>>.

<<Grazie amici, vi aspetterò>>.

<<Posso farti una domanda?>> Chiesi.

<<Certo>>

<<Nostro padre ti ha fatto del male?>>

<<No, mi ha sempre trattato bene e non mi ha mai fatto mancare né acqua né cibo>>.

Ero abbastanza sollevata da questa risposta, così lo salutammo e tornammo indietro.

Una volta tornati in superficie, chiudemmo il capanno e riportammo con noi la nostra corda e la schiuma.

Una volta a casa, sistemammo le cose che avevamo preso e ci mettemmo in contatto con Damide. Lei dopo poco atterrò nel nostro bosco, ci fece salire sull'astronave e in pochissimo tempo, arrivammo a Ilthi.

Andammo nella dimora di Nimer a chiedere spiegazioni su ciò che avevamo visto. Sapevamo che tutte le foto che avevamo fatto, erano arrivate anche sul loro strano schermo.

Quella storia si faceva sempre più interessante e noi volevamo saperne sempre di più.

OHANADove le storie prendono vita. Scoprilo ora